“Apriremo il 15 gennaio”: i commercianti non condividono le chiusure e protestano contro i nuovi provvedimenti

Si libera la rabbia dei titolari di bar, ristoranti, palestre e di tutte quelle attività chiuse da mesi che, a causa dell’imminente scadenza del Dpcm previsto per il 15 gennaio, non vedono chiaramente il loro futuro.

La protesta non prevede soltanto il coinvolgimento di bar e ristoranti: secondo le promesse degli organizzatori, apriranno anche palestre, teatri, cinema e tutte quelle attività che, per ora, hanno condiviso lo stesso destino.

Io Apro” è il nome scelto per questa iniziativa, che ha visto fin da subito un’ampia adesione anche nei maggiori centri del Quartier del Piave e dell’Alta Marca Trevigiana.

“Questo movimento, non è nato per essere violento e non tolleriamo nessun atteggiamento bellicoso, – spiega uno degli organizzatori – ma per rispetto di tutte le categorie che non stanno lavorando in questo periodo e che hanno mutui, affitti e casse integrazioni da anticipare e si trovano nella situazione che non riescono neppure a pagare le bollette”.

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Le attività rispetteranno le regole basi per la prevenzione dei contagi come ad esempio l’utilizzo della mascherina e il distanziamento sociale: molti imprenditori suggeriscono che questi comportamenti possano essere fondamentali per una convivenza con il virus senza la necessità di continuare ad aprire e chiudere visti anche i numerosi investimenti compiuti per mettere in sicurezza gli ambienti per le aperture del settembre scorso.

“Questa protesta – spiegano alcuni commercianti intenzionati ad aderire – è rispettosa della nostra salute, abbiamo bisogno di lavorare e non capiamo quale sia la discriminante per decidere le attività che possono rimanere aperte”.

Non accettiamo di essere considerati come degli untori. – spiega invece un ristoratore – È da molti mesi che il nostro lavoro è stato limitato dalle restrizioni e la notizia di questi giorni che potrebbe essere vietato l’asporto dopo le 18 sarebbe il colpo di grazia per il settore“.

Una disobbedienza che da molti è definita necessaria per non dichiarare il fallimento vista la poca gente che frequenta i centri cittadini, il terrore dei contagi, e le chiusure obbligate che da quasi un anno penalizzano fortemente alcuni settori.

Nei vari gruppi nati per organizzare la manifestazione sono molti i cittadini che si dicono disponibili a partecipare come clienti per dare il loro sostegno a queste categorie.

Nonostante alcuni studi legali si siano resi disponibili per tutelare le attività che vorranno aderire, qualche imprenditore temporeggia per evitare di incappare in sanzioni che vadano a gravare in questo periodo difficile.

(Fonte: Simone Masetto © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it – web).
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