Un funerale gremito di partecipanti quello del sindaco 65enne di Arcade Fabio Gazzabin celebrato questa mattina. Lo storico braccio destro del presidente della Regione Veneto Luca Zaia era malato da tempo ma aveva vissuto il suo dolore nella più totale riservatezza. Lo scorso martedì 25 ottobre si è spento, generando cordoglio in tutta la Marca trevigiana.
A partecipare alle esequie, accanto alla moglie Marilena e alle figlie Elisa e Giulia, numerosi cittadini, amministratori locali e il presidente della regione Veneto Luca Zaia. La messa è stata concelebrata da due sacerdoti, don Mario Marostica di Arcade e don Fabrizio Bagnara, amico storico di Gazzabin.


“Grazie per gli abbracci che ci hai dato – hanno detto le figlie – significavano molto di più di un ‘Ti voglio bene’. Grazie per averci insegnato che sbagliare, cadere e ripartire fa parte della vita. Grazie per averci insegnato a non lamentarci ma ad impegnarci per cambiare le cose che non vanno. Troverai il modo per riorganizzare il paradiso“.
“Se Gazzabin fosse qui oggi – ha affermato don Bagnara – avrebbe detto: ‘Bene, che io possa andare. Ora tocca a voi’. Era una persona fortemente e attivamente protagonista nella storia della nostra comunità. Anche di fronte al dolore, Dio ci è accanto e ci tiene per mano affinché non si cada. La morte è ritornare nel grembo di Dio, dal quale proveniamo. Fabio è stato per tutti noi un regalo prezioso, un buon patrimonio di questa terra. Ha fatto tutto ciò che gli piaceva e lo ha fatto bene. Attento a evadere le domande di molti e fedele nel servire le istituzioni e le amicizie”.


“Figlio dei cortili delle nostre parrocchie, autentiche agenzie educative – continua -, è riuscito a umanizzare le istituzioni trasformandole in luoghi di servizio al cittadino, specie per i più fragili. Ha vissuto nell’ombra senza far ombra a nessuno. Mi diceva sempre: ‘Don, noi altri siamo soldati: dobbiamo agire pancia a terra tirando dritto’. Questo non significa rimanere a testa bassa, ma procedere a testa alta per il bene comune. Tra le sue caratteristiche emergevano signorilità, empatia, discrezione e riservatezza. La discrezione è l’eredita che ci lascia, tenendo conto di come ha affrontato la malattia. Fra i santi che celebreremo la prossima settimana, ci sarà un amico in più”.
Don Fabrizio Bagnara ha successivamente citato la poetessa Alda Merini, ricordando i versi “Nel tuo nome Dio si può tutto” e ringraziando Gazzabin per la sua onestà.
Un ringraziamento è arrivato anche dal vicesindaco di Arcade Alessandra Cedron, che ha ricordato i 29 anni di appartenenza al Consiglio comunale: “Esempio di buona politica, uomo fiero ed orgoglioso di essere veneto, tenace con il leone alato. Risolutore di problemi e sempre presente anche nella malattia”.


Zaia, con le lacrime agli occhi, ha raccontato: “Fabio è tanta roba. Ci siamo incontrati negli anni ’90, quando eravamo ragazzi pieni di ideali che non abbiamo mai perso. Volevamo cambiare il mondo e un po’ ci siamo riusciti”. Ripercorrendo le loro carriere politiche ha aggiunto: “Quando siamo approdati a Roma eravamo come un americano a Parigi, ma lì ha avuto inizio la sfida più grande: quella della Regione. Eravamo talmente in sintonia che eravamo indicati come ‘la coppia di fatto’. Fabio ha affrontato la malattia senza vergogna e senza codardia, è giusto che i veneti sappiano chi era Fabio: un galantuomo che ha vissuto 30 anni di carriera politica senza nemmeno ricevere una multa per divieto di sosta”.
“Si divertiva ad affrontare e risolvere i problemi – prosegue Zaia -, non mi portava mai problemi, solo soluzioni. Durante l’emergenza Covid ha salvato vite umane oltre che riorganizzare la componente logistica. E’ grazie a lui che nel Veneto sono giunti respiratori indispensabili per tenere in vita i malati. Un compagno di viaggio in tutti i continenti, e fra i suoi maggiori successi c’è stata l’organizzazione del G8 dell’Agricoltura a Cison di Valmarino nel 2009. Se io oggi sono così è perché ho avuto un braccio destro come Fabio. Lo voglio ricordare quando nei momenti più critici ripeteva una celebre frase di Eduardo De Filippo: ‘A dda passà a nuttata’. Il Veneto oggi è così grazie a lui”.
Zaia e tutti i partecipanti hanno poi sostato commossi di fronte al feretro, mentre in sottofondo risuonavano le note di “My Way” di Frank Sinatra.
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