Treviso è la seconda provincia in Veneto per aziende artigiane dolciarie e pasticcerie, ma in vista della Pasqua è emergenza manodopera.
Oltre il 60% delle figure specializzate è difficile da reperire per un comparto che nella Marca vanta 548 imprese artigiane, pari all’81,7% del totale delle aziende di settore. Un problema comune a tutto il Veneto, dove manca un addetto su tre. L’Ufficio Studi di Confartigianato ha calcolato in regione l’ingresso di almeno 2.720 addetti, 1.840 sono quelli ancora difficili da reperire. Un dato che colloca il Veneto al primo posto in Italia per maggiore difficoltà di reperimento di pasticceri, gelatai, panettieri e pastai.
«Il lavoro nel comparto dolciario – analizza Loris Balliana, vicepresidente vicario di Confartigianato Imprese Marca trevigiana – prevede orari e turni che spesso sono mal digeriti dai ragazzi che vorrebbero conciliare meglio i tempi di vita con quelli del lavoro. E questo a fronte del primato del Veneto nel Nordest per produzione dolciaria artigianale, con 403 prodotti».
La Marca conta 297 imprese dolciarie artigiane, l’83,4% del settore, e 251 pasticcerie artigiane, il 79,7% del totale. Un dato superiore alla media nazionale che si attesta a 70,3 imprese artigiane su cento, in un comparto che include pasticceria fresca, gelati, biscotti, cacao, cioccolato, confetteria. Un settore che nel 2024 è cresciuto del 22%, ma appesantito dalla carenza di manodopera, con il 58,7% nazionale di lavoratori specializzati di difficile reperimento.
«La tecnologia sta aiutando a sopperire alla mancanza di personale – sottolinea Balliana – tuttavia il rischio per gli artigiani è che si guardi ai semilavorati per garantire il prodotto. Una deriva che gli artigiani del settore dolciario stanno cercando in tutti i modi di scongiurare. È fondamentale continuare a mantenere il rapporto che lega da sempre l’artigiano al consumatore, fatto di fiducia reciproca e valori condivisi. Dobbiamo lavorare per mantenere questa relazione. Da una parte le imprese devono creare un ambiente di lavoro sempre più accogliente, stimolante e che premia il merito, per andare incontro alle aspettative dei giovani. Resta poi fondamentale potenziare il dialogo con le scuole. I numeri della formazione sono confortanti, le iscrizioni alle scuole di indirizzo non mancano, i ragazzi tuttavia si perdono, una volta terminato il percorso di studi. Grossi passi in avanti sono stati fatti con il welfare aziendale, ma evidentemente non è ancora abbastanza».
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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