“Belle le giostre, ma che salasso”: ieri e oggi, la spesa media delle famiglie trevigiane alla Fiera di San Luca

Le giostre alla Fiera di San Luca

Un giro sugli autoscontri, uno sul tagadà, per i più piccoli il brucomela e poi qualche colpo di pistola al tiro al segno: si fa in fretta, alle giostre, a spendere cinquanta euro.

Cinquanta euro che, rapportati al tempo impiegato nell’effettivo gioco poi, quindi pochi minuti o addirittura secondi, sembrano davvero sparire all’improvviso dalle tasche. Un tempo quei trenta o cinquanta euro che i ragazzini oggi chiedono ai genitori per un pomeriggio con gli amici erano al massimo dieci, oppure, in tempi meno recenti, appena mille lire.

Qualcuno dirà che non c’è da sorprendersi, che tutto è aumentato, che se oggi un’automobile nuova costa quasi il 40% in più di solo pochi anni fa è normale che l’inflazione sia arrivata anche qui, ad aggravare queste spese accessorie; ma le Fiere di San Luca, che nella giornata finale di ieri erano popolate da migliaia di famiglie, possono essere un buon termometro per capire come questa tanto discussa crisi economica sia ancora silenziosa.

Vagando tra le luci delle giostre, profumi di castagne e un’atmosfera di festa, abbiamo chiesto alle famiglie più numerose quanto abbiano speso o abbiano intenzione di spendere.

Alcuni ci rispondono dicendoci che si sono fissati un budget di massimo venti euro a bambino. La tecnica è la seguente: con i loro figli percorrono l’intero perimetro della Fiera, fermandosi davanti alle giostre di loro interesse.

Al secondo giro, i piccoli possono scegliere due intrattenimenti al massimo, oppure una giostra e una leccornia, una frittella, le caramelle, lo zucchero filato oppure le castagne.

C’è chi non bada spese, dicendo “per una domenica non sto a guardare il portafoglio, con tutto quello che lavoro. È vero però che sono qui da mezz’ora e mi tocca già pagare col bancomat, perché i contanti li ho finiti” ma anche chi va alle Fiere senza mai salire su una giostra, metodo senz’altro estremamente conveniente: “Mi piace venire qui e osservare le giostre.  Mi diverto più a guardare gli altri che a farle io”.

“Mi ricordo che ai miei tempi le frittelle costavano la metà di oggi” ci ricorda un ragazzo che avrà al massimo trent’anni. “Si andava sul tagadà per due euro, ma la corsa durava molto di più. Oggi è cambiato, certo, ma le giostre sono l’ultimo dei problemi”. Troviamo anche qualche nonno o nonna con i nipoti: si dicono piuttosto sorpresi dei costi esorbitanti di questi tempi, ma secondo loro “è difficile paragonare due epoche così diverse”.

Tra gli intervistati molti, anche tra le famiglie, dichiarano di aver fatto al massimo una o due giostre, magari più volte, impiegando il resto del tempo a girare per il parco divertimenti. Ragazzi e ragazze dai tredici ai diciott’anni, in coda per salire sulla giostra più alta e vertiginosa, dichiarano invece di aver speso una media di quaranta al giorno, anche più volte durante la settimana, nonostante i buoni gratuiti collezionati a scuola.

C’è da dire che probabilmente per loro, come lo sono state per molti di noi, le giostre sono un’importante occasione di socializzazione e, nella cultura del “flexare” (ovvero dell’ostentare ricchezza), non è certo il caso di mostrarsi tirchi.

Parlando con i proprietari delle giostre, l’aumento dei costi delle attrazioni in questi anni sembra essere una conseguenza diretta dei soliti grandi fenomeni economici: “Abbiamo cercato in tutti i modi di mantenere uguale il prezzo dei biglietti – ci risponde uno  di loro. – L’energia elettrica ci ha dato una bella bastonata.

Da dieci anni a questa parte, l’occupazione del suolo pubblico, l’asporto dei rifiuti, il gasolio – abbiamo decine di camion rimorchi e altri mezzi – le assicurazioni, sono incrementati anche per noi”. Quest’anno anche il Comune di Treviso ha cercato di contenere i costi, facendosi carico di alcune spese della Fiera di San Luca.

 “Guardi, a lei sembra normale che un panino così costi cinque euro? – ci chiede un uomo, mostrandoci una rosetta con qualche fetta d’affettato all’interno, – Anche io, che per fortuna non ho grandi difficoltà economiche, mi rendo conto che questo panino vale come trenta minuti di lavoro.

E sommandolo a quello che ho speso oggi per i miei figli mezza giornata di stipendio se n’è andata. Sinceramente? Mi chiedo come faccia oggi una famiglia che guadagna mille euro al mese, con il cellulare, il pc e l’auto in leasing e la casa col mutuo”.

Al tramonto, dall’alto della ruota panoramica, osserviamo un fiume di persone senza fine che dalla strada principale si riversa nei corridoi delle Fiere di San Luca per l’ultimo giorno di festeggiamenti: della crisi nemmeno l’ombra. Starà strisciando in silenzio, in agguato, sotto la folla?

(Foto e video: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati