“Cabaret dantesco”: l’Alighieri torna tra la gente con lo spettacolo di Franco Palmieri

Domenica 23 marzo, in occasione del secondo appuntamento di accompagnamento al Dantedì – organizzato dalla Società Dante Alighieri, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale e l’Assessorato alla Cultura – la Sala Coletti del Museo Santa Caterina ha ospitato Cabaret Dantesco: curiosando dietro le quinte della Commedia, con letture e interpretazioni curate da Franco Palmieri.

Per Palmieri, scrittore, regista teatrale e attore, si è trattato di un ritorno a Treviso, città che lo aveva già accolto nel 2015 con la pubblicazione del suo libro Incantati dalla Commedia e, successivamente, con lo spettacolo Treviso canta Dante.

Quanti si sono appassionati a Dante a scuola, tra lezioni frontali e un approccio didascalico? Probabilmente pochi. Ed è proprio su questa riflessione che Palmieri ha costruito il suo spettacolo, ribaltando la prospettiva tradizionale e riportando Dante tra la gente, in linea con la vocazione originaria della Commedia.

L’idea innovativa alla base di Cabaret Dantesco è far leggere Dante a persone comuni, facendo rivivere i suoi versi attraverso le loro voci. A Firenze, nel Trecento, i “canti” erano gli angoli delle strade, luoghi di incontro e di racconto, e con questo spettacolo Dante è tornato simbolicamente in strada, tra il popolo.

Lo spettacolo si è aperto in maniera atipica con le parole di un uomo qualunque, impersonato dall’attore: Mi chiamo Ale, ho 43 anni, abito a Livorno e faccio l’aiuto cuoco in una nave. Dante ha vissuto solo come me, ha avuto paura come me, non si è perso nella selva: lui si è ritrovato nel buio, come me. Ed è nel buio che uno si ritrova… volevo dire, mi ritrovai. Dante si perde e si ritrova, come me.”

Poi è stata la volta di Adrian, detenuto nel carcere di Sollicciano a Firenze: “La vita è strana, come un endecasillabo!”

Una molteplicità di voci quotidiane: dalla signora in treno alla barista, soggetti insoliti per un linguaggio dotto e dall’immaginario articolato come quello dantesco. Eppure, proprio attraverso la loro naturalezza, priva di elucubrazioni tecniche, sono riusciti a cogliere elementi della Divina Commedia talvolta trascurati anche dagli studiosi più esperti.

Palmieri ha ripercorso il viaggio ultraterreno di Dante, interagendo con il pubblico e facendo notare, attraverso domande dirette, quante volte nei 14.233 endecasillabi della Commedia ricorrano parole-chiave come cuore, occhi, stelle.

Lo spettacolo ha restituito Dante alla sua dimensione più autentica: non quella accademica, ma quella popolare, vibrante, vicina all’esperienza umana di ognuno di noi. Attraverso le voci di chi ogni giorno affronta la propria selva oscura, Cabaret Dantesco ha dimostrato che il poeta fiorentino ha ancora molto da dire al presente, e che i suoi versi possono risuonare con forza nelle vite di tutti, senza barriere culturali o sociali.

(Autore: Francesco Bruni)
(Foto e video: Francesco Bruni)
(Articolo, foto e video di proprietà di Dplay Srl)
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