Caos ospedale, Bernini (Fp Cgil Treviso): “Da anni inascoltati gli appelli di vertici e sindacati”

“Le emergenze non sono programmabili e quando si verificano il primo intervento è farsene carico ed affrontarle al meglio evitando per quanto possibile di aggiungerne delle nuove. Ovviamente questo è l’obiettivo che sta in capo a chi dirige le strutture sanitarie e ai lavoratori, loro malgrado. Il problema sta nel fatto che da troppo tempo nelle strutture sanitarie si è disinvestito sul lavoro”. Ivan Bernini (nella foto),  segretario generale Fp Cgil Treviso, entra a gamba tesa sulle vicende di questi giorni al nosocomio del capoluogo della Marca.

Anche martedì scorso il direttore generale dell’Ulss 2 non si è limitato a spiegare quali soluzioni “tampone” l’azienda sta mettendo in campo per far fronte all’emergenza, ma ha sollevato una serie di temi che contribuiscono a rendere più difficile gli interventi necessari. “Non è la prima volta che chi ha la responsabilità di gestione delle aziende sanitarie, ma anche le organizzazioni sindacali, e gli stessi lavoratori, evidenziano i problemi; non per fare allarmismo, ma per chiedere attenzione e soluzioni – spiega il segretario generale Fp Cgil Treviso – Da lungo tempo le priorità crude nelle scelte politiche sono solo il contenimento e la riduzione dei costi, evidenti nel sotto-finanziamento della sanità pubblica, nella riduzione dei posti letto, nello stop alle assunzioni e nel blocco nel rinnovo dei contratti di lavoro. Le conseguenze sono quelle che misuriamo oggi, che si manifestano drammaticamente durante le emergenze, ma i cui effetti sono ormai presenti in tutti i periodi dell’anno”.

“L’allarme sull’invecchiamento dei lavoratori – prosegue Ivan Bernini – che spesso si accompagna a patologie che ne rendono difficile il pieno svolgimento delle loro funzioni, mette luce sulla necessità di rivedere il sistema dell’età lavorativa e della possibilità di accesso alla pensione. Affermare allora che non si trova nel mercato la disponibilità dei professionisti, che spesso preferiscono andare all’estero, si dice sostanzialmente che bisogna non solo dare dignità alle retribuzioni (dopo 8 anni di blocco del rinnovo del contratto) ma che è indispensabile rivedere l’accesso universitario nella programmazione del fabbisogno di figure professionali e consentire, non a buoi scappati, di poter assumere il personale”.

“Ci sono responsabilità legate al legislatore nazionale, che nel nome della riduzione della spesa pubblica e della riduzione del deficit, ha agito sulla riduzione dei finanziamenti della sanità pubblica. Ci sono responsabilità del legislatore regionale che almeno da 15 anni si è concentrato sui muri degli ospedali ma non sul loro contenuto. Che ha annunciato interventi scrivendoli nero su bianco sulla legge di programmazione del 2012 senza mai darne attuazione”.

“Il risultato è quello di queste giornate – puntualizza Bernini – Incremento nei ricoveri anche perché oltre all’ospedale non si è attivato quello che servirebbe sul territorio, soluzioni tampone che per dare risposta alle aree mediche impatteranno inevitabilmente sulle altre attività, richiesta di ulteriori sacrifici a chi lavora. Ci sono in questo momento soluzioni alternative? E per il dopo emergenza? Se ne aspetterà un’altra, e punto e a capo?”.

“L’emergenza si affronta ma chiedere a chi gestisce le strutture e a chi lavora di vivere perennemente in queste condizioni non regge più. Per questo – conclude Bernini – auspichiamo che l’ennesimo allarme lanciato anche da Treviso non rimanga ancora una volta inascoltato”.

(Fonte: Cgil Treviso).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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