Ingerenza della magistratura nella politica italiana, immigrazione e limitazione alla circolazione delle persone durante il Coronavirus sono gli argomenti principali trattati nell’intervista di Qdpnews.it all’ex magistrato trevigiano Carlo Nordio.
Nordio è stato Procuratore Aggiunto di Venezia e titolare dell’inchiesta sul Mose ma in molti lo ricordano per il suo ruolo nella stagione di Mani pulite con la famosa inchiesta sulle cooperative rosse.
Negli anni Ottanta ha condotto le indagini sulle Brigate Rosse venete e sui sequestri di persona e negli anni Novanta ha indagato sui reati di Tangentopoli.
L’ex magistrato trevigiano è stato consulente della Commissione Parlamentare per il terrorismo e presidente della Commissione Ministeriale per la riforma del codice penale; nella sua lunga carriera si è occupato di reati economici, di corruzione e di responsabilità medica.
Ha collaborato a numerose riviste giuridiche e quotidiani tra cui Il Tempo, Il Messaggero e Il Gazzettino, senza dimenticare la sua attività di scrittore e di attento osservatore dei fatti più importanti che avvengono in Italia e nel mondo.
Qual è lo stato di salute della magistratura italiana in questo momento?
Lo stato della magistratura in quanto tale non è cattivo perché nel suo complesso la magistratura è eccellente. È l’immagine che il cittadino ha della magistratura che è stata estremamente vulnerata per colpa di pochi e per colpa del sistema. Oggi la fiducia del cittadino nella giustizia è precipitata perché si ha l’impressione, dopo il “caso Palamara”, che ci sia una lottizzazione delle cariche ai livelli apicali, fatta con dei criteri clientelari se non addirittura politici. Poi vi è l’episodio, secondo me ancora più allarmante, di Palamara che telefona ad un suo collega pm: entrambi affermano che Salvini è innocente ma Palamara aggiunge che “è innocente ma bisogna attaccarlo”.
Ma la cosa più grave è che dopo questa telefonata Palamara telefona al pubblico ministero di Agrigento, che stava inquisendo Salvini, non certo per interferire nelle indagini ma per dargli il suo sostegno in quanto era stato attaccato dalla stampa. Ora, se tu sei convinto, come era Palamara, che quel pubblico ministero, o per errore o per altro, stesse comunque inquisendo un innocente, tutto devi fare tranne che portargli il tuo sostegno morale e logico. Quindi il sospetto che oggi ha il cittadino, soprattutto nei processi di una certa valenza politica, è che il suo giudice o il suo pubblico ministero, come quello di Agrigento, abbia ricevuto una telefonata da Palamara o da uno come Palamara. Poiché è un sospetto lecito, purtroppo, l’immagine della magistratura e della giustizia ne è uscita devastata.
In questo momento si può parlare di “strapotere della magistratura” nella nostra nazione?
Si può parlare di ipopotere della politica nel senso che non è la magistratura che ha fatto passi avanti invadendo il campo altrui ma è la politica che ha fatto dei passi indietro, lasciando degli spazi che sono stati occupati secondo il principio del vuoto di potere che va colmato. La politica ha fatto questi passi indietro soprattutto adeguandosi al principio, secondo me blasfemo da un punto di vista giuridico, che se c’è un’indagine della magistratura, magari anche una sola informazione di garanzia nei confronti di un politico, questo si debba dimettere o debba fare un passo indietro. Il che significa mettere la politica nelle mani della magistratura. Questa è una grave colpa della politica anche perché ha cercato di strumentalizzare la giustizia per eliminare gli avversari politici che non riusciva ad eliminare con la normale dialettica elettorale.
Cosa pensa della limitazione alla circolazione delle persone durante la fase più acuta dell’emergenza Coronavirus?
Oggi noi assistiamo al paradosso per cui è stato rinviato o comunque forse sarà rinviato a giudizio un Ministro dell’Interno per aver tenuto alcuni clandestini a bordo di una nave per alcuni giorni, mentre il nostro Primo Ministro ha tenuto sequestrati in casa, agli arresti domiciliari, 60 milioni di italiani per tre mesi. Questo lo ha fatto, e noi lo abbiamo assecondato nell’interesse di tutti, in un modo per metà giusto e per metà discutibile. Per metà giusto perchè è stata dichiarata la situazione di emergenza ed è stato fatto un decreto legge, e fin qui tutto bene. Poi, però, è stata fatta una raffica di provvedimenti amministrativi, cosiddetti decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri, che hanno continuato a limitare e ad aumentare le limitazioni di libertà, che sono costituzionalmente garantite, soltanto attraverso degli atti amministrativi.
L’atto amministrativo non è nemmeno impugnabile davanti alla Corte Costituzionale, perché non ha il rango di legge, ma è impugnabile al Tar o addirittura, cosa che nessuno ha detto, può essere disapplicato dal giudice ordinario che può ritenerlo illegittimo. Allora bisogna capire se i diritti costituzionali del cittadino possano essere limitati da un atto amministrativo. Questo tema è stato affrontato, soprattutto di recente, perché questa situazione si può tollerare per un periodo molto limitato e circoscritto ma, se la questione continua ad essere prorogata, allora il problema si pone.
Come giudica la volontà del sindaco Mario Conte di chiedere i danni allo Stato per aver compromesso l’immagine della città di Treviso con la situazione della Caserma Serena?
Dopo i sacrifici immensi alla libertà, al lavoro e se vogliamo anche alla salute per essere rimasti segregati in casa, Treviso e il Veneto erano assurti al primo posto in Italia, anche a seguito di una politica eccellente della nostra Regione e del governatore Zaia. Adesso ci siamo trovati invece al primo posto tra gli infettati/infettandi perché lo Stato non ha saputo governare un cosiddetto cluster che era suo dovere controllare. Il caso della Caserma Serena, per esempio, dove il sindaco di Treviso ha chiesto il risarcimento del danno di immagine allo Stato, è un caso emblematico perché, nonostante i nostri prefetti, e quello di Treviso in particolare, abbiano fatto un lavoro eccezionale e quasi eroico, il governo è stato assente e oggettivamente noi abbiamo assistito a uno scoppio di contagi che ha fatto schizzare, ahimè, l’immagine di Treviso al rango delle città più infettate d’Italia.
Tutto questo per una negligenza oggettiva dello Stato. Quindi secondo me il sindaco Conte ha perfettamente ragione a porre il problema. Che poi possa ottenere un risarcimento pecuniario o meno, questa è tutt’altra questione.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
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