Gli occhi del mondo sono puntati in questi giorni su Novak Djokovic, il campione serbo del tennis entrato in Australia (in occasione degli Australian Open) non vaccinato contro il Covid-19.
Il tennista è finito nell’occhio del ciclone (e delle autorità australiane) dallo sbarco in aeroporto a Melbourne dello scorso 5 gennaio, dopo il quale ha cercato di chiarire la sua posizione alla polizia.
Il numero uno al mondo del tennis attende quindi di sapere se potrà restare in Australia e giocare gli Open, uno dei quattro tornei che compongono il Grande Slam. Il destino del campione, che ha vinto l’appello contro l’espulsione, è ora in mano al ministro dell’immigrazione.
Djokovic nel frattempo si è allenato al Melbourne Park, seguito dal fedelissimo Ulises Badio. Anche il 43enne di origini argentine trapiantato nella Marca trevigiana è stato ed è vicino al campione serbo in questi giorni controversi.
Laureato in kinesiologia e fisioterapia, esercitando sia terapia manuale che chiropratica, oltre che agopuntura e medicina cinese, Badio negli anni si è guadagnato il posto tra i fedelissimi di Novak non solo con le proprie capacità, ma anche con la sua tenacia. È partito come fisioterapista dei dilettanti della Liventina Gorghense ed è cresciuto professionalmente all’ospedale riabilitativo di alta specializzazione di Motta di Livenza.
Ulises ha iniziato a lavorare con Djokovic nel maggio del 2017, un mese e mezzo prima che il serbo si ritirasse durante la partita dei quarti di finale di Wimbledon contro Tomas Berdych, cosa che gli ha fatto perdere il resto della stagione a causa di problemi al gomito.
Ora segue il leader del tennis mondiale anche in un periodo turbolento. Il rapporto fra i due non si è mai incrinato, anzi, come testimoniano le foto arrivate dall’Australia, il legame tra i due sembra solidissimo anche in questa situazione “elettrica”.
(Foto: Instagram Ulises Badio).
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