Questa mattina si è tenuta in cattedrale la celebrazione eucaristica in suffragio di tutti i defunti, presieduta dal vescovo Michele Tomasi, con il ricordo particolare dei vescovi di Treviso che sono morti. Hanno concelebrato l’arcivescovo emerito di Udine, monsignor Andrea Bruno Mazzocato, e i canonici del Capitolo della cattedrale.
Commentando le letture, il vescovo, nell’omelia, ha ricordato che le fatiche, le sofferenze, le prove del nostro presente, personale, e anche sociale e collettivo non devono essere interpretate come la parola ultima e definitiva sulla vita.
“Rimanere nella contraddizione e nella sofferenza, senza fuggire, ci apre invece alla gloria di Cristo, alla gloria del Risorto, una gloria della quale siamo già coeredi, che ci è già stata donata, e che si manifesterà, non solo per noi ma per tutta la creazione, – ha ricordato il vescovo – ma tutto ciò può accadere perché Cristo risorto ha vinto la morte. È anche qui il fondamento di ogni opera buona, di ogni incontro in cui si dà cibo e bevanda, un tetto e qualcosa da indossare, un po’ di conforto e di cura a un piccolo, a un povero”.
“In lui, in lei si incontra Cristo, che lo si sappia o meno: ogni volta che usciamo da noi stessi e vediamo il bisogno di vita dell’altro siamo come Cristo, andiamo verso di Lui e ci comportiamo come figli di Dio, che amano con lo stesso amore del Padre. E viviamo la vita che supera ogni male e sconfigge la morte. Commemorare oggi tutti i fedeli defunti – ha aggiunto – significa riconoscere che siamo uniti da questi grandi legami, che anche quando sentiamo la mancanza e il distacco dai nostri cari, stiamo sì ‘gemendo interiormente’ (e anche esteriormente), ma siamo già immersi, noi e loro, nella vita inesauribile di Dio”.
Al termine, il vescovo ha benedetto le lapidi dei vescovi Magnani e Gardin, nella cripta della cattedrale, dove sono sepolti.
“Ricordiamo con gratitudine i due vescovi emeriti della nostra diocesi di Treviso, il vescovo Paolo Magnani e il vescovo Gianfranco Agostino Gardin, che hanno raggiunto la casa del Padre nel corso degli ultimi mesi (nel novembre dell’anno scorso il vescovo Paolo e nel giugno di quest’anno padre Agostino) – ha affermato – Vuol dire che siamo grati al Signore e a loro, per il tanto bene che hanno donato, assieme a tutta la loro esistenza, alla Chiesa universale e alla nostra Diocesi, che hanno amato, amando profondamente il Signore Gesù Cristo”.
Il Vescovo ha poi letto il testo delle lapidi:
– il vescovo Paolo guida sapiente della diocesi di Treviso dal 1989 al 2004, e prima di quella di Lodi, con intelligenza, volontà, passione e amore di vero pastore;
– il vescovo Gianfranco Agostino Gardin, “rapito dalla bellezza del Signore” (il riferimento è al suo motto episcopale, ndr), alla sequela di San Francesco e suo successore come guida dell’Ordine dei Frati minori conventuali, pastore della Chiesa di Treviso dal 2010 al 2019.
Nel ricordo dei defunti, il vescovo Tomasi, nel pomeriggio del 1° novembre, ha presieduto la liturgia della Parola nel cimitero maggiore di Treviso, con la benedizione delle tombe: presenti i parroci della città e numerosi fedeli.
“Di fronte al mistero, qualcuno dice all’enigma, della morte e della sofferenza, noi balbettiamo, – ha sottolineato – perché fatichiamo a trovare sia le parole che un silenzio non impotente, quando dobbiamo affrontare il tema della sofferenza con chi soffre, o il tema della morte con chi sta piangendo la scomparsa di una persona cara”.
“Fratelli e sorelle, chiediamo la grazia di fare esperienza di Gesù risorto e vivo, – l’invito del vescovo – come ha potuto fare Maria di Magdala che ha incontrato Gesù accanto al sepolcro vuoto. Lei si è sentita chiamare per nome con amore: E’ la relazione d’amore che le permette di riconoscere Gesù vivo e di entrare nella consapevolezza della risurrezione. Per lei la risurrezione non è fede, ma esperienza di un fatto vero, che poi annuncerà ai fratelli”.
La solennità di Tutti i santi si era aperta la mattina, con la messa presieduta dal vescovo in cattedrale.
Monsignor Tomasi, commentando il Vangelo delle Beatitudini, ha sottolineato che i santi non sono “eroi freddi, distanti dalla nostra esperienza”, ma sono “gli affamati e assetati di giustizia, pronti all’unica sazietà promessa a chi si prende cura della fame, della sete, del bisogno dei fratelli più piccoli e poveri, anche a quella sazietà che in questo nostro tempo sembra la più lontana e utopica. Aspirare alla giustizia ed essere operatori di pace proprio oggi sembra, infatti, quasi follia, ed è invece, l’unica ragionevolezza, l’unica sapienza possibile e aperta a un futuro per l’umanità”.
(Autore: redazione Qdpnews.it)
(Foto: Diocesi di Treviso)
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