Chiusura locali notturni, Poloni replica: “Il consumo di alcool una scelta personale, non un’imposizione dei gestori”

Riceviamo e pubblichiamo una dichiarazione della sezione veneta “Giacomo Casanova” di Istituto Liberale da parte di Matteo Poloni (responsabile provinciale di Treviso e Belluno) alla proposta di regolamentazione della chiusura dei locali notturni dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada in risposta all’intervento di Paola Conte Bortolotto (responsabile della sede di Treviso dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus) (qui l’articolo).

Il Covid-19 ci ha colpito profondamente, mettendo a nudo le debolezze strutturali del nostro tessuto imprenditoriale e sociale.

Se infatti da una parte vi sono imprese e lavoratori che continuano a pagare un prezzo altissimo – con uno Stato che si è dimostrato incapace di adempiere alle sue più minime funzioni – dall’altra è emerso il peggio della società italiana: l’odio, il rancore, il falso moralismo da balcone e social network, i processi mediatici contro runner, ciclisti e ora incentrati sui giovani dell’aperitivo additati come untori della peste.

La pandemia ha colpito tutti noi e diverse sono le esigenze ed idee emerse, ma proposte come quella dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada sono – senza offesa alcuna per i morti e la sofferenza dei loro cari – pura demagogia fine a sé stessa.

L’industria dell’intrattenimento è tra i settori più colpiti: voler restringere gli orari di locali e discoteche non dovrebbe essere inaccettabile solo per loro, ma anche per tutti noi.

Se le morti stradali sono crollate perché eravamo tutti bloccati in casa, allora come si può sostenere che la futura chiusura anticipata di questi esercizi possa mantenere tali cifre? Se è vero che le morti stradali non sono decessi di serie B, è altrettanto vero che i locali notturni non ne sono la causa: il consumo di alcool e droga è una scelta personale, non un’imposizione dei gestori, come lo è anche quella di mettersi alla guida quando non si è nelle condizioni di farlo.

Invero per bere non serve necessariamente andare in un locale: chi impedisce a Tizio di acquistare alcolici al supermercato, berli e poi guidare?

Sebbene il rischio 0 non esista, è comunque possibile ridurre le “stragi del fine settimana” aumentando la responsabilità personale dei cittadini, ma ciò lo si ottiene solo con l’educazione, non con il proibizionismo che invece rischia di aggravare il problema, ignorando altresì le soluzioni alternative allo stesso.

Per avere una cittadinanza più responsabile è necessario smetterla di attribuire le colpe di singoli individui ad intere categorie, di generalizzare e colpire indiscriminatamente: perché la follia di pochi deve essere pagata da un intero settore imprenditoriale, dai suoi lavoratori e relativo indotto? Perché chi si è sempre comportato correttamente deve tornare a casa prima? Sono loro i responsabili dell’altrui condotta? No.

Le crisi comportano cambiamenti, ma ciò che non va mai perso di vista è proprio il valore della libertà personale: solo l’individuo pensa, ragiona e agisce.

Qualunque cosa tu faccia, dovrai sempre essere pronto ad assumerti le responsabilità delle tue azioni.


(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: web).
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