Cinque aziende agroalimentari a confronto, 400 anni di storia: il cenacolo del Salone d’Impresa nella sede di Fraccaro Spumadoro a Castelfranco

Si è svolto martedì sera, 22 novembre, nella sede di Castelfranco Veneto dell’azienda Fraccaro Spumadoro il cenacolo dedicato alla sostenibilità ambientale con focus sull’agrifood. L’incontro targato Salone d’Impresa – società specializzata nella gestione di eventi e manifestazioni rivolte alla cultura d’impresa – ha riunito cinque imprenditori di aziende storiche del settore alimentare per un confronto sulla sostenibilità: la grande sfida da coniugare con la tradizione. 

Protagonisti dell’incontro, moderato dall’organizzatore Manlio Reffo, partner del Salone d’Impresa e ideatore del progetto di marketing in realtà aumentata Bags4Dreams, il padrone di casa Luca Fraccaro, socio titolare della Pasticceria Fraccaro Spumadoro, Silvio Piovesan, titolare del Salumificio Piovesan di Pederobba, Furio Bragagnolo, presidente di Pasta Zara, Emanuela Perenzin, a capo della Latteria Perenzin di San Pietro di Feletto e Matteo Bisol, direttore della Tenuta Venissa (1 Stella Michelin), nonché fondatore dell’azienda agricola Monban di Valdobbiadene. 

La ricetta della storicità al centro del dibattito fra gli imprenditori che, sommando gli anni di attività delle loro aziende, sono rappresentati di oltre quattro secoli di storia imprenditoriale. “La nostra carta vincente? La vocazione per l’export” secondo Furio Bragagnolo di Pasta Zara, marchio nato nel 1898. “Mio padre partiva in auto con le pentole e andava all’estero a promuovere il prodotto”. Anche l’innovazione tecnologica è un altro tratto distintivo dell’azienda riesina, “dai tempi in cui si chiamava Pastificio Elettrico Bragagnolo”. L’aspetto della sostenibilità per il pastificio con sede a Vallà di Riese Pio X oggi parte dall’agricoltura, passando per la riduzione dell’impiego di farmaci e glifosfati. 

“Il rapporto di fiducia con i collaboratori, la qualità e l’intuizione nel creare un prodotto identificativo dell’azienda” sono le chiavi del successo di Salumificio Piovesan oggi noto, fra gli altri, per la Pepita del Piave. 

Rappresenta la nuova generazione di imprenditori Matteo Bisol: “per me è fondamentale comunicare il valore dietro un prodotto, che va ben oltre quello monetario” commenta Bisol. “Prendiamo i vini della tenuta Venissa ad esempio. Chi acquista una bottiglia non porta a casa solo un vino di qualità, ma anche un pezzo di storia di Venezia che rischia di scomparire”. La famiglia Bisol oggi custodisce l’unico ettaro rimasto di Dorona, vitigno autoctono della laguna veneziana. 

“Un confronto interessante fra colleghi dove scambiarsi spunti e riflettere sul tema della sostenibilità, in particolare in questo momento così complesso dove fare rete diventa essenziale” commenta Luca Fraccaro, che oggi porta avanti l’azienda dolciaria di famiglia. “Siamo nati come piccolo panificio fra le mura di Castelfranco: oggi portiamo avanti la tradizione impiegando lo stesso lievito madre dal 1932. Ma guardiamo anche al futuro, di recente abbiamo lanciato una nuova linea di prodotti plant-based”. 

Nel corso della serata è intervenuto anche Michele Genovese, coordinatore del GAL Alta Marca, presentando il Distretto del cibo di Treviso, promosso dal Gruppo di azione locale trevigiano, assieme alla Camera di Commercio e alle associazioni di categoria. “Il Distretto nasce per promuovere in maniera coordinata l’ampio paniere agroalimentare della nostra provincia” spiega Genovese. “Stando all’ultimo rapporto Qualivita, quella di Treviso è la prima provincia in Italia per la DOP economy, con ben 15 prodotti riconosciuti a livello europeo, a cui si aggiungono i prodotti tipici tradizionali e le piccole produzioni locali. Alla luce di questo risultato il lavoro del Distretto, che ad oggi conta 180 soci, svolge un ruolo importante nell’ottica di promozione del turismo enogastronomico, contribuendo a rendere il nostro territorio più competitivo nell’attrarre fondi e risorse”. 

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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