Coincidenze inquietanti sul “coronavirus”: riflessione del noto sinologo trevigiano Adriano Màdaro

Da molti giorni non si parla d’altro nel mondo: l’allarme “coronavirus” sta condizionando la vita di milioni di cinesi con effetti diretti e indiretti in tutti i continenti e con episodi di persone contagiate in diverse nazioni.

Le reazioni al rischio del possibile contagio sono spesso esagerate e la cattiva informazione, condizionata dal sensazionalismo nell’approccio di alcuni media, sta creando danni notevoli.

In Italia molte persone hanno paura e le attività ristorative e commerciali gestite da cittadini di origine cinese stanno avendo delle perdite sempre più significative.

C’è chi parla di isolamento di studenti cinesi arrivati dalla Cina e chi paventa il boicottaggio dei locali e dei prodotti cinesi, contribuendo a quella che si può definire una vera e propria psicosi.

Tra le poche “voci fuori dal coro” c’è quella del dottor Adriano Màdaro, noto sinologo trevigiano che vanta più di 200 viaggi in Cina, che vede con perplessità quanto sta accadendo nel mondo in relazione al “coronavirus”.

“Più di una cosa non quadra in questa storia allucinante del coronavirus – scrive Màdaro in un suo intervento nei social – Fin qui non ci è stata raccontata giusta e comunque l’allarmismo apocalittico di giornali e televisioni ha sommerso la ricerca della verità. Un giovane senatore americano, il repubblicano Tom Cotton, ha fatto un’incursione spericolata nel mondo scientifico che ha il sapore di “mettere le mani avanti”. Ha dichiarato che Wuhan ospita “l’unico laboratorio di bio-sicurezza al quarto livello super, nel quale si lavora con i patogeni più mortali a livello mondiale, incluso il coronavirus”. Cotton, che è un avvocato, ha anche aggiunto che il focolaio del virus potrebbe essere un mercato alimentare, un’azienda agricola, un laboratorio di lavorazione delle carni. La sua denuncia è stata immediatamente smentita da un nutrito gruppo di scienziati americani”.

“Il 18 ottobre 2019 – prosegue il sinologo trevigiano – il Johns Hopkins Center of Health Security organizza a New York un meeting sanitario internazionale, immaginando l’esplosione di un’epidemia di virus sconosciuti. All’incontro, che dura quattro ore, partecipa una quindicina di specialisti della materia: si tratta di valutare i diversi aspetti e le difficoltà che si incontrerebbero nel caso dell’insorgere improvviso di una infezione da virus e capire quali sarebbero le reazioni dei vari governi mondiali e il loro grado di preparazione. Il giorno successivo, 19 ottobre, iniziano a Wuhan i “Giochi Sportivi Militari Mondiali Wuhan 2019” che fino al 27 ottobre vedono in gara nelle diverse discipline circa 10 mila soldati sportivi provenienti da tutto il mondo, Italia compresa”.

“La squadra degli Stati Uniti – conclude – è composta da 182 elementi, però nei 10 giorni di gara nessuno di essi sale sul podio per una medaglia d’oro. Il risultato finale è incredibile: gli Stati Uniti, che solitamente si contendono il primo posto con la Cina o la Russia, hanno il medagliere pressochè vuoto (solo 3 medaglie d’argento e 5 di bronzo, 8 in totale, 239 ne guadagnerà la Cina, 161 la Russia, 88 il Brasile, 57 la Francia, ecc.). Come è possibile? 182 atleti dell’esercito americano battuti dal mondo intero? Relegati al 35° posto nella classifica internazionale? Forse non tutti erano sportivi? A pensar male…forse ci si indovina”.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Facebook – Adriano Màdaro).
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