Coldiretti Treviso, Giorgio Polegato confermato presidente provinciale per altri cinque anni

Un vero plebiscito per Giorgio Polegato che ieri sera è stato riconfermato all’unanimità alla presidenza di Coldiretti Treviso per un nuovo mandato quinquennale. Lo ha deciso l’assemblea formata dai dirigenti delle 92 sezioni comunali rielette a loro volta in queste ultime settimane.

Ieri, infatti, si è svolta l’assemblea elettiva della Federazione provinciale Coldiretti Treviso a Palazzo Bomben a Treviso, sede di Fondazione Benetton. Coldiretti Treviso non ha eletto solamente il presidente provinciale, ma anche il Consiglio provinciale. Giorgio Polegato guiderà il nuovo Consiglio formato da: Philipp Breitenberger (Presidente di Zona di Montebelluna), Michele Carraro (consigliere di Zona di Oderzo), Giovanni Ceccutto (Presidente di Zona di Motta di Livenza), Gianni Dam (Presidente di Zona di Vittorio Veneto), Daniel Jony (Presidente di Zona di Asolo), Angelo Facchin (Presidente di Zona di Oderzo), Amedeo Gerolimetto (Presidente di Zona di Castelfranco Veneto), Alessandro Livieri (Consigliere di Vittorio Veneto), Mattia Mattiuzzo (Presidente di Zona di Treviso Est), Maurizio Milani (Presidente di Zona di Mogliano Veneto), Alberto Nadal (Consigliere di Zona di Conegliano),  Luca Peruzzo (Presidente di Zona di Roncade), Fabio Piccolin (Presidente di Zona di Valdobbiadene), Luca Pizzolon (Presidente di Zona di Treviso Ovest), Katy Mastorci (Respononsabile Donne Impresa), Marco De Zotti (Delegato Giovani Impresa) e Narciso De Rosso (Presidente Senior Coldiretti Treviso).

A fine assemblea anche il buffet è stato all’insegna dei valori di Campagna Amica grazie all’impegno di un gruppo di Agrichef capitanati da Loris De Miranda, presidente dell’associazione degli agriturismi di Terranostra Treviso

Carni sintetiche? Trattiamole come fossero medicinali. L’ assemblea, che ha espletato i vari obblighi concernenti l’esame e l’approvazione dei bilanci preventivo e consuntivo, è iniziata con una importante relazione del dr. Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, sul cibo sintetico.  Dal suo punto di vista la verità è che “la gente ama la tecnologia, ma non vuole mangiarsela”.

Tanto più che non c’è evidenza del fatto che i cibi in laboratorio non facciano male. Anzi per la verità “la Fao e l’Organizzazione mondiale della sanità hanno riscontrato la presenza di 53 potenziali pericoli per la salute nell’ambito del processo di produzione della carne coltivata” chiarisce.Il meccanismo di produzione è del resto complesso parte dal liquido fetale, ottenuto uccidendo un animale. Poi vengono utilizzate cellule staminali in un bioreattore con un brodo di coltura. Con tanto di uso di ormoni, vietati nella produzione zootecnica, e anche una massiccia dote di antibiotidici. Tutt’altro che bio, insomma. Per questo, secondo Scordamaglia, il processo di autorizzazione per l’introduzione sul mercato di carni sintetiche dovrebbe essere quello utilizzato per i farmaci.  Inoltre anche sull’impatto ambientale delle carni sintetiche i numeri non tornano. Oltre ai rischi per la salute umana, infatti, c’è poi da prendere in considerazione l’aspetto ecocompatibilità.

Secondo le stime di Scordamaglia, l’impatto ambientale della carne coltivata è dalle 4 alle 25 volte superiore rispetto a quello di un prodotto tradizionale proveniente da allevamenti. Così per produrre i 44 milioni di carni sintetiche al 2030, come richiesto dalla domanda globale, si produrrebbero 354 milioni di tonnellate di Co2 contro i 150 degli allevamenti. Il tutto utilizzando 150mila bioreattori.

(Foto: Coldiretti Treviso).
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