Coldiretti Treviso sostiene il progetto di Qualitalia: eliminare dalle tavole straniere i falsi cibi “Made in Italy”

Sale il rischio di falsi Made in Italy sulle tavole straniere. Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso, evidenzia come con la frenata del commercio internazionale si sia incrementato la produzione di falsi prodotti enogastonomi italiani diretti all’estero. 

L’attività di commercio dei falsi prodotti ha sottratto alle nostre aziende ormai 100 miliardi di euro, riducendo così le opportunità di lavoro, soprattutto in una provincia ricca di produzioni di eccellenza come la Marca trevigiana.

Per contrastare questo fenomeno Qualitalia Spa, una società dell’Agenzia delle dogane, offre alle imprese italiane una certificazione di qualità e italianità dei prodotti come arma per contrastare la contraffazione e il cosiddetto “Italian Sounding”.

“Il progetto Qualitalia Spa è considerato strategico per le imprese che fanno del Made in Italy il pilastro della loro competitività, – aggiunge Polegato – in particolare nel settore agroalimentare. La vera tutela non è solo per bloccare il falso che arriva nelle nostre tavole, ma anche per i prodotti spacciati come italiani che giungono nelle tavole di tutto il mondo”.

“Un plauso al presidente della Coldiretti Ettore Prandini e al direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli Marcello Minenna che sostengono il progetto Qualitalia Spa” conclude il presidente di Coldiretti Treviso.

Avvalendosi dei laboratori all’avanguardia e di personale altamente qualificato, Qualitalia Spa mette a disposizione delle imprese analisi dei prodotti e una certificazione su identità merceologica e provenienza da filiera produttiva nazionale italiana al 100%, attraverso la quale il consumatore all’estero ha la garanzia di una autorità pubblica di non aver acquistato un prodotto contraffatto. 

“Nel mondo – ricorda Coldiretti – più due prodotti agroalimentari Made in Italy su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese. Un fenomeno che rischia di essere alimentato dalle misure protezionistiche degli Stati Uniti, ma anche dagli stessi accordi di libero scambio siglati con Unione Europea che hanno di fatto liberalizzato l’uso del termine Parmesan e di altre importanti denominazioni“.

A taroccare il cibo italiano – evidenzia Coldiretti – sono soprattutto i Paesi emergenti o i più ricchi come gli Stati Uniti. Negli Usa il 99% dei formaggi di tipo italiano sono “tarocchi” nonostante il nome richiami esplicitamente le specialità casearie più note del Belpaese, dalla Mozzarella alla Ricotta, dal Provolone all’Asiago, dal Pecorino Romano al Grana Padano, fino al Gorgonzola”.

“Fra le brutte copie dei prodotti caseari nazionali in cima alla classifica c’è la mozzarella, seguita dal Parmesan, dal provolone, dalla ricotta e dal Romano realizzato però senza latte di pecora. La pretesa di chiamare con lo stesso nome prodotti profondamente diversi è – conclude – inaccettabile e rappresenta un inganno per i consumatori ed una concorrenza sleale nei confronti degli imprenditori.

(Fonte: Redazione © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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