Si chiama dermopigmentazione paramedicale o dermopigmentazione ricostruttiva post patologia. Detta a parole semplici è un tatuaggio che consente di ripristinare, giocando sull’effetto trompe l’oeil, l’aspetto originale dell’areola mammaria dopo una mastectomia. Ma non solo, le applicazioni di questa tecnica sono numerose e consentono a chi ha subìto un’ustione o è affetto da alopecia, per citarne alcuni, di tornare a sentirsi bene nella propria pelle.
Rita Molinaro, 59 anni, titolare dell’azienda Clinita con sede a Treviso, pluricampionessa mondiale di make-up, ha fatto della dermopigmentazione applicata nello specifico alle pazienti oncologiche l’oggetto dei suoi studi da oltre vent’anni. È socia fondatrice della Società Europea sulla Ricerca di Pigmenti e dei metodi di Tatuaggio e co-fondatrice dell’Associazione Italiana Dermopigmentatori.
Dagli anni Novanta, quando si è avvicinata alla dermopigmentazione, non ha mai smesso di approfondire la materia. Già vincitrice di numerosi premi, fra cui il “Premio Donna” di Innovation Future School, nei giorni scorsi Rita Molinaro ha ricevuto per mano del sindaco di Treviso Mario Conte la civica benemerenza “Riflettore Donna” proprio in virtù del suo impegno a sostegno delle donne operate di cancro al seno.
“Ho cominciato come visagista e insegnante di make-up. Ho lavorato molti anni per Diego Dalla Palma, anni bellissimi e faticosi di viaggi in tutta Europa. Ad un certo punto ho deciso di fermarmi e tornare definitivamente in Veneto per aprire il mio centro estetico. Un giorno una cliente mi disse che sarebbe stata operata di cancro e mi chiese di ridisegnarle l’areola mammaria. Da lì iniziai a fare ricerche, partendo da zero. Erano gli anni Novanta, i corsi di dermopigmentazione erano pochi e anche sul fronte igienico-sanitario c’era ancora tanta strada da fare. Ho iniziato a rompere le scatole a destra e a manca, a infermieri, medici e aziende per informarmi a tutto tondo sulla materia”.
Le variabili da tenere in considerazione quando si tatua l’areola sono tante e riguardano non solo l’aspetto igienico ma anche la tipologia dei pigmenti per evitare reazioni con i farmaci, infiammazioni e interferenze con la risonanza magnetica.
“Allora alcune aziende non mi rispondevano – spiega Rita Molinaro – altre dicevano che non erano interessate ad occuparsi di una ‘nicchia di mercato’ perché una cliente guarita dal cancro era come tutte le altre”.
Da allora Rita ne ha fatta di strada e oggi dispone di una sua linea di pigmenti ipoallergenici messa a punto dopo instancabili ricerche. Da pioniera del settore Rita Molinaro è diventata un punto di riferimento mettendo la propria competenza a servizio delle associazioni del territorio come la Lilt a Treviso, Trifoglio Rosa e Avapo a Mestre.
“L’impatto psicologico alla vista del risultato è fortissimo – racconta mostrando il video di donna che vede per la prima volta l’areola ridisegnata scoppiando in un pianto di gioia – Ci sono donne che dopo essere state operate al seno non si guardano più allo specchio, vanno in piscina e hanno paura di spogliarsi. Questo per dire che non si tratta solo di guarire dal cancro, ma di come si guarisce. Lo dice chiaramente anche l’Oms che intende la guarigione non solo come assenza della malattia ma come ritorno al benessere fisico e psicologico paragonabile al prima della patologia. Come posso dirmi guarita se non ho il coraggio di spogliarmi davanti al mio compagno?”.
“Il tatuaggio crea un effetto trompe-l’œil, ridonando tridimensionalità all’areola e non può essere fatto secondo un disegno ‘standard’. Io insisto molto su questo punto, perché ogni seno è diverso come diversi sono i segni lasciati dall’intervento”.
“Io amo questo lavoro, e ci dedico tutta me stessa – prosegue con la voce rotta dalla commozione – Mi ha fatto conoscere donne che mi hanno insegnato a vivere, donne che durante la chemio avevano la forza di buttarsi con il parapendio, donne che non riuscivano neppure a prendere in braccio i propri bambini, donne che hanno ringraziato il cancro perché le ha insegnato il valore delle cose”.
“Sono molto grata della benemerenza che mi ha conferito il Comune, così come degli altri premi: mi auguro che questa visibilità mi aiuti a diventare pandemica, a diffondere la conoscenza della dermopigmentazione paramedicale affinché si faccia un vero salto di qualità nell’approccio alla materia. Purtroppo, molti, basta fare un giro sui social, si improvvisano e fanno danni. Intervenire sull’areola mammaria è una cosa estremamente delicata che a mio parere dovrebbe essere una specializzazione a sé a cui accedere con dei requisiti di partenza, magari ragionando per crediti formativi”.
“Chi tatua deve essere in grado di valutare caso per caso nel dettaglio tenendo in considerazione la terapia farmacologica che sta seguendo la donna, se la pelle che si va a tatuare è stata sottoposta a radioterapia e dovrebbe essere in grado di interpretare i dati che forniscono i medici. Insomma, io la vedo come una professione a sé, che ci si sceglie e si porta avanti con studio e aggiornamento continui”.
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