Sembrano funzionare i controlli straordinari nel centro storico di Treviso: da ormai un mese Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia locale (con l’ausilio del cane antidroga) presidiano le zone calde del capoluogo della Marca con lo scopo di prevenire atti violenti da parte dei giovani.
Al momento non è ancora dato a sapere quando verrà istituita la “zona rossa” nelle vicinanze della stazione ferroviaria, ma è visibile a chi frequenta il centro durante il fine settimana che i controlli sono notevolmente aumentati.
Per il terzo weekend consecutivo, la Polizia di Stato assieme alle altre forze dell’ordine ha identificato oltre 700 persone, cento delle quali minorenni. Il bilancio è di un cittadino marocchino di 33 anni e di un ventiduenne italiano sanzionati perché trovati in possesso di alcuni grammi rispettivamente di cocaina e hashish, poi sequestrati dagli operatori.
Grazie alla presenza delle forze dell’ordine, coordinate dal Questore di Treviso Alessandra Simone, nel centro storico non si è verificata nessun problema di ordine pubblico. Lo scopo della Polizia è continuare questi controlli straordinari con lo scopo di garantire la sicurezza dei cittadini e la piena fruibilità degli spazi pubblici.


La cerimonia in ricordo di Giovanni Palatucci
Questa mattina alla presenza del questore di Treviso Alessandra Simone, del prefetto Angelo Sidoti, del procuratore Marco Martani, del vicesindaco Alessandro Manera e di molte altre autorità civili e militari si è tenuta una sentita cerimonia in ricordo del Poliziotto Giovanni Palatucci.
Palatucci entra nella Polizia di Stato come funzionario e viene assegnato alla Questura di Genova, ma si rivela subito un funzionario “scomodo” perché denuncia apertamente le disfunzioni del regime fascista. Per punizione, nel 1937 viene mandato al confine, alla questura di Fiume (oggi Rijeka, Croazia) come Commissario e poi Questore reggente. Salvò, dal 1939 fino al suo arresto avvenuto nel 1944, circa 5 mila ebrei dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti.
Quando l’8 settembre 1943 i tedeschi presero possesso della città di Fiume fu l’unico funzionario a decidere di restare in quella sede, consapevole del fatto che solo da lì avrebbe potuto continuare a soccorrere i profughi ebrei salvandoli dalla morte certa dei campi di sterminio.
Rimasto il più alto in grado della Questura, gli vennero affidate le funzioni di Questore reggente. Nonostante i gravi rischi ai quali consapevolmente si esponeva violando le leggi razziali, Palatucci non abbandonò mai quel posto di frontiera, e con l’aiuto di altri volontari e cittadini organizzò un’efficace rete di solidarietà grazie alla quale migliaia di ebrei e perseguitati politici poterono salvarsi dal genocidio.
“Il suo esempio, in questo momento storico di gravi conflitti mondiali e incertezze, è profondamente attuale – ha commentato il Questore trevigiano – e deve essere da stimolo per tutti noi. Palatucci il Questore “Giusto” aveva compreso che il male non è radicale ma solo estremo, e che solo il bene ha profondità e può essere radicale, può mettere radici”.
(Autore: Simone Masetto)
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