Immersi da diversi giorni in una dimensione quasi surreale, che in pochi avrebbero immaginato fino a poco tempo fa, gli italiani hanno quasi dimenticato come si sia generata questa situazione.
Quella che da pochi giorni è stata definita dalle autorità sanitarie internazionali una vera e propria pandemia, ha preso origine in Cina nella città di Wuhan a fine dicembre 2019.
Il primo caso di Covid-19 in Italia, non direttamente riconducibile al focolaio cinese, è stato diagnosticato a Lodi, il giorno 21 febbraio 2020, in un soggetto di 38 anni non affetto da patologie pregresse e ricoverato in Terapia Intensiva per insufficienza respiratoria acuta.
Una recente pubblicazione scientifica, invece, individua come possibile “paziente 1” in Europa un soggetto tedesco di 33 anni, che ha lamentato disturbi simil-influenzali il giorno 24 gennaio 2020, e che nei giorni precedenti aveva avuto contatti con una collega cinese asintomatica ma risultata successivamente affetta da Covid-19 dopo il rientro in Cina.
Lo scorso 25 febbraio, a soli 4 giorni dal primo caso diagnosticato in Italia, nel reparto di Geriatria dell’Ospedale Ca’ Foncello è stata eseguita la prima diagnosi di infezione da Covid-19 nella provincia di Treviso in una paziente, degente dal 7 febbraio, affetta da gravi comorbidità.
La paziente, purtroppo, è deceduta dopo il trasferimento in Terapia Intensiva e non è stato possibile risalire al momento iniziale di contagio e stabilire per quanto sia durata l’incubazione del virus.
Grazie ai dati forniti dall’Ulss 2 Marca Trevigiana, si è saputo che nei giorni successivi alla diagnosi della prima paziente, e in un arco temporale di 15 giorni, si sono verificati nell’Ospedale Ca’ Foncello, all’interno dei suoi diversi reparti, 26 decessi complessivi (di cui nove si sono verificati fra i pazienti rimasti degenti in Geriatria).
L’età media complessiva dei pazienti deceduti è stata di 85,7 anni (87,3 anni se consideriamo solo i degenti rimasti in Geriatria).
Se consideriamo le comorbidità presenti in questa popolazione, si rileva come l’82,6% fosse affetto da precedenti patologie cardiovascolari, il 47,8% fosse diabetico, il 26,1% con patologia tumorale attiva e il 13% affetto da Bpco (Bronco Pneumopatia Cronica Ostruttiva), inoltre il 47,8% presentava storia clinica di decadimento cognitivo/demenza con sindrome di allettamento.
L’epidemia di Covid-19, sempre secondo l’analisi dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, si è quindi inserita in una popolazione anziana già portatrice di caratteristiche cliniche che ne giustificano la mortalità osservata.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Web).
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