Cresce il numero di stranieri in provincia di Treviso: sono 91.319, uno su quattro è minorenne

Presentato venerdì scorso nella sede Cisl di Treviso il 15esimo rapporto sulla presenza di cittadini stranieri nella Marca trevigiana, relativo al 2017. Anolf Cisl Belluno Treviso, Caritas, Migrantes e La Esse, con l’apporto di Veneto Lavoro, e da quest’anno della cooperativa Una Casa per l’Uomo, ritengono cruciale questo lavoro di documentazione e di analisi considerandolo una parte importante del proprio compito sociale.

Il dossier infatti costituisce uno strumento significativo per chi si occupa di politiche locali e, più in generale, per comprendere la reale evoluzione dei fenomeni migratori. Alla conferenza stampa sono intervenuti Cinzia Bonan, segretario generale Cisl Belluno Treviso, Erin Suzuki, presidente Anolf Cisl Belluno Treviso, don Davide Schiavon, direttore della Caritas Tarvisina, Francesca Dettori, presidente di La Esse, don Bruno Baratto, direttore di Migrantes, Giorgio Gallina e Marco Berdusco, rispettivamente presidente e operatore di Una Casa per l’Uomo e Letizia Bertazzon di Veneto Lavoro.

Per la prima volta dopo 5 anni, aumenta leggermente il numero totale di residenti stranieri in provincia di Treviso, pari, alla fine del 2017, a 91.319: 980 persone in più rispetto al 2016 (+1,1%). Sul totale, 43.820 sono uomini e 47.499 donne; 20.211 i minori.

Per quanto riguarda i cittadini di provenienza extra Unione Europea, l’analisi dei permessi di soggiorno rileva un aumento intorno al 30% sia per i ricongiungimenti familiari sia per coloro che hanno fatto domanda di asilo o hanno già ottenuto una qualche forma di protezione internazionale. Le acquisizioni di cittadinanza italiana quest’anno sono calate del 45,1%, fenomeno verificatosi anche a livello regionale e nazionale, con diminuzioni intorno al 30%, e tutt’ora senza una spiegazione convincente.

Treviso cisl belluno treviso

I 4.312 stranieri diventati cittadini italiani nel 2017 vanno comunque a comporre gli oltre 40.000 diventati neo-cittadini italiani dal 2002 ad oggi. Nel 2017 è aumentata in particolare la componente maschile (+803 uomini), anche se la componente femminile rimane prevalente (52,0%). In provincia sono presenti migranti di 149 nazionalità diverse, sei in più rispetto al 2016 (ma la quota delle prime 10 è pari al 74% del totale).

Continuano a confermarsi primi Paesi di provenienza Romania, Cina, Marocco, Albania, Macedonia e Kosovo. Nella distribuzione territoriale, Mansuè si conferma come primo Comune per incidenza (18,9%, con altissima componente rumena), seguito da San Polo di Piave, Fonte e Portobuffolè. Primo Comune per incidenza tra quelli con più di 10.000 residenti totali è Conegliano (15,5%), seguito da Motta di Livenza con il 15,0%.

Crescono i rumeni, i cinesi, i senegalesi e gli ucraini, ma anche i nigeriani, i brasiliani, gli ivoriani, i pakistani. L’aumento di molti gruppi nazionali può essere riferito a un aumento dei ricongiungimenti familiari che nel 2017 hanno visto una crescita rilevante, mentre l’aumento di altri gruppi nazionali (come nigeriani, ivoriani, pakistani) può essere collegata ad un aumento delle concessioni, da parte dei Comuni, di iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo.

I nuovi nati da entrambi i genitori stranieri sono stati 1.352 nel 2017; prosegue il calo percentuale, più contenuto rispetto a quello dell’anno precedente: -4,7% rispetto al 2016. L’incidenza percentuale sul totale dei nati resta pressoché stabile al 19,4%. La popolazione a cittadinanza straniera è più giovane di quella italiana: il 22,1% del totale degli stranieri, pari a 20.211 ragazzi e ragazze, sono minorenni, rispetto ad una incidenza dei minori tra gli italiani pari al 16,7%.

La porzione dei minori sul totale dei residenti stranieri continua a ridursi, ma in maniera più contenuta rispetto al 2016: 393 minori in meno, con un calo relativo dell’1,9% rispetto al 10,7% del 2016; la loro incidenza percentuale sul totale dei residenti stranieri rimane pressoché stabile al 13,2%. Nella contrazione di questo segmento di popolazione il fattore relativo all’acquisizione della cittadinanza italiana è comunque sempre più rilevante.

Durante l’anno scolastico 2016/2017, nella provincia di Treviso gli alunni con cittadinanza non italiana sono stati 17.900, 617 in meno rispetto al precedente anno scolastico. Il 69,1% di questi giovani è nato in Italia da genitori stranieri, percentuale in costante aumento. Prosegue il calo iniziato nel 2013/2014, ora a -3,3%, il decremento più alto fra le provincie venete. L’incidenza percentuale sul totale degli alunni cala leggermente; è pari al 13,2%, pur sempre alta nel contesto regionale (terza dopo Verona, 14,1%, e Vicenza 13,3% ma superiore alla media veneta, pari al 13,0%). Le nazionalità rappresentate erano 108.

Gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza nel 2017 sono stati 4.312, con un calo del 45,1%, pari a -3.546 persone rispetto al picco del 2016. In ogni caso, in 15 anni ben 40.141 persone sono diventate di cittadinanza italiana. Nel 2017 i minori che hanno acquisito la cittadinanza italiana sono alla pari con gli adulti: 2.146 rispetto a 2.166 adulti, il 49,8% del totale. Fra il 2012 e il 2017, comunque, il numero di nuovi cittadini minorenni si è attestata intorno al 45%, e ha portato, sommando le diverse annate, ad un 45,4% di minori diventati italiani, pari a 12.734 ragazzi e ragazze (di cui una quota nel frattempo è uscita dal numero dei minori raggiungendo i 18 anni di età).

A fine giugno 2018 erano presenti nei Centri di accoglienza straordinaria (CAS) e nei posti resi disponibili come rete Sprar 1.846 persone, circa un terzo in meno rispetto al 2016 (nel quale l’aumento rispetto all’anno precedente era stato invece superiore al 75%). A livello nazionale, vi è stato nel 2017 un forte calo negli arrivi via mare, con ovvie ricadute sulle presenze a livello locale. Le prime nazionalità presenti fra gli ospiti della Rti sono nigeriana, gambiana e pakistana. Circa l’80% ha un’età inferiore ai trent’anni.

Rispetto al totale degli occupati in provincia, il peso degli stranieri è pari al 9,1%, con una presenza alta nel lavoro dipendente. Il tasso di occupazione degli stranieri (15-64 anni) è del 57,8% (68,5% quello degli italiani); il tasso di disoccupazione è pari al 17,2% (4,3% quello degli italiani). Nel 2017 continua e si rafforza il trend positivo avviatosi nel 2015: continua il recupero delle posizioni di lavoro dipendente perse con la crisi e si registra, per gli stranieri, una nuova fase di espansione occupazionale. Il bilancio di fine anno è nel complesso positivo, con un aumento delle posizioni di lavoro in essere di oltre 7 mila unità: +4.900 tra gli italiani e +2.300 tra gli stranieri.

Nell’insieme, il peso degli stranieri si conferma elevato in tutti gli ambiti occupazionali, ma particolarmente elevato in agricoltura e nel settore industriale dove, in entrambi i casi, raggiunge il 36%. In alcuni ambiti del manifatturiero (made in Italy) e nelle costruzioni si supera il 40%. Per quanto riguarda la cittadinanza dei lavoratori, nel corso del 2017 a crescere sono soprattutto le posizioni di lavoro dipendente di romeni, albanesi e macedoni. Rispetto al 2008, invece, i lavoratori con i principali incrementi occupazionali risultano essere i cinesi.

La crescita, seppur modesta, è in controtendenza rispetto al trend degli ultimi anni – spiegano i rappresentanti di Anolf Cisl, Caritas, Migrantes, La Esse e Una Casa per l’Uomo – ma non sufficiente a compensare un saldo naturale negativo sempre più consistente. ‘Quale domani vogliamo’ è domanda suscitata da un fenomeno complesso e sempre più rilevante, di cui la denatalità è solo uno dei fattori. I morti superano i nati ormai da tre anni, ma il saldo naturale dei soli italiani ha cominciato ad essere negativo ormai da dieci anni, e nel 2012 ha iniziato a presentare un deficit dell’ordine di un migliaio, che è andato raddoppiando negli ultimi tre anni”.

“Questa situazione – continuano – conferma un processo di sensibile riduzione delle classi più giovani e della popolazione in età lavorativa e un aumento della componente anziana, fenomeno intensificato dal trasferimento all’estero di giovani, sia italiani che figli di stranieri. Il ‘degiovanimento’ ha conseguenze preoccupanti sulla sostenibilità del sistema pensionistico e di welfare e sui servizi essenziali come la sanità, l’istruzione e la sicurezza. La risposta più adeguata a tale prospettiva richiederebbe un’azione combinata sia di politiche a sostegno della demografia e della famiglia, sia di interventi che favoriscano i più giovani, italiani, figli di cittadini stranieri o migranti giunti da poco in Italia, a rimanere nel territorio trevigiano, creando opportunità economiche e occupazionali, nell’interesse dell’intera comunità”.

(Fonte: Cisl Belluno Treviso).
(Foto: web).
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