Vira al grigio scuro, piuttosto che al “total black”, l’umore delle 37.894 imprese del terziario della provincia di Treviso, intervistate sull’andamento della propria attività riferita al terzo trimestre 2022. Periodo in cui gli imprenditori hanno cominciato a toccare con mano gli effetti dello scenario di crisi internazionale, “schiacciati dall’aumento abnorme dei costi energetici, tanto che non c’è una scala in grado di rappresentare questi aumenti”. Adesso la parola passa obbligatoriamente al governo, “poiché quello che stiamo affrontando è un problema del sistema Paese, e non di questioni interne alle imprese, che possono spegnere le insegne o adottare altre azioni, ma non risolvere il problema. Le soluzioni vanno richieste alla politica, che deve quanto prima metterci mano”.
Lo ha sottolineato Pierluigi Ascani, direttore di Format Research, aprendo l’incontro di presentazione del quarto Report dell’Osservatorio Congiunturale dell’Unione Provinciale Confcommercio, che analizza le imprese della Marca Trevigiana e delinea l’andamento economico del settore terziario. La ricerca è realizzata da Format Research con il sostegno di Banca Prealpi SanBiagio, istituto di credito cooperativo con sede a Tarzo, facente parte del gruppo Cassa Centrale Banca. I dati salienti sono stati illustrati ieri nella sede della Confcommercio a Treviso. Oltre ad Ascani, sono intervenuti Dania Sartorato, presidente dell’Unione Provinciale Confcommercio Treviso, Francesco Piccin, capoarea di Banca Prealpi SanBiagio e Guido Pomini, presidente di Federmoda.
Dopo il panico da pandemia, con la fine ufficiale dell’emergenza sanitaria a fare più paura adesso sono gas e luce. Il 92% del terziario trevigiano ritiene che la bolletta energetica del 2022 sarà superiore a quella del 2021, 3 su 10 temono anche rincari del 100%. Il 74% delle imprese ammette che sarà costretto a superare diverse difficoltà per rimanere aperto. Se la crisi perdurerà rischiano la chiusura 1500 imprese (900 nel commercio, 500 nel turismo e 150 nei servizi), con la perdita di 4900 posti di lavoro. Già oggi 700 aziende prevedono che, nei prossimi sei mesi, potrebbero cessare l’attività a causa del boom energetico.
Il comparto trevigiano però sta rispondendo meglio che altrove, dimostrando flessibilità e capacità di adattamento, applicando varie strategie per ridurre l’impatto della voce energetica. Soluzioni tradotte nell’incremento dei prezzi ai consumatori (45,5%), nella scelta di ridurre i consumi, ad esempio con la chiusura di spazi non necessari o spegnendo le insegne (37,9), la riduzione degli orari dei turni e dei giorni lavorativi (16%). Ma oltre il 53% delle imprese ritiene che i sacrifici adottati, per contenere i consumi, non incideranno più di tanto sull’impatto economico dei rincari.
Sul report relativo a luglio-agosto-settembre gravano i pesantissimi rialzi dei prezzi applicati dai fornitori alle imprese del commercio (in totale 16.510), del turismo (4.442) e dei servizi (16.942), che stanno scaricando i costi su consumatore finale, ritoccando i listini. Il clima di fiducia degli operatori trevigiani sulla situazione generale cala leggermente, dal 24% di giugno al 20% di settembre. C’è meno fiducia anche per l’andamento economico della propria azienda: scende di 4 punti rispetto allo scorso mese di giugno, ma è in leggero rialzo se le previsioni si spingono ai ricavi previsti con le prossime festività natalizie.
Tiene l’occupazione, ma è messa a dura prova la resistenza finanziaria delle imprese, in lieve peggioramento con una congiuntura a 39 punti (la previsione a fine anno è di 38). La richiesta di credito alle banche è calata del 6; però il dato positivo è che nel 78% dei casi la domanda è stata accolta interamente. Il 60% delle istanze è stato avanzato per esigenze di liquidità e cassa, mentre il 22% ha fatto ricorso al credito per effettuare investimenti, un segnale estremamente positivo di crescita interna.
Come evidenziato anche da Dania Sartorato, Treviso reagisce meglio rispetto al dato nazionale: “Non stupisce il calo di fiducia nell’ultimo trimestre, ma è incoraggiante sapere che c’è fiducia nel periodo natalizio. Il dato migliore sta nella flessibilità dimostrata ancora una volta dal terziario della nostra provincia. Questo costante aumento di sfiducia logora le imprese, ma caratterizza molto velocemente le nuove sensibilità: orientamento verso le reti, approccio green e filiera corta. Però serve subito un nuovo patto con la politica, perché la recessione è dietro l’angolo. Ho già scritto, con i colleghi del Veneto, ai nuovi parlamentari, proponendo tre soluzioni: tetto massimo al prezzo che i fornitori potranno addebitare ai clienti nei prossimi mesi, con la differenza dei prezzi a carico dello Stato o con la proroga del credito d’imposta, nella misura del 30% per l’energia elettrica e del 40% del metano, anche a dicembre 2022 e gennaio 2023; sostanziale aumento dei crediti d’imposta sulle spese energetiche del terzo trimestre 2022; riformare il funzionamento della borsa elettrica, che svincoli il prezzo dell’energia elettrica da quello del gas”.
In questo panorama, il sistema bancario resta accanto alle imprese e fa la propria parte, come ribadito da Francesco Piccin di Banca Prealpi SanBiagio: “Oggi subiamo un altro problema di sistema. Questo ultimo report dell’Osservatorio conferma il lento ma costante peggioramento delle condizioni economiche, a cui le imprese terziarie trevigiane stanno facendo fronte, a partire dagli aumenti dei costi di energia e materie prime. E’ un fenomeno a cui stiamo assistendo, parlando ogni giorno con i clienti e con le realtà del territorio, controbilanciato solo in parte dalla tenuta della fiducia. La conferma di un clima di grande incertezza richiede una lettura attenta del contesto. Andamento altalenante che si ritrova anche nei ricavi, in calo nel trimestre, ma previsti in ripresa a fine anno spinti dalle festività.
“Conforta, invece, il dato sulla tenuta occupazionale e le prospettive di ripresa del prossimo trimestre – prosegue Piccin -. Inoltre è positivo il fatto che il 22% delle imprese abbia richiesto credito bancario per fare investimenti. Vicinanza ed ascolto contraddistinguono le banche di credito cooperativo che, in un contesto così complicato, sapranno fare la differenza, assieme al forte presidio locale, per dare risposte concrete e fornire il sostegno necessario”.
Il quarto report evidenzia anche la continua evoluzione del commercio in modalità digitale: 3 imprese su 4 utilizzano il proprio sito web solo per promuovere i prodotti, il 10% lo usa per venderli, mentre il 54% fa ricorso ai social per gli stessi obiettivi, canale che non viene usato dal 44,2% degli intervistati. Il 42 % del terziario trevigiano utilizza i market place e i siti aggregatori (Amazon ed EBay) per farsi pubblicità.
Alla base del mancato ricorso ai canali digitali c’è, prima di tutto, la difficoltà nel reperire personale qualificato in grado di gestirli e svilupparli. Figure difficili da trovare nel mercato lavoro, poiché manca una formazione scolastica adeguata. “Vuoto” a cui cerca di dare una risposta la masterclass di e-commerce development, promossa da Confcommercio ed Ebicom: 40 ore in nove sessioni, da novembre a febbraio, dedicate a chi ha già avviato l’attività online e vuole acquisire nuove competenze per sviluppare il settore.
(Foto: Banca Prealpi SanBiagio).
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