“Sport, salute e inclusione”: ieri giovedì sera, in Sala Marcuzzo a Fontanelle, cittadini e associazioni sportive si sono riuniti per condividere assieme al Disability manager di Ponzano Veneto Bernardo Bernardini e al direttore di Medicina dello Sport dell’Ulss 2 Marca trevigiana Patrizio Sarto esperienze personali sul tema dello sport inclusivo.
A dare il via alla serata sono stati i saluti istituzionali del sindaco Maurina Sessolo e del vicesindaco con delega allo sport Steven Andrea Poletto, i quali hanno ringraziato i presenti e le associazioni partecipanti: “Questa è una settimana importante per lo sport nel mondo – ha affermato il primo cittadino -. Come amministrazione abbiamo deciso di inserire la festa proprio in questa settimana. Mercoledì alla Camera, all’unanimità, lo sport è entrato per la prima volta nella Costituzione italiana, all’articolo 33, riconoscendo il suo valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico. Lo sport è fare fatica, allenarsi, ma porta con sé salute e inclusione. I valori che ci insegna lo sport devono essere riportati nella quotidianità”.
“Lo sport è una palestra di vita nella quale ci si trova ad affrontare delle sfide, in parallelo con la vita quotidiana che prevede dei cambiamenti, con nuove partenze a fronte delle difficoltà – ha aggiunto Poletto -. La salute è in connubio con lo sport, fondamentale per la salute fisica e psicofisica: stare insieme, confrontarsi e sfidare se stessi ottenendo il massimo del risultato. Lo sport è agonismo ma anche attenzione a 360 gradi sulla nostra prospettiva, guardando negli occhi chi ci sta a fianco”.
“Questa sera è stata la testimonianza concreta di queste tre parole: Sport, salute e inclusione – ha detto l’onorevole Marina Marchetto Aliprandi -. Lo sport è inclusione e ci insegna a rialzarci. I certificati medici sono importanti, non sono solo un pezzo di carta. Ogni cosa che si fa è un raggiungimento del traguardo e deve essere matura, non una scorciatoia. Mercoledì alla Camera, durante il voto che ha fatto entrare lo sport nella Costituzione, sono state date tante definizioni: lo sport è vita, fatica, impegno, meritocrazia che ci allontana dalla tossicità digitale; lo sport è una difesa immunitaria sociale. Lo sport non ha età e le possibilità di ciascuno devono essere supervisionate da un medico”.
La testimonianza di Bernardo Bernardini, Disability Manager
Standing ovation e calorosi applausi per la proiezione del video testimonianza di Bernardo Bernardini, Disability Manager: “Essere motivato e positivo ha cambiato la mia vita. Ero un normale studente di 19 anni quando ho avuto un grave incidente che mi ha costretto in sedia a rotelle – ha raccontato Bernardini -. Mi ero rotto la schiena e i medici mi dissero che le possibilità di recupero erano minime. In quei momenti il mondo mi è crollato addosso ma non mi sono arreso: non volevo perdere la mia indipendenza, così ho deciso di impegnarmi per tirare fuori il massimo dai muscoli che mi erano rimasti. Mi sono concentrato sulle mie risorse, sia fisiche che mentali, e ho fatto tantissima fisioterapia e sport, ho continuato ad informarmi per cercare nuove soluzioni che mi permettessero di camminare.
Con molta fatica mi sono guadagnato la possibilità di rimettermi in piedi, di andare in bici e correre – continua -. Tutto questo nonostante io abbia una caviglia in artrosi, dei tutori legati alle gambe e la capacità di muovermi ridotta del 70%. Sono arrivato a questo importante risultato perché, ogni giorno, mi sono dato degli obiettivi in base alle mie possibilità, senza smettere di sognare. All’inizio, nel 1996, volevo abbandonare la sedia a rotelle per muovermi solo con le stampelle, così ho concentrato tutte le mie energie in quella direzione. Mi sono dovuto impegnare per 18 anni prima di riuscire a fare una gara con degli atleti normali.
Quando ho cominciato il mio recupero, il mio sogno era quello di tornare a correre, sentire l’aria sulla faccia, il rumore dei miei passi sul terreno, le gambe che spingevano in avanti – conclude -. Oggi sono orgoglioso della persona che sono diventato. Durante le gare, il pubblico e gli atleti mi incitano dandomi un’energia pazzesca, aiutandomi così a superare l’enorme fatica. Gareggio per divertirmi ma anche per dimostrare che con impegno, volontà, determinazione e metodo, nei momenti di difficoltà ci si può riprendere e raggiungere traguardi inimmaginabili. Dentro ognuno di noi c’è forza in abbondanza per raggiungere i propri sogni e io ne sono l’esempio”.
“Il secondo tempo di Julian Ross”: dialogo tra Bernardo Bernardini e Patrizio Sarto
È stato proiettato, successivamente, il cortometraggio “Il secondo tempo di Julian Ross”, presentato alla 79° Mostra del Cinema di Venezia, seguito da un dibattito tra Patrizio Sarto, direttore di Medicina dello Sport dell’Ulss 2, e Bernardo Bernardini.
“Il secondo tempo di Julian Ross” racconta la storia di Luca, giovane calciatore costretto a rinunciare alla carriera agonistica e ai suoi sogni sportivi a causa di una patologia cardiaca. Grazie al suo allenatore riesce ad accettare la nuova difficile condizione e a ritrovare il sorriso. Tra una scena e l’altra sono inserite delle testimonianze strazianti di famiglie e ragazzi che, a causa di una malattia, non hanno potuto continuare la loro carriera sportiva.
“Nasce questo cortometraggio per raccontare una storia formata da tante storie in cui ognuno di noi si può riconoscere – ha detto Sarto -. Spesso è dura fare il nostro lavoro, soprattutto quando valutiamo dei ragazzi e ci accorgiamo che c’è qualcosa che non va. Noi dobbiamo lavorare per sostenere la salute dei cittadini e l’inclusione, non abbandonando i nostri pazienti dopo la brutta notizia. Come struttura pubblica mettiamo un grande sforzo e impegno per prenderci a carico queste persone, che hanno bisogno di tanto tempo per maturare lo ‘stop’. Avendo visto in prima persona moltissimi casi, posso affermare che dalle tragedie nascono le migliori opportunità“.
“Lo stop per me è stato particolare – ha aggiunto Bernardo -. Mi hanno svegliato dopo un coma farmacologico dicendomi ‘ci sono i tuoi genitori’ e io non capivo dov’ero. Ci vuole tempo per metabolizzarlo. All’inizio mi concentravo solo sul 70% che non andava, pian piano ho iniziato a concentrarmi invece su quel 30%: cosa posso fare grazie a quel 30%? È stato un cambio di punto di vista che mi ha permesso di riiniziare a correre. All’inizio pensavo che la gente mi giudicasse per quel 70% ma, con il triathlon, mi sono accorto che mi ‘giudicavano’ invece su quello che riuscivo a fare. Lo sport mi ha aiutato a superare i pregiudizi che avevo su me stesso e sugli altri, mi ha cambiato il focus facendomi avvicinare agli altri, condividendo i valori.
Partire per una gara sapendo di arrivare tra gli ultimi non è così facile – continua -. Come ha detto un vescovo anglicano della Pennsylvania: ‘L’importante non è vincere ma partecipare con uno spirito vincente‘. Se non sono arrivato alla vittoria, non ho nulla da recriminarmi perché ho messo tutto me stesso e la gente lo ha notato. Questo pensiero mi ha reso orgoglioso dei miei risultati, anche se non medagliati. Nella vita di ogni persona si incontrano degli ostacoli: è il tuo destino, devi accettare quello che ti viene incontro. Siamo fortunati ad avere il nostro sistema sanitario ma se qualche volta il medico facesse il coach, darebbero quelle prospettive in più”.
I prossimi appuntamenti
Domani sabato dalle ore 15 negli impianti sportivi di via Kennedy a Fontanelle ci sarà la manifestazione sportiva che concluderà il programma del progetto “Sport salute e inclusione”. Il programma prevede il ritrovo dei partecipanti all’area antistante la scuola secondaria di primo grado; il corteo degli atleti e accompagnatori con arrivo al campo sportivo principale; il saluto delle autorità; la presentazione delle associazioni sportive del territorio; l’esibizione di alcune discipline sportive e la consegna dei riconoscimenti agli atleti che si sono distinti nell’ultima stagione sportiva. Seguirà un brindisi.
In caso di maltempo, la manifestazione si terrà in forma ridotta nella sala polivalente Marcuzzo.
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