Prosegue l’approfondimento sulle minoranze religiose presenti nel territorio della provincia di Treviso. Tra le varie religioni orientali seguite nella Marca Trevigiana è significativo l’interesse per il Buddhismo e per le pratiche che, in un modo o nell’altro, fanno riferimento a questa religione millenaria originata dagli insegnamenti dell’asceta itinerante indiano Siddhartha Gautama (VI, V secolo a.C.).
Per capire quale contributo possa dare il Buddhismo in questa fase storica così complessa, ci siamo confrontati con Ven. Seiun: un maestro e monaco buddhista di origini trevigiane. Nato a Castelfranco Veneto e molto attivo nella zona di Cinte Tesino (Trento), Ven. Seiun è monaco abate del tempio Tenryuzanji di Cinte Tesino. Il monaco buddhista trevigiano è stato ordinato secondo le piattaforme Mahayana-Vajrayana nelle tradizioni giapponesi Shugendo e Tendaishu, secondo la scuola Theravada dello Sri Lanka.
Svolge da anni attività di monaco per trasmettere l’insegnamento del Buddha principalmente in Trentino e Veneto. Ven. Seiun è membro del Tavolo delle appartenenze religiose di Trento e del Tavolo del dialogo fra le religioni di Rovereto, oltre ad essere cofondatore di “Italia Buddhista“, realtà che raggruppa religiosi buddhisti di diverse tradizioni. Molti gli incarichi e le collaborazioni con istituzioni e realtà attive nel dialogo tra le religioni e nello studio delle discipline orientali: è infatti vicepresidente dell’associazione Sammasathi di Padova e vicepresidente di “Liberation Prison Project Italia”, associazione che si occupa di trasmettere ed insegnare ai carcerati delle tecniche di meditazione e gestione delle emozioni.
Quando e perché ha deciso di seguire la dottrina del Buddha? In che momento è diventato monaco?
Verso i 14-15 anni, non ricordo bene, ho sentito una spinta interiore che si faceva sempre più decisa verso la vita religiosa, ma all’epoca non conoscevo il Buddhismo che, tra l’altro, era ancora molto sconosciuto alla società veneta in cui vivevo. Quindi immaginavo che la mia strada sarebbe stata in uno dei diversi ordini religiosi cattolici. Furono le arti marziali orientali, che da poco avevo iniziato a seguire, a portarmi gentilmente e gradualmente a conoscere quella che sarebbe poi diventata la mia vera religione. Scelsi il Buddha come mio maestro poiché egli mi ha dato da subito le risposte di cui a quel tempo necessitavo. La grandezza di questo Maestro sta nella capacità che egli ha ancora oggi di stupirmi e di sedurmi, grazie alla concreta e granitica sicurezza che il suo insegnamento, nonostante i suoi 2.500 anni, ancora oggi mi dà. Non vedo altre strade per me. Sono diventato monaco proprio vent’anni fa, nel 1999 in Giappone, con i “monaci montanari”. Quest’anno, il prossimo agosto, festeggerò questa mia importante tappa.
Il Buddhismo, a livello istituzionale, prevede molte correnti diverse che si ispirano agli insegnamenti del Maestro. A quale corrente appartiene e dove ha potuto formarsi per diventare monaco?
Io insisto a dire che di corrente ce n’è solo una. La “Dottrina di Liberazione del Buddha” è una ed è unica: è composta di varie tradizioni che possono cambiare per estetica nella prassi liturgica, nei testi dottrinali scelti e su alcune idee, ma che non dovrebbero giustificare divisione nella comunità. Buddha stesso, infatti, nel Lankavatara sutra disse che la sua Dottrina è una, ma che i metodi per diffonderla sono vari. Il nostro patriarca cinese, Zhi-yi, diceva che il più grave errore per un buddhista sarebbe credere che la propria tradizione sia quella vera rispetto alle altre.
Molti considerano il Buddhismo una filosofia di vita e non una vera e propria “religione”. Cosa ci può dire in merito a questa affermazione?
Per me il Buddhismo è ciò che ogni persona, secondo le proprie necessità ed inclinazioni, desidera che sia per se stesso. Per me, che sono un religioso, il buddhismo è religione. D’altra parte, ha in sé tutti i connotati per essere una religione se vogliamo uscire da un certo modo di pensare che ha portato ad associare in maniera assoluta il termine “religione” alle dottrine monoteiste.
In un momento di generale crisi delle istituzioni religiose tradizionali si riscontra, invece, un crescente interesse per la ricerca di un cammino spirituale che risponda concretamente alle “necessità dell’anima” di ogni individuo. Che contributo può dare il Buddhismo in questo senso?
Il Buddhismo non crede nell’esistenza di una particolare “sostanza” o “entità” denominata “anima”. Tuttavia, per le questioni di difficoltà interiori, vedo che il Buddhismo risponde abbondantemente e concretamente alle necessità delle persone. Io incontro sempre più giovani che vengono al nostro tempio in Trentino per parlare e sopratutto per essere ascoltati e non derisi o giudicati. Sono sempre di più coloro che decidono liberamente di intraprendere il percorso della “Dottrina di Liberazione Irreversibile”, come la definiva il Buddha stesso, e non credo che lo si faccia per il fatto che sia semplice poiché, contrariamente a ciò che molti dicono e pensano, il Buddhismo non dice di sì a tutto ma, anzi, sa donare molti “no” per la crescita della persona e per contribuire così ad una società sana fatta di individui capaci di pensare con la loro testa, perseverando nelle scelte di ciò che va fatto.
Lei gira molto e sicuramente avrà incontrato diverse persone che le avranno parlato dei loro problemi e delle loro sofferenze. Qual è, a suo parere, uno dei maggiori mali del nostro tempo?
L’incapacità di essere coerenti. Si desiderano persone senza più identità o, meglio, con identità a volte forzatamente indotte ma che sono false. Per far ciò non vengono più trasmessi valori importanti come il rispetto verso di sé (che non significa egoismo) e verso gli altri oltre all’importanza della parola data e della coerenza. Manca la capacità di affrontare le difficoltà della vita e, quindi, di trasformare la sofferenza in opportunità. Non è nemmeno tanto difficile arrivare a questo. Basta offrire uno smartphone, magari più costoso è meglio. Non sono contro la tecnologia, anzi la sfrutto anch’io, ma è proprio qui che sta il problema: non permetto alle cose, alle idee e agli interessi altrui di usarmi. Sono io ad usare le cose per quello che mi servono e sono sempre io a valutare se fanno al caso mio le idee proposte da altri.
In provincia di Treviso e nell’Alta Marca Trevigiana ci sono delle scuole buddhiste dove poter iniziare un cammino spirituale sulle orme degli insegnamenti del Buddha?
C’è un centro a Zero Branco e c’è un gruppo che seguo io a Castello di Godego ma il Veneto offre diverse opportunità per avvicinarsi agli insegnamenti del Buddha.
(Intervista a cura di Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto per gentile concessione di Ven. Seiun).
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