Dalle Alpi a Treviso alla Laguna: le tappe (e la storia) del Cammino del Beato Enrico

Sono serviti alcuni anni di lavoro ma, alla fine, si è arrivati all’individuazione e promozione di un percorso di fede e di bellezza che collega le Alpi con Treviso e la laguna di Venezia.

Finalità, razionale, contesto

Le finalità della proposta nascono dalla volontà di condividere esperienze, declinate sul modello dei cammini maggiori e orientate a favorire la cultura e la pratica dei cammini di pellegrinaggio, anche su scala veneta.

Il razionale si basa sull’esigenza di riscoprire e valorizzare le tante tracce, talvolta ricoperte dalla polvere dei secoli, che l’epopea dei cammini, arrivata fino a noi, attraversando lo spazio e il tempo dell’Europa, ha lasciato anche nelle nostre terre.

Nello specifico sulla opportunità/ necessità, in un tempo di sradicamento, di non disperdere una tradizione di devozione al Beato Enrico, che è stata da secoli e per secoli un importante deposito della religiosità trevigiana.

La storia del beato Enrico o Arrigo o Heinrich è stata rivisitata e riproposta alle comunità cristiane e civili in occasione delle celebrazioni organizzate nel 2015 dalle Diocesi di Treviso e di Bolzano, per il settimo centenario della morte del Beato Enrico da Bolzano, le cui spoglie sono venerate da sette secoli nella Cattedrale di Treviso.

L’idea di camminare sulle orme del Beato prende corpo dall’innesto di quella occasione speciale in un contesto favorevole, legato alla partecipazione alle stesse celebrazioni di alcuni pellegrini iacobei. È un seme che cade sul terreno fertile della cultura e della pratica del pellegrinaggio a piedi, di cui il cammino di Santiago rappresenta il paradigma. Si decide di far memoria del beato, forse un pellegrino romeo, di certo un pellegrino urbano, pellegrinando quindi a piedi da Treviso a Bolzano, luogo di nascita del beato.

Una esperienza forte, un cammino di fatica e un cammino dell’anima da cui nasce la spinta alla condivisione, attraverso una proposta strutturata di cammino.

Sono anni di cammino nel cammino, di peregrinazioni sul terreno, per valutare fattibilità, sostenibilità della proposta, la sicurezza e la praticabilità dell’itinerario e di peregrinazioni tra biblioteche ed archivi, per verificare la plausibilità storica del percorso, in assenza di diari di viaggio del beato e di alcun documento che indichi il percorso del beato da Bolzano a Treviso.

Il lavoro porta alla identificazione e mappatura dell’itinerario, secondo criteri di plausibilità storica, sostenibilità, sicurezza e bellezza ambientale e alla stesura di una guida, che lo descrive in dettaglio e ne spiega ragioni e metodi di identificazione.

Il cammino

Chi era il Beato Enrico? Un Santo apparentemente minore, un pellegrino, prima boscaiolo e poi pellegrino urbano, uomo della penitenza e della carità, la cui memoria si è conservata per secoli tra le genti del nord alpino e del Veneto, dove è venerato come patrono dei vignaiuoli e dei boscaioli.

Arrivò verso la fine del XIII secolo a Treviso, dove morì in fama di santità nel 1315. Alla sua morte le campane della città di Treviso suonarono all’unisono spontaneamente ed enorme fu l’afflusso di persone alla sua tomba. L’evento ebbe risonanza ben fuori dei confini della città, tanto che venne citato dal Boccaccio nelle sue opere.

Il filo conduttore del processo di individuazione dell’itinerario è stato il cammino di Santiago: difatti si va a Compostella alla tomba dell’Apostolo partendo dai Pirenei e proseguendo poi fino al mare, come si va alla tomba del beato a Treviso, partendo dalle Alpi e proseguendo fino al mare. Si è cercato di privilegiare nel tracciato i siti in cui le tracce di questa epopea, che spesso guardiamo ma non vediamo, sono appena sotto la polvere del tempo, a raccontarci storie di pellegrini e pellegrinaggi. La partenza da Bolzano (pons Drusi della tavola peutingeriana), alla confluenza delle strade che portano ai due grandi passi alpini Resia e Brennero, rimanda in modo sorprendente all’inizio del cammino di Santiago a Puente la Reina, alla confluenza delle strade che portano ai due passi di Ronsisvalle e del Somport.

Il tracciato di 250 chilometri in 10 tappe collega Bolzano a Treviso, via Trento, Borgo Valsugana, Bassano, Castelfranco, con un prolungamento, lungo la via Claudia Augusta verso Altino-Torcello-Venezia, grande snodo delle vie di pellegrinaggio medievali.

Un itinerario lungo gli assi dei grandi fiumi Adige, Brenta e Sile che, al fascino dei paesaggi montani, collinari, lacustri, fluviali e lagunari unisce quello della storia e della bellezza dei borghi e città attraversate, di chiese, castelli, conventi e antichi ospitali posti lungo il cammino.

La mutevolezza del paesaggio è una delle cifre di questo cammino: Il pellegrino inizia il suo cammino a Bolzano, coronata dalle Alpi, per arrivare ad Altino immerso nel paesaggio lagunare, attraversando la val d’Adige, la valle del Brenta, le colline della pedemontana veneta, il parco naturale delle sorgenti del Sile, la pista ciclopedonale dell’Ostiglia.

Il tracciato è in parte sterrato ed in parte ricalca piste ciclabili o modeste stradine di campagna e si integra nella rete dei grandi cammini: ad Altino con la via Romea “strata” e a Castelfranco con il Cammino di Antonio.

Il tempo necessario per percorrerlo è di circa 10 giorni

L’interconnessione con le linee ferroviarie Brennero-Verona e Trento-Venezia è un valore aggiunto del cammino: è possibile, infatti, dato che il tracciato è quasi per intero parallelo alle linee ferroviarie, raggiungere facilmente in treno sia Bolzano o Treviso, che le tappe intermedie come Trento, Levico o Borgo Valsugana, Bassano o Castelfranco Veneto.

Un’esperienza ricca di storia che fa respirare atmosfere diverse attraverso le terre sudtirolesi, trentine e venete: si parte dall’Heinrichof (il maso di Enrico in Bolzano), passando per Trento e arrivando a Treviso lungo i vigneti del sud Tirolo, proseguendo immersi nel verde del Lagorai attraverso la Valsugana, visitando Bassano con il suo ponte, Castelfranco con le sue mura e la pala del Giorgione, arrivando poi in cattedrale a Treviso, attraversandone lo splendido centro storico, per poi proseguire lungo le rive del Sile fino alla laguna, ad Altino e Torcello.

La guida

Il volume, realizzato da Paolo Spolaore, è suddiviso in una prima parte, con storia e ragioni della migrazione del Beato, criteri di identificazione del percorso e di scansione delle diverse tappe, in base a plausibilità storica, sicurezza, possibilità di garantire ospitalità povera, interesse storico paesaggistico.

La scansione della singola tappa si declina con descrizione della distanza, difficoltà, mappa, ospitalità pellegrina, visitanda sunt e infine descrizione analitica del percorso. Il tutto corredato da una notevole parte iconografica.

Nella seconda parte si riporta il percorso inverso da Biancade a Bolzano, con appendici di collegamento con il cammino di Antonio da Castelfranco.

Ricadute

Le attività di promozione del cammino del Beato Enrico hanno riguardato molti ambiti sia di struttura che di processo, in primis la costituzione di una associazione di pellegrini, denominata “Compagnia di Santiago e del Beato Enrico da Bolzano”. Una comunità aperta, laica, accogliente di pellegrini che, nello spirito dei valori cristiani e della cultura dei cammini, promuove e sviluppa i cammini a livello locale, in particolare il cammino del Beato Enrico da Bolzano. Si sono anche attivati un sito web compagniasantiagobeatoenrico.it e un gruppo facebook Compagnia di Santiago e del Beato Enrico; si è inoltre provveduto a rendere disponibili Credenziali specifiche, rilasciate dalla Compagnia e il testimonium, rilasciato quest’ultimo dal capitolo della cattedrale di Treviso.

Molte le attività di sensibilizzazione degli enti comunali, i cui territori sono attraversati dal cammino, con conseguente ottenimento di riconoscimenti formali. Importante e di grande impatto è stato l’inserimento del cammino del beato Enrico da Bolzano nel catalogo dei cammini religiosi italiani, avvenuto con nota del Ministero del Turismo del 23/5/2023

Numerosissime le occasioni di incontro con scuole, parrocchie, realtà associative in cui è stato presentato il cammino nel contesto della più vasta rete dei cammini maggiori. Significativa anche la partecipazione alle celebrazioni delle festività dei Santi patroni Giacomo e Beato Enrico, nonché l’organizzazione di momenti di riflessione comunitaria sulla spiritualità dei cammini di pellegrinaggio. Infine, ma non ultimi sistematici son stati i contatti con le strutture religiose presenti lungo il cammino per favorire la possibilità di accoglienza pellegrina. In questo contesto si è attivato un centro di accoglienza a Castelfranco veneto, in collaborazione con la parrocchia del duomo.

Conclusioni

Lo specifico della proposta è legato ad un processo di definizione e implementazione del progetto studiato e sperimentato dal basso, da gruppi di pellegrini che si son fatti carico della progettazione e della attuazione del percorso. Le ricadute in termini di supporto al sempre più il vasto mondo dei pellegrini di senso e di luce, alla ricerca di tracciato “nuovi” che riscoprano itinerari antichi, seguiti da secoli e per secoli dai pellegrini attraverso le terre venete, sembrano dar conferma della validità di questa impostazione

Il valore aggiunto, al di là dell’importanza devozionale della meta, o della rilevanza del contesto storico, paesaggistico e artistico in cui si colloca, è legato alla sostenibilità e sicurezza di un itinerario che collega lunghi tratti di piste ciclopedonali o di sentieri già esistenti. L’interconnesione con le linee ferroviarie Brennero-Verona, Trento-Venezia, Treviso-Vicenza ne garantisce inoltre facile accessibilità a Bolzano, Treviso ma anche alle tappe intermedie quali Borgo Valsugana, Bassano e Castelfranco Veneto.

Non vanno infine dimenticate le tante criticità esistenti sul piano della conoscenza della storia e delle tracce di questa grande epopea presenti in terra veneta, sul piano dei problemi di governo e di gestione dei sempre più numerosi cammini che si intersecano nel territorio e sul piano, infine, dell’impatto del fenomeno sulle comunità cristiane. Emerge quindi credo chiaramente il bisogno di una maggior integrazione strategica e gestionale  tra le diverse realtà pubbliche e private, civili e religiose che si occupano del tema dei cammini.

(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto: Paolo Spolaore)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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