Non solo Vincenza conosceva il proprio assassino, ma si fidava anche di lui. Di questo sembrerebbero certi gli investigatori che stanno cercando di far luce sull’omicidio della cinquantenne trevigiana trovata morta all’interno di un casolare nel tardo pomeriggio di mercoledì 4 luglio.
Le indagini dei Carabinieri del Comando provinciale di Treviso stanno fornendo diversi elementi utili che potrebbero portare, già nelle prossime settimane, a qualche svolta nel caso.
Quello che ormai è certo è che la donna non è stata uccisa da un balordo dopo un tentativo di rapina, ma che Vincenza si fosse data appuntamento con qualcuno che conosceva, e che la situazione sia poi degenerata fino all’omicidio. L’altra ipotesi è che la donna sia stata attirata, sempre da una persona che conosceva, in una trappola mortale. Fondamentale sarà anche cercare di capire il movente che ha spinto l’assassino a compiere un gesto simile.
Secondo quanto appreso, la donna non aveva nessuna intenzione di fermarsi a lungo in quel casolare visto il messaggio inviato alla figlia subito dopo aver fatto la spesa, in cui la donna la avvisava del suo imminente ritorno a casa, dopo la giornata di lavoro al Sexy Shop di Preganziol.
Elementi importanti per le indagini sarebbero arrivati anche dagli esami scientifici dei Ris di Parma che mercoledì hanno analizzato la bicicletta utilizzata dalla donna per gli spostamenti. Gli uomini del Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri hanno cercato impronte digitali e tracce di DNA che potrebbero appartenere al killer.
(Autore: Simone Masetto)
(Foto: Carabinieri Treviso)
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