Lo scorso 28 luglio una dipendente dello stabilimento Electrolux di Susegana ha vinto una causa nella quale il Tribunale di Treviso – Sezione Lavoro ha condannato l’Inail.
“La sentenza – spiega il rappresentante sindacale Fiom Cgil Augustin Bruno Breda – riconosce alla ricorrente, un’operaia di linea di montaggio, l’origine professionale della malattia da sovraccarico degli arti superiori (lesione degenerativa della cuffia dei rotatori di entrambe le spalle) precedentemente negata dall’Istituto. In questo specifico caso, il rifiuto dell’Inail era ancor più ingiustificato in considerazione del fatto che l’istituto aveva già riconosciuto alla lavoratrice l’origine professionale di un’altra malattia da sovraccarico degli arti superiori (epicondilite bilaterale), stimando però la relativa invalidità in misura pari al 5%, grado che non dà diritto ad alcun indennizzo”.
Breda sottolinea che, considerata la pregressa malattia, il Tribunale di Treviso ha condannato l’Inail a riconoscere in favore della lavatrice un’invalidità complessiva del 14% che, in relazione all’età ultra cinquantenne della ricorrente, dà diritto ad un indennizzo in capitale che si attesta sui 20 mila euro.
“In altre sentenze – ricorda -, di alcuni mesi addietro, le percentuali di invalidità sono state anche oltre i 16 punti e si sono raggiunti in un caso i 26 punti. Percentuali, queste, che portano ad una rendita vitalizi mensile per l’invalidità subita. Il tutto ovviamente senza perdere il posto di lavoro. Per un dipendente con tecnopatie muscoloscheletriche debilitanti, è essenziale tale riconoscimento, in quanto aumenta anche la tutela sul lavoro”.
“In più – precisano i delegati Rsu Fiom – gli eventuali futuri giorni di malattia per acutizzarsi della patologia o le terapie curative non rientrano più nelle assenze Inps e relativo comporto malattia (è il tempo oltre il quale per somma malattie non professionali, una volta superato il comporto, si può essere licenziati), ma sono a carico dell’Inail e sono meglio retribuite”.
Breda evidenzia che questa non è che l’ultima di una serie di cause che Inail ha perso contro dipendenti dell’Electrolux. Tutti i ricorsi fatti fino ad ora, come ha evidenziato il rappresentante sindacale, sono stati vinti dai dipendenti, operai della multinazionale svedese.
Cause rese possibili dall’impulso dato dai delegati Rsu Fiom Cgil dell’Electrolux Susegana, che hanno seguito i lavoratori con patologie in tutto il lungo percorso necessario per arrivare conclusivamente a sentenze come queste.
“E non mancano lavoratori di altre aziende – continua – che si rivolgono ai delegati dell’Electrolux per sapere come agire per vedere riconosciuta la malattia professionale. Lo scontro si è inasprito da un po’ di anni, quando l’Inail ha iniziato a respingere anche le malattie professionali derivanti da tecnopatie tabellate negli stessi protocolli dell’Istituto nazionale”.
“Il sospetto – dichiara Paola Morandin, esperta della Rsu Fiom Cgil – è che l’Inail locale (Conegliano) abbia deciso di respingere malattie professionali, se pur del tutto evidenti, ritardando così di anni il riconoscimento economico dovuto e le relative ulteriori tutele al lavoratore. In tutti i casi l’Istituto e le imprese così ci guadagnano, a rimetterci è il lavoratore e il sistema Paese”.
“Ciò – conclude – appare un improprio sodalizio tra imprese e Istituto, il quale dovrebbe tutelare i lavoratori dal male subito sul lavoro e non gli imprenditori che sono la causa generatrice della perdita dell’integrità fisica del dipendente”.
Il punto di resistenza delle imprese verso le malattie professionali, secondo i sindacati, sarebbe legato alla classe di rischio che aumenta il premio da pagare all’Inail con l’aumentare dei casi.
Da tempo le Rsu Fim, Fiom, Uilm dell’Electrolux di Susegana denunciano un atteggiamento di ostruzionismo sul tema da parte della struttura aziendale responsabile della salute e sicurezza dei lavoratori e dei rapporti con Inail nel trattare questi casi.
“Ma la caparbietà – conclude Breda – sta permettendo comunque il riconoscimento delle malattie professionali, anche se con maggior dispendio di energie per tutti, oltre all’impulso degli Rsu Fiom e della struttura tecnica dell’Inca Cgil di Treviso, con i loro medici legali, che in causa svolgono funzione di consulenti dei lavoratori, e l’altissima professionalità degli avvocati Giancarlo Moro e Camilla Cenci di Padova, che sono tra i maggiori esperti in materia previdenziale riconosciuti a livello nazionale e non solo dalla Cgil”.
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