La crisi idrica che ha colpito il nostro Paese, e in particolare anche la Regione Veneto, ha esposto il patrimonio culturale sommerso nelle acque interne a una repentina esposizione.
La proficua collaborazione tra il Servizio tecnico per l’Archeologia subacquea della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area metropolitana di Venezia e le Province di Belluno, Padova e Treviso, con il coordinamento del funzionario archeologo Alessandro Asta, i Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio culturale di Venezia, con il supporto logistico e operativo dei Nuclei Elicotteri Carabinieri di Belluno e Bolzano, del Nucleo Carabinieri subacquei di Genova e del Nucleo Natanti Carabinieri di Venezia, ha permesso di accertare lo stato del patrimonio conosciuto, acquisire elementi informativi su nuove emersioni ed effettuare attività preventiva sui siti.
Il dispiegamento dei mezzi aerei e dei natanti nei mesi di aprile, maggio e luglio, per complessive 40 ore di navigazione aerea e navale e 12 ore di immersione, ha supportato l’attività di ricognizione, documentazione fotografica e georeferenziazione delle installazioni oggetto di tutela nonché l’accertamento delle segnalazioni giunte alla Soprintendenza da Enti pubblici e cittadini.
Le risultanze emerse sia a seguito dell’abbassamento del livello dei fiumi e dei laghi, in particolare sui tratti mediani e terminali dei fiumi Brenta, Bacchiglione, Piave e Adige e sul Lago di Garda, e relitti ricompresi nel braccio di mare tra Malamocco ed Eraclea, vengono ora valutati nelle loro attuali condizioni per la loro migliore tutela e valorizzazione.
Sul fronte marittimo, le attività hanno riguardato il controllo della condizione di conservazione di relitti già conosciuti e attività preventiva di documentazione della mancanza di condotte criminose in danno del patrimonio, in particolare a Venezia (località Santa Maria del Mare e San Nicoletto) ed Eraclea.
L’Arma evidenzia la rilevanza del supporto informativo offerto dai cittadini attivi nelle diverse comunità territoriali venete, anche in forma associativa, che, con spirito di collaborazione, hanno segnalato ai competenti uffici di Soprintendenza o alle Stazioni dell’Arma competenti sui territori situazioni di potenziale interesse per l’emersione di elementi riconducibili al patrimonio culturale italiano.
Qualsiasi attività di scavo condotta senza l’autorizzazione della Soprintendenza in zone di interesse storico – archeologico è punita ai sensi dell’art. 175 del Codice dei Beni Culturali, così come l’impossessamento di beni culturali, punito ai sensi dell’art. 518 bis del Codice penale o il loro danneggiamento e/o deturpamento, punito ai sensi dell’art. 518 duodecies dello stesso Codice, con pene anche fino ai sei anni di reclusione.
Il Servizio tecnico per l’Archeologia subacquea della Soprintendenza per l’Area metropolitana di Venezia, diretto dal dottor Asta (alessandro.asta@cultura.gov.it) e i Carabinieri del Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale di Venezia (tpcvenu@carabinieri.it), rimangono disponibili per la raccolta di ogni utile informazione/segnalazione nonché per la promozione di puntuali indicazioni per una pronta tutela dei siti subacquei, in questo momento particolarmente drammatico per i nostri corsi d’acqua, a fronte di un patrimonio culturale subacqueo capillarmente diffuso e di rilevante livello.
(Fonte e foto: Carabinieri Tutela Patrimonio culturale).
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