In città il suo nome non passava tutt’ora inosservato. Quando Gentilini “Lo sceriffo” parlava, tutti lo ascoltavano. È morto questo pomeriggio il politico (o, ancor di più, l’amministratore) che ha segnato come nessun altro la storia recente della città. Con lui si chiude un’epoca fatta di slogan, ordinanze e battaglie senza filtri.
Con la sua scomparsa non se ne va solo un ex sindaco ma un volto noto della Lega, quando ancora era il partito del Nord. Se ne va un pezzo di Treviso, quella delle polemiche, dei proclami urlati in piazza, delle ordinanze contro i cani, le gomme da masticare, le panchine “occupate” e magari da togliere.


“Mi chiamano lo Sceriffo? Bene, lo sono” diceva. E lo è stato davvero. Non solo per lo stile da duro che ne ha fatto un’icona mediatica, ma perché per anni ha governato la città come se fosse una caserma, o forse un teatro, in cui ogni decisione diventava una scena, ogni frase un titolo. Lo amavi o lo odiavi, ma di sicuro non potevi ignorarlo. Molti i commercianti che lo ricordano perché la mattina, quando passava davanti ai negozi, entrava e con la sua voce inconfondibile diceva “prendi la scopa e vieni qui fuori a pulire”, a dimostrazione di quanto ci tenesse a una città pulita e sempre in ordine.
Eletto sindaco per la prima volta nel 1994, per molti ha rappresentato la voce della “Treviso vera”, quella dei bar, dei mercati, del mormorio popolare trasformato in legge comunale. “Basta panchine davanti alla stazione!”, “Via gli extracomunitari!”, “Multa per chi sputa la cicca!”. Ordinanze che oggi fanno sorridere o inorridire, ma che all’epoca raccolsero consensi vasti ma altrettante proteste e manifestazioni.
“Federalista sì, ma italiano” ricordava spesso, con l’orgoglio di chi ha servito negli Alpini. E con lo stesso spirito da battaglione ha affrontato ogni consiglio comunale, ogni campagna elettorale, ogni intervista. Aveva un lessico tutto suo, un modo di fare politica che oggi sembra venire da un altro mondo – e forse era così. Ma proprio questo lo ha reso irripetibile.
Anche negli anni da vicesindaco (2003-2013), quando non era più ufficialmente alla guida della città, continuava a influenzare tutto e tutti. Chi lo conosce bene racconta che non accettava di restare nell’ombra. “Io voglio tornare a fare il sindaco”, diceva spesso. E ci ha riprovato davvero, nel 2013, quando sfidò di nuovo il centrosinistra, con lo spirito di chi non accetta il tramonto. Fu sconfitto, ma non si ritirò. Rimase consigliere comunale. Nel 2018 fu l’ultima volta. Scese in campo con Mario Conte, riuscendo ancora una volta a dire la sua. E a farsi eleggere a quasi 90 anni.
Tra gli ultimi a recarsi all’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso, il sindaco di Treviso Mario Conte: “Sono andato a salutarlo oggi nel primo pomeriggio – commenta Conte -. Era entrato per un problema che si potrebbe ricondurre a un calcolo ma nulla di importante. Nelle prime ore del pomeriggio sono andato a salutarlo e non era cosciente. Mi diceva un sacco di parole, ma lo faceva per farmi crescere”.


“È passato alla storia con il soprannome di ‘sceriffo’ ma, nel suo caso, il termine era molto riduttivo – commenta il governatore del Veneto Luca Zaia -. È stato un uomo delle istituzioni prima ancora che un politico, un grande amministratore pubblico che negli anni della fine della prima repubblica ha saputo cogliere e intercettare i sentimenti della gente, di quello che chiamava ‘il mio popolo’, e grazie a questa dote come pochi altri ha saputo dare una risposta di buon governo a una città e diventare un modello per generazioni di sindaci in tante parti d’Italia. Tra i primi sindaci eletti direttamente, ha dato un’interpretazione di questo ruolo il più possibile vicino ai cittadini. Ha fatto la storia di Treviso e il Veneto ha avuto in lui una bandiera. Uomo di carattere, ha cambiato il corso della storia, non solo perché ha dimostrato che la Lega era un partito che poteva amministrare e farlo bene ma anche perché ha mutato l’approccio della pubblica amministrazione”.
“Gentilini ha sdoganato l’immagine della Lega nella pubblica amministrazione in anni in cui era tutt’altro che facile; da quando con la sua candidatura è stato espugnato il Comune di Treviso è stato l’inizio di una galoppata – aggiunge Zaia -. Lo ho conosciuto proprio in quei giorni, nel 1993, ed è nata un’esperienza comune. Negli anni che hanno visto lui primo cittadino di Treviso e me al vertice della Provincia fino al 2005, si è cementata una fortissima intesa. Abbiamo condiviso una grande passione civile, l’impegno e l’ansia del cambiamento, la visione di un Veneto portato fuori dalle secche in cui lo aveva relegato la vecchia politica dei palazzi. Ha reso quegli anni indimenticabili; mi mancherà e, sono certo, mancherà a tanti”.


“Credeva nei trevigiani e nei veneti – conclude il governatore – e anche ora che era lontano dalle stanze della politica, all’occasione non faceva mai mancare i suoi interventi e i suoi richiami, sempre attento e puntuale. Non posso dimenticare una delle sue ultime uscite, l’invito a rimanere e combattere che mi ha rivolto dalla stampa, insistendo che votare il presidente della Regione anche per un terzo mandato era una forma di rispetto dovuta ai cittadini. Ci sentivamo spesso, e immancabilmente il 3 agosto per il suo compleanno. Ad ogni telefonata la voce è rimasta squillante e stentorea ed i suoi pensieri indirizzati al bene della città. Ora che è mancato non sarà più la stessa cosa”.
Anche il leader della Lega Matteo Salvini ha ricordato, con un post su Instagram, Giancarlo Gentilini: “Addio a Giancarlo Gentilini. Un grande sindaco, un grande alpino, un grande Veneto, un grande leghista” le parole del vicepremier.
I messaggi di cordoglio si inseguono, da quando la notizia del decesso di “SuperG” è diventata di dominio pubblico. “Esprimo massimo cordoglio e condoglianze da parte mia, del Consiglio provinciale e – sono certo – di tutti i cittadini e le cittadine della provincia di Treviso per la scomparsa di Giancarlo Gentilini. Un uomo, un amministratore, un sindaco, una figura che ha segnato la storia di come si fa Amministrazione Pubblica in Italia – le parole di Stefano Marcon, presidente della Provincia di Treviso –. Una voce sempre forte e decisa, la stessa che avevo sentito proprio poco tempo fa al Teatro Accademico. Sia nel partito che nelle arene pubbliche, si è sempre esposto in modo diretto e senza compromessi, pensando sempre al bene ultimo dei suoi cittadini. Una figura così forte mancherà tantissimo. Ciao Genty”.
“Hai scelto di andare avanti proprio ora, caro Sceriffo, e noi non siamo affatto pronti a una perdita di questa portata. Non so nemmeno da dove cominciare per dire cosa sei stato per me. Mi hai insegnato cosa significa amministrare con coraggio e vivere la politica con passione. Ma prima ancora di tutto questo, sei stato un punto di riferimento sul piano umano per tutti noi giovani: sei stato un amico, una guida, una presenza costante. Con un sorriso, una battuta o una parola tagliente al momento giusto, sapevi sempre trasmettere saggezza. Resta a me, a tutti noi, il tuo Vangelo, fatto di ordine, disciplina, rispetto delle regole, cardini della nostra azione amministrativa”. Così l’assessore regionale Federico Caner ricorda commosso la figura di Giancarlo Gentilini, scomparso oggi a Treviso all’età di 95 anni.
“Per noi giovani che ci affacciavamo alla vita pubblica eri un esempio vero. E lo sei rimasto, anno dopo anno. Tra i tanti insegnamenti che mi hai lasciato, ce n’è uno che porto nel cuore più di tutti: ‘Le cose si fanno bene, perché vanno fatte’”, prosegue Caner. “Senza calcoli, senza tornaconti. Per te la politica era servizio, puro e semplice. Servizio alla tua città, alla tua gente, a Treviso. Da trevigiano, da amico, e da giovane che ha avuto il privilegio di starti accanto, posso solo dirti ‘grazie di tutto, Sceriffo. Ora mancherai terribilmente. Il tuo Canerino’”.
“E’ mancato un amico e una persona straordinaria – dice il sindaco di Villorba Francesco Soligo –, a nome dell’intera comunità di Villorba esprimo il cordoglio e le condoglianze alla famiglia. Giancarlo Gentilini è stato un grande uomo, un politico di alto livello, concreto e pragmatico, un simbolo di chi la politica la considera amore per i cittadini e il territorio. Ci siamo incontrati l’ultima volta un paio di mesi fa, in occasione del premio Sesto In Sylvis alla Barchessa di Villa Giovannina. Era stato cordiale come suo solito, avevamo scherzato e parlato con grande franchezza e simpatia. Sono senza parole, addolorato per una perdita così grande”.
“Un grande Sindaco, che ha saputo rendere grande e conosciuta Treviso, incarnando con orgoglio i valori autentici della trevigianità. Un uomo rispettoso, appassionato, capace di trasmettere alla città il suo spirito, i valori istituzionali, rendendola unica – il ricordo di Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio Treviso Belluno -. Un fiero Alpino di cui è sempre stato esempio. Portava avanti gli insegnamenti di cui andava così orgoglioso. Durante le mie missioni istituzionali in Italia, capita spesso che mi venga chiesto se sia vero ciò che si racconta di lui, se sia vero che ha fatto tanto per Treviso. E ogni volta è stata una gioia rispondere: sì, è tutto vero. È vero il suo impegno, la sua dedizione, la sua forza d’animo. È vera la sua volontà instancabile di lavorare per la sua amata città. Ha fatto scuola. E continuerà a farlo. Lo dicono i tanti sindaci dei nostri Comuni, che ancora oggi si ispirano ai suoi insegnamenti per interpretare con responsabilità e passione il loro ruolo”.
“Con Giancarlo Gentilini non se ne va solo un uomo della Lega, innamorato della sua città e della sua gente, ma un simbolo – le parole del capogruppo leghista in consiglio regionale Alberto Villanova -. Giancarlo era diventato infatti l’icona e il riferimento per tutti gli amministratori che volevano proteggere, difendere e migliorare la loro città.
Tale era la passione e l’amore per la sua città che persino i suoi avversari politici lo rispettavano. Nonostante le sue idee, infatti, era riconosciuto da tutti come leale e corretto.
E questo la dice lunga sul Gentilini uomo”.
In queste prime ore dalla notizia della scomparsa dello sceriffo, si diffondono i ricordi e le parole di cordoglio. Sicuramente è vivo il ricordo di Gentilini nel Comune di San Vendemiano, dove l’ex sindaco di Treviso si era recato più volte, anche alla luce della presenza di alcuni parenti della moglie, lì residenti.
A Tarzo, il sindaco e onorevole Gianangelo Bof ha ricordato i momenti vissuti con lui, anche nella veste di segretario provinciale della Lega e, soprattutto, la lezione data dallo sceriffo “a quei giovani amministratori”, che si affacciavano alla vita politica: “Per noi giovani amministratori della Lega era un esempio su come mantenere ordine e sicurezza in una città, cosa che lui ha fatto a Treviso – ha affermato Bof -. Era un sindaco presente e disponibile, dal linguaggio politico comprensibile e alla portata di tutti. Sapeva parlare delle questioni politiche con un linguaggio che era frutto della sua cultura” ha concluso.
Nel frattempo, la Sezione Ana di Conegliano ha voluto omaggiare Giancarlo Gentilini in quanto Alpino, ricordando che “ha posato lo zaino per salire al Paradiso di Cantore”.
I funerali di Giancarlo Gentilini verranno celebrati martedì 29 aprile alle 15.30 nella chiesa di San Nicolò.
(Autore: Simone Masetto. Ha collaborato Arianna Ceschin)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
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