“Un cittadino veneto moderno e un giornalista pulito. […] Un uomo di grande dignità, con un fondo di conservazione delle tradizioni che si è sempre tenuto e ha espresso pubblicamente, con passo sicuro, rispetto alla tracotante innovazione che ha investito il Veneto”.
Parlava così il grande poeta pievigino Andrea Zanzotto (1921-2011) ricordando Giorgio Lago (1937-2005), al quale era legato da profondi vincoli di stima e amicizia. E proprio il nome di Zanzotto è uno fra i tanti illustri che con i loro scritti hanno contribuito al nuovo volume “Giorgio Lago Il mio Veneto e altri scritti” che mette insieme le testimonianze dei migliori articoli scritti da Lago e i commenti a memoria a lui dedicati.


A quasi vent’anni dalla prematura scomparsa per malattia di Lago, avvenuta il 13 marzo 2005, è fresco di stampa il nuovo libro a cura del figlio Francesco Chiavacci Lago e di Francesco Jori, giornalista e scrittore, su iniziativa dell’Associazione Amici di Giorgio Lago – che organizza da anni il Premio Giorgio Lago Juniores – pubblicato per Ronzani Editore.


Un omaggio al già direttore del Gazzettino ed editorialista del gruppo L’Espresso, straordinario giornalista, lucido interprete e testimone dei quotidiani veneti, creatore della parola mito “Nordest”, convinto sostenitore di una politica capace di rappresentare le istanze concrete della comunità.
Ieri sera, giovedì 23 gennaio, la sala conferenze del Museo di Santa Caterina a Treviso era gremita da una folla di amici e autorità per la presentazione del volume, moderata da Giorgio Sbrissa. Sono intervenuti all’inizio per il saluto l’assessore della Città di Treviso Maria Teresa De Gregorio e l’assessore della Regione Veneto Federico Caner.




“Settembre 1963, marzo 2005: 42 anni di vita vissuta e di grande giornalismo”: questi sono raccolti e descritti nelle 500 pagine del nuovo volume, sempre portati avanti nel segno dei valori di libertà e indipendenza, uniti a una scrittura tersa e comprensibile a tutti.
“I libri precedenti su mio padre – ha spiegato Chiavacci Lago – erano più focalizzati sulla sua riflessione politica, incentrata sul riformismo, il federalismo, il movimento dei sindaci e sull’analisi degli assetti istituzionali. Ora abbiamo voluto dare spazio anche alle altre dimensioni del suo giornalismo sempre ricco e ampio, a partire da quella sportiva”.


“Il lavoro di ricerca e catalogazione è stato molto lungo e difficile – ha ricordato – Nel suo computer c’erano solo gli articoli degli ultimi tre anni. Ne mancavano all’appello oltre 11mila. Grazie alla scoperta di alcuni archivi di familiari e amici e alla preziosa collaborazione di tante persone siamo riusciti a ricostruire il patrimonio dei suoi scritti”.
Per parte sua, Giuseppe Cantele, direttore di Ronzani Editore, ha ribadito l’importanza della pubblicazione, “di formato tascabile, che potesse mettere insieme quanto di meglio ha scritto e renderlo fruibile ad un largo pubblico”.
Jori ha dipinto i tratti umani e professionali di Lago: “Sotto la sua direzione al Gazzettino, abbiamo imparato lo spirito di squadra tra colleghi. Ci dava la soddisfazione e l’orgoglio di essere tutti coinvolti, in ogni passaggio, nel prodotto finale, il giornale. Non perdeva mai la leggerezza e l’ironia”.


Il suo lascito più importante? “Il riconoscimento verso ogni persona e ogni lettore – ha osservato ancora -. Stava sempre dalla parte della democrazia, delle istituzioni e delle persone perbene. Era un uomo laico, ispirato a valori di umanità e solidarietà: giudicava le scelte, mai le persone, e guardava il mondo con la mente elastica e aperta verso le novità e il cambiamento cui dava voce”.
“In lui – ha concluso Jori – non si potevano distinguere le dimensioni di uomo e di giornalista: il rapporto con i lettori e con i colleghi era lo stesso che manifestava in ogni altra situazione. Giorgio era una persona vera, un uomo clemente con tutti: fino all’ultimo ci ha ricordato di ‘volerci bene’”.
(Autrice: Beatrice Zabotti)
(Foto e video: Beatrice Zabotti)
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