Nel 2020 in provincia di Treviso si sono tolte la vita 52 persone; nei primi sei mesi del 2021 sono 25 i casi di suicidio accertati. Sono i “freddi” numeri forniti dalla Prefettura di Treviso e resi noti da Leonardo Meneghetti, direttore del Dipartimento per la salute mentale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, nel presentare il convegno “Nuovi scenari post-Covid: dall’emergenza sanitaria alle nuove reti di servizio per la comunità”, che si terrà venerdì 10 settembre nell’auditorium Sant’Artemio della Provincia di Treviso, in occasione della Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio.
“Siamo in linea con lo scorso anno. – precisa Meneghetti – A queste cifre vanno aggiunti dieci tentativi di suicidio in modo importante, cruento. Il trend, però, non è in aumento. Nel 2017 ci sono state più persone che si sono tolte la vita, ma è un fatto che stiamo attraversando un periodo estremamente difficile. Sono aumentate di molto le richieste ai nostri centri di salute mentale da parte dei medici di base per i loro pazienti. Soprattutto, sono aumentate le richieste di aiuto da parte di giovani e adolescenti, così come sono accresciute le dipendenze tra i giovani e questo complica molto il quadro. In Veneto stiamo studiando un percorso di cura con un gruppo di lavoro interdisciplinare, per la fascia 17-24 anni. E’ un tentativo di lavorare tutti insieme e vedere come intervenire per il disagio dell’utenza giovanile”.
Si riassume così la situazione di un grave fenomeno sociale che tocca tutta la collettività, e non solo le famiglie di chi ha deciso di togliersi la vita, e verrà analizzato nel convegno voluto dalla Provincia di Treviso, i cui contenuti sono stati anticipati ieri martedì dal presidente Stefano Marcon, insieme ai soggetti coinvolti nel Tavolo provinciale per la Prevenzione dei gesti suicidari, fondato da Luigi Colusso.
L’organismo, operativo dal 2015, è costituito da oltre trenta componenti, servizi, associazioni, enti pubblici e privati che condividono esperienze di lavoro professionale e di servizio volontario per fronteggiare i tentativi di suicidio (o altre morti violente), accogliere i “sopravvissuti” (familiari, amici, colleghi di lavoro) operando in rete.
Le finalità del convegno e del Tavolo provinciale sono state illustrate da Stefania Sartori (consigliera provinciale con delega alle pari opportunità), Barbara Sardella (dirigente Ufficio scolastico provinciale), Giacomo Colladon (presidente MOM), Roberto Rigoli (direttore dei servizi socio sanitari dell’Usl 2), Leonardo Meneghetti (dirigente del dipartimento di salute mentale), Luigi Colusso e Francesco Rocco (Cittadinanzattiva e presidente della Odv “La rete di Malachia”).
Come sottolineato da Stefania Sartori, la Provincia vuole dare una risposta come istituzione in un periodo molto difficile, amplificato dalle restrizioni della pandemia. “E’ importante fare sapere alle persone che ci sono gli strumenti per cercare aiuto”, ha detto il sindaco del comune di Quinto di Treviso. Quel che emerge, in particolare, è il crescente disagio manifestato dai ragazzini e dai giovani con l’insorgere dell’emergenza Covid“.
“Sappiamo che i nostri ragazzi spesso hanno crisi di panico nei giorni di rientro a scuola in presenza, oppure sono colti da altri fenomeni depressivi” ha sottolineato Sardella.
C’è l’urgente necessità di captare per tempo queste forme di disagio, di farle pervenire a chi può fornire un sostegno concreto. Perciò l’ufficio scolastico provinciale ha lanciato un’iniziativa tra le scuole per la realizzazione di un logo e delle locandine che invitano a rivolgersi al Tavolo provinciale per la prevenzione dei gesti suicidari.
L’azienda di trasporto pubblico MOM darà un contributo alla campagna di sensibilizzazione del Tavolo, entrando nel quotidiano dei passeggeri (in particolare giovani e studenti), collocando negli autobus e corriere degli appendini con i messaggi preventivi in cui si legge “Racconta la tua storia: Servizio InOltre 800 33 43 43”. Chiunque può staccarlo e telefonare al numero stampato, oltre ad accedere ai servizi del Tavolo tramite un codice QR. “Li metteremo in tutti i nostri bus che girano nella provincia di Treviso, Venezia, Vicenza, Padova, Belluno e anche in Friuli” ha assicurato Colladon.
Il servizio “InOltre” fa parte della Rete di Malachia, a cui aderiscono anche 45 Comuni, Ulss 2, associazioni di volontariato, Advar, Comunità di Sant’Egidio, studi legali e patronati. Si tratta di una rete di relazioni che assicurerà il necessario supporto ai cinquanta volontari che stanno seguendo il corso di formazione per essere impiegati, dalla fine del 2021, nel programma di “postvention”. Un termine che definisce gli interventi da attuare dopo che il suicidio (o la morte violenta per incidente stradale o infortunio sul lavoro) è avvenuto, per “ricostruire” le famiglie e le comunità profondamente colpite da queste tragedie.
Il tema della prevenzione dei suicidi tocca anche gli anziani, fenomeno molto sotto stimato dalle statistiche. Se ne parlerà nel convegno di venerdì con la ricerca sperimentale delle operatrici dell’Israa di Treviso, riflettendo sulla pandemia che ha messo a dura prova la popolazione anziana e tutto il sistema di assistenza e cura che la accompagna fino alla fine.
Altre esperienze per la prevenzione dei suicidi che saranno illustrate al Sant’Artemio sono il progetto pilota “Lo psicologo di quartiere”, nato su iniziativa del Comune di Treviso e presentato da Veronica Gallo, mentre Serena Zaccaron racconterà quanto sta attuando la Fondazione Caritas Vittorio Veneto Onlus, braccio operativo della Caritas diocesana vittoriese, per fronteggiare situazioni di disagio dovute a indigenza, emarginazione, immigrazione, handicap, disoccupazione, malattia, solitudine, difficoltà di inserimento scolastico e donne vittime di violenza familiare.
(Foto: Provincia di Treviso).
#Qdpnews.it