“Giovani, abbiamo bisogno della vostra collaborazione”: il discorso del Questore ai ragazzi

Il Questore Alessandra Simone

Già dalla scelta della location per la festa della Polizia di Stato in Piazza Borsa (negli ultimi anni luogo simbolo del disagio giovanile in città) si era capito che la cerimonia trevigiana di quest’anno avrebbe “strizzato l’occhio” ai più giovani. Poi quando – tra gli applausi – il Questore di Treviso Alessandra Simone ha preso la parola dalla sala della Camera di Commercio di Treviso Belluno ogni dubbio è stato sciolto. 

In una decina di minuti di discorso, in cui ha ricordato anche i numeri degli interventi della Polizia di Stato, Simone ha ripetuto la parola “giovani” per una decina di volte. Se questo non bastasse, il questore ha anche più volte alzato lo sguardo verso il piano alto della sala, dove ad ascoltarla c’erano moltissime scolaresche arrivate dagli istituti della città.

“Ragazzi, voi che siete il futuro della nostra società, seguite solo gli esempi di integrità e coerenza di chi vi ha preceduto, pretendete la massima attenzione e il massimo rigore morale e reale da tutte le Istituzioni preposte, ricordate sempre che la legalità mette radici solo in terre fertili di responsabilità, ambite realmente a una società che dica un “NO” deciso a qualunque forma di illegalità e, facendovi guidare dalla stella polare della nostra Costituzione (mutuo questa definizione dalla senatrice a vita Liliana Segre), aprite la strada al concetto di normalità, che si sostanzia nella effettiva e reale parità ed eguaglianza tra i sessi, abbiate la cultura dello Stato e delle Istituzioni e il profondo piacere dell’onestà”.

Di seguito, il discorso integrale del questore di Treviso Alessandra Simone durante le celebrazioni del 173° anniversario della Fondazione della Polizia di Stato:

“Celebriamo per la  173° volta il lungo cammino nel tempo di un Istituzione che, quotidianamente, ha dimostrato di sapersi rinnovare adattandosi ai mutamenti del contesto sociale.

Oggi più che mai la Polizia di Stato si pone come autentico e solido presidio di sicurezza, necessario per rendere concreto il libero esercizio dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione e assicurare le migliori condizioni di vivibilità, interfacciandosi quotidianamente con i bisogni della gente.

Una risposta efficace alla domanda di sicurezza, infatti, non può prescindere dal confronto, dal rapporto fiduciario, che è necessario instaurare con i cittadini per intercettarne le aspettative e anche i motivi di preoccupazione. 

In questo senso, quanto è accaduto negli ultimi anni ci ha insegnato in maniera chiara come uno dei nostri compiti debba essere anche quello di comprendere e gestire i momenti di inquietudine di volta in volta generati da perduranti periodi di criticità generale.

Esserci sempre, il claim scelto in questi anni per celebrare la festa della Polizia, in questo senso, esprime compiutamente lo spirito della nostra “missione”: al servizio dei cittadini per produrre sicurezza che è l’espressione massima della libertà di ogni collettività.

 “Esserci sempre”, nella sua semplicità, restituisce, nello stesso tempo, il senso dinamico dell’azione e la dimensione morale dell’impegno che ci assumiamo.

Garantire la sicurezza della collettività e la pacifica convivenza civile, arginando i fenomeni di illegalità che incidono sulla percezione di sicurezza e interferiscono sulla crescita culturale, economica, sociale del territorio e delle nuove generazioni, ostacolandola o comunque rallentandola, significa dar corso a un’azione composita che si arricchisce di compiti nuovi e impegnativi in un contesto sociale sempre più complesso.

Ed infatti, una prima induttiva considerazione si impone: ad anni di sofferenza e di paura che hanno condotto il mondo ad avere contezza del senso della fine e dell’isolamento, si sono succeduti brevi attimi di euforia caratterizzati da una voglia di rinascita alla ricerca del tempo perduto e di valori comuni e condivisi, che hanno, però, ben presto, lasciato spazio a un senso di disorientamento, che si è trasformato in quel disagio collettivo che ben si traduce nel cosiddetto “male di vivere” di montaliana memoria; oggi viviamo una nuova e diversa pandemia che definirei la “pandemia del disagio” dove il sentimento prevalente è la paura, in primo luogo dell’altro da sé, motrice di aggressività e terreno fertile per atti di illegalità.

E’ con questi scenari sociali, che ben conosciamo e non sottovalutiamo, che ogni giorno ci dobbiamo confrontare nel nostro lavoro al servizio dei cittadini.

Da 6 mesi sono Questore della provincia di Treviso, una provincia che unisce alla bellezza paesaggistica una fiorente realtà commerciale, con una economia ricca e produttiva in continua espansione che va preservata e tutelata. Questa provincia sotto il profilo economico è uno dei motori d’Italia e siamo consapevoli della enorme responsabilità del nostro ruolo che, con il coordinamento del Prefetto, svolgiamo in rete e in perfetta sinergia con i colleghi delle altre forze dell’ordine e con le amministrazioni comunali.

Anche quest’anno la Polizia di Stato della provincia di Treviso ha fatto tanto, impegnandosi al massimo delle proprie possibilità grazie al lavoro di eccellente livello professionale svolto da colleghe e colleghi della Questura e delle Specialità, dotati di grandi qualità morali e tanta passione per il proprio lavoro, che ringrazio sentitamente.

Per quanto riguarda la nostra provincia, i risultati della quotidiana attività di garanzia dell’ordine e sicurezza pubblica sono comunicati agli organi di stampa locali, che ringrazio per la preziosa collaborazione, e sono oggetto di compendio nella brochure che troverete in sala.

La provincia di Treviso si pone nella statistica nazionale come una delle province più sicure d’Italia con il più basso tasso di criminalità pur risentendo del generale aumento nazionale di alcune fattispecie di reato, in particolare i reati predatori su pubblica via, che sono caratterizzati da dinamiche differenti tra capoluogo e provincia, ed infatti se nel capoluogo gli autori di queste fattispecie di reato sono sempre più i minori, in provincia si registra un lieve aumento di reati attribuibili a stranieri. Coerente ed efficace è stata ed è l’azione di contrasto a queste fattispecie di reato che ha avuto per conseguenza un aumento dei soggetti denunciati e arrestati, anche di minore età.

Al momento del mio insediamento ho affermato che la parola d’ordine della Polizia di Stato della provincia di Treviso sarebbe stata Prevenzione, mettere al centro il cittadino e il suo bisogno di sicurezza, considerandolo priorità assoluta. Come ho più volte detto non ci soddisfa la repressione soprattutto quando dobbiamo fare i conti con “cronache di morti annunciate” in cui l’autore è tristemente noto e l’indagine di facile risoluzione, come avviene purtroppo nei casi di femminicidio, non ci appaga questo arresto, vogliamo arrivare prima. 

Quando la prevenzione funziona non se ne accorge nessuno, il risultato passa inosservato alla cronaca ma gratifica profondamente noi operatori di polizia.

E nel solco della prevenzione e dell’esserci sempre mi piace sottolineare la attività di controllo del territorio svolta in maniera capillare e continua dagli operatori delle Volanti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, avvalendosi di strumentazioni tecnologiche sempre più all’avanguardia,  che ha consentito di mantenere sempre alta la soglia di attenzione sul territorio assicurando alla giustizia gli autori di reati molto spesso colti sul fatto, oltre che di eseguire delicatissimi interventi di soccorso pubblico che in svariate occasioni hanno permesso, grazie al coraggio e alla professionalità degli operatori, di salvare tante vite umane.

La Polizia di Stato, come ho detto, produce sicurezza e per farlo al meglio deve valutare attentamente anche il malessere percepito, ossia il senso di insicurezza non suffragato dai dati criminologici, e fare la sua parte per porvi rimedio creando una rete tra tutti gli attori sociali, operando un ascolto attivo dei cittadini, facendosi conoscere, garantendo la pronta accessibilità agli uffici e la disponibilità degli operatori. La sicurezza, come efficacemente espresso dal sociologo polacco Zigmunt Baumann, è un “sentimento che si crea e si rinforza nell’idea di vivere dentro un orizzonte comune”.

E in questo orizzonte comune, il nostro strumento di azione è  appunto la prevenzione, arrivare prima, garantire la nostra presenza a prescindere dalla commissione dei reati: questo è esserci sempre.

Ed è questo il senso dei servizi settimanali che svolgiamo anche in collaborazione con le altre forze dell’ordine, finalizzati ad incidere sul fenomeno crescente della mala movida caratterizzata da atteggiamenti aggressivi e prevaricatori di giovani, molto spesso minorenni che sempre più spesso sfociano in condotte costituenti reato. 

La nostra comunità è stata sconvolta dal gravissimo episodio dello scorso 12 dicembre, dove, in pieno centro cittadino al culmine di una lite tra giovanissimi, un ventenne ha perso la vita. Le indagini svolte nell’immediatezza dei fatti dalla nostra Squadra Mobile hanno accertato che il motivo scatenante dell’aggressione era la volontà di sottrarre alla vittima la sostanza stupefacente che era nella tasca dei suoi pantaloni, e per questo veniva colpito con calci e pugni, accoltellato ripetutamente e ferito con cocci di bottiglia. Per questi fatti, dopo solo cinque giorni, sono stati compiutamente identificati i 10 soggetti del gruppo, ben sette minorenni e tre maggiorenni.

Quando non possiamo prevenire, la risposta repressiva deve essere tempestiva ed efficace e cosi è stato, in collaborazione con la Procura di Treviso che ringrazio.

Dopo questo efferato episodio abbiamo modulato diversamente i nostri servizi sul territorio adattandoli ai mutati scenari ( confrontando i dati di gennaio 2024 rispetto a gennaio 2025 il numero dei servizi svolti è stato raddoppiato e il numero dei soggetti controllati è quintuplicato) con l’obiettivo di restituire ai cittadini la fruibilità del bellissimo centro e soprattutto dare delle regole ai giovani per orientarli su una forma di divertimento sano e scevro da eccessi e per fargli comprendere l’importanza e il valore degli spazi pubblici che deve essere loro cura rispettare e preservare.

A parte il caso limite del 12 dicembre, il fenomeno sempre più crescente del disagio giovanile che affligge anche la nostra provincia impone una riflessione collettiva: la tipologia prevalente dei gruppi di minori che agiscono atti violenti o illegali nella nostra provincia, si caratterizza principalmente per una scarsa strutturazione interna e per la connotazione di fluidità del gruppo stesso. Oggi si assiste a numerosi atti commessi da gruppi di adolescenti, appartenenti a classi sociali diverse, aggregati da contingenze occasionali nei quali si evidenzia maggiormente il disagio sociale piuttosto che una chiara volontà criminogena e dove la commissione di reati è frutto di un agito immediato e si lega soprattutto al fatto che “la maggior parte delle azioni compiute dagli adolescenti sono compiute insieme con altri”. 

Nella quasi totalità dei casi, pertanto, non possiamo parlare di reati commessi da organizzazioni strutturate bensì di reati frutto della logica del “branco”. Con questa consapevolezza abbiamo modulato ed intensificato i servizi cosiddetti di intemperanza giovanile nel centro di Treviso, estendendoli anche al territorio di Conegliano, proprio allo scopo di potenziare l’attività di prevenzione, ed in questa direzione si muove l’esponenziale incremento nella nostra provincia dell’istituto dell’ammonimento del questore nei confronti dei cosiddetti bulli; quando abbiamo a che fare con i giovani, un’attività di contrasto fondata unicamente sulla repressione segnerebbe il fallimento della nostra società. Al contrario sono necessari azioni ed interventi sinergici e multidisciplinari tra le varie istituzioni, comprese scuola e famiglia, mirati allo sviluppo di percorsi di educazione alla legalità e alla partecipazione attiva nella società civile.

La Polizia di Stato ha messo in campo numerose iniziative e progetti dedicati ai ragazzi, con il duplice obiettivo di mettere in sicurezza la giovane vittima e di attuare un’azione di rete per  recuperare i giovani aggressori facendogli comprendere che la strada che hanno scelto è sbagliata che il bullismo è frutto dell’ignoranza di credersi più forti.

Vogliamo aprire un credito di fiducia con i cittadini e con i giovani della provincia di Treviso, la cui collaborazione per noi è indispensabile per far funzionare al meglio il delicato ingranaggio della sicurezza e offriamo la più ampia collaborazione ai presidi e agli insegnanti; siamo consapevoli della enorme importanza e delicatezza del loro ruolo.

Sempre nel solco della prevenzione sono stati attentamente monitorati dalla nostra Divisione Anticrimine, che mi piace definire il braccio operativo del Questore, i soggetti considerati socialmente pericolosi, e sarà aumentata esponenzialmente la produttività dei provvedimenti di competenza del Questore, sia sotto il profilo della sicurezza urbana che nel delicato settore della violenza domestica.

La sistematica applicazione della misura dell’ammonimento del Questore per i casi di violenza domestica e di atti persecutori e della sorveglianza speciale come forma di aggravamento, sono la dimostrazione concreta dell’efficacia dell’intervento tempestivo in questo delicato ambito; nell’ottica di preservare la centralità della donna vittima di violenza, creandole intorno una rete di protezione, anche in questa provincia sempre più soggetti ammoniti sono invitati a seguire un percorso di recupero trattamentale; un efficace sistema di prevenzione deve poter monitorare il potenziale maltrattante anche al fine di poter mettere in campo tutte le possibili iniziative per incidere e scongiurare il rischio di recidiva ed evitare quella escalation di aggressività che troppo spesso conduce dai maltrattamenti al femminicidio. Non mi stancherò mai di ripeterlo: per sconfiggere questi odiosi reati, retaggio di una società tribale e patriarcale, vogliamo arrivare prima, prima del primo schiaffo, prima di subito, con l’obiettivo di stroncare sul nascere la deprecabile carriera di questi maltrattanti in erba e abbiamo anche l’ambiziosa pretesa di recuperarli, facendogli comprendere il disvalore sociale e penale della loro condotta. La statistica ci sta dando ragione, è possibile il recupero degli uomini violenti quando sono nella fase iniziale della loro condotta.

Anche attraverso il lavoro svolto dalla nostra Divisione Polizia Amministrativa e Sociale abbiamo contribuito ad infondere serenità agli abitanti di questa provincia: è stato implementato il numero di controlli ad esercizi pubblici, adottando i provvedimenti  di chiusura dei locali a tutela dell’ordine e sicurezza pubblica (art. 100 TULPS), che si sono resi necessari per gravi fatti commessi al loro interno, compresa la somministrazione di alcolici ai minori. Voglio anche sottolineare che lo spirito del provvedimento è stato condiviso da molti gestori dei locali, che ringrazio, i quali hanno collaborato attivamente per orientare la rotta verso approdi sicuri e di “sano” divertimento. Anche l’attività del nostro ufficio passaporti è raddoppiata in quest’anno e il maggior impegno è stato fronteggiato con aperture straordinarie per assicurare una celere risposta ai cittadini.

Treviso è tra le città italiane con più alta presenza di stranieri regolari, mi sia consentito un cenno alla proficua attività del nostro Ufficio Immigrazione anche e soprattutto per quanto sta facendo nel contrasto all’immigrazione irregolare: negli ultimi mesi i provvedimenti di espulsione sono aumentati del 25%, gli accompagnamenti presso i Centri di rimpatrio sono aumentati del 93% e gli accompagnamenti coattivi alla frontiera del 500%.

In questo contesto voglio sottolineare il lavoro importante svolto in quest’anno dalla Polizia di Frontiera Aerea che ha gestito una notevole mole di passeggeri in transito dall’aeroporto Canova procedendo anche ad arresti e respingimenti alla frontiera di soggetti indesiderati, una particolare menzione al lavoro dei colleghi della Polizia Stradale anche nell’ottica della grande attività di prevenzione che stanno svolgendo, essendo la nostra provincia caratterizzata da un alto tasso di incidenti stradali mortali e una menzione all’importante lavoro della sezione operativa per la sicurezza cibernetica della polizia postale e telecomunicazioni di Treviso che, tra le numerose attività svolte, ha sventato moltissimi attacchi nel delicato e sempre più attuale ambito del computer crime. In questo periodo storico complesso e caratterizzato da conflitti internazionali è d’obbligo un cenno e un ringraziamento alla silenziosa attività di informazione e prevenzione abilmente svolta dalla nostra Digos.

Siamo consapevoli dell’enorme importanza del nostro compito, e sappiamo che garantire la legalità e la sicurezza implica un impegno costante e proattivo: l’attenzione e l’approccio empatico sono la nostra chiave di volta, conoscere il territorio e farsi conoscere dai cittadini, esserci sempre, proprio per instaurare un rapporto virtuoso di collaborazione, in cui vogliamo che il cittadino diventi protagonista della sicurezza urbana. 

Per poter svolgere al meglio il nostro compito chiedo la collaborazione dei cittadini: voi siete i nostri occhi e le nostre orecchie sul territorio, siete il “chiunque”, con la garanzia assoluta dell’anonimato, che chiede al questore di irrogare la misura dell’ammonimento e può salvare la sua vicina di casa dall’ineluttabile ciclo della violenza domestica; siete il cittadino virtuoso e responsabile che entra nei nostri uffici e segnala ciò che ha visto o sentito, consapevole che il suo contributo è giusto, doveroso e può essere indispensabile; siete il giovane che, dopo aver ripreso con il cellulare le fasi salienti di un’aggressione, si presenta nei nostri uffici per metterle a disposizione degli investigatori, dimostrando che la collaborazione e la fiducia verso chi è deputato a garantire la sicurezza sono la migliore espressione della democrazia. 

Giovani della Marca trevigiana, vi abbiamo voluto qui in tanti per ribadire la nostra grande considerazione e attenzione e il senso di responsabilità verso di voi e vi abbiamo voluto dedicare una parte di questa cerimonia con la premiazione di tre giovani che si sono formati in questa città e che, in settori diversi, stanno dando il loro contributo alla società con la stessa determinazione, forza, sacrificio e passione che hanno avuto Mario Conte, Adriano Panatta e Red Canzian che li premieranno, e che ringrazio per la loro significativa presenza; attraverso esempi positivi di campioni nella vita istituzionale, nello sport e nella musica, vogliamo veicolare ai giovani di questa provincia il messaggio di possibilità.

Ragazzi, voi che siete il futuro della nostra società, seguite solo gli esempi di integrità e coerenza di chi vi ha preceduto, pretendete la massima attenzione e il massimo rigore morale e reale da tutte le Istituzioni preposte, ricordate sempre che la legalità mette radici solo in terre fertili di responsabilità, ambite realmente a una società che dica un “NO” deciso a qualunque forma di illegalità e, facendovi guidare dalla stella polare della nostra Costituzione (mutuo questa definizione dalla senatrice a vita Liliana Segre), aprite la strada al concetto di normalità, che si sostanzia nella effettiva e reale parità ed eguaglianza tra i sessi, abbiate la cultura dello Stato e delle Istituzioni e il profondo piacere dell’onestà.

Carissime donne e uomini della Polizia di Stato, in conclusione, vi giunga la mia più sincera gratitudine per il lavoro che state svolgendo in un momento storico particolarmente complesso, siamo consapevoli dell’importanza del nostro compito per la Nostra Nazione e per la Nostra Comunità, dobbiamo esserne orgogliosi e con un profondo senso di responsabilità dimostrarci sempre all’altezza di questo grande onore.

Grazie per l’attenzione, Viva la Polizia di Stato”.

(Autore: Simone Masetto)
(Foto: Simone Masetto)
(Articolo e foto di proprietà di Dplay Srl)
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