Nel 2023 il Giro d’Italia tornerà a puntare i riflettori sul Veneto. Lo ha annunciato il presidente della Regione, Luca Zaia, dopo la premiazione dei vincitori della diciottesima tappa dell’edizione in corso, che ha attraversato le province di Trento, Vicenza, Belluno e Treviso, con un lungo “affondo” nelle colline del Prosecco.
“Quest’anno abbiamo fatto un buon accordo con Rcs. Dopo questa tappa trevigiana, domani sabato ci sarà il tappone dolomitico con l’arrivo sul Passo Fedaia e il Giro stavolta non si concluderà a Milano ma a Verona, con una cronometro che interesserà soprattutto la zona della Valpolicella. Direi che l’accordo ne è uscito bene. Stiamo già lavorando per il prossimo anno. Non posso anticipare le tappe, ma sono già abbozzate. Andremo sicuramente ad organizzare in Veneto tre tappe con tre arrivi“.
Zaia anticipa così che il Giro d’Italia 2023, l’edizione numero 106, avrà ancora come meta il Veneto, e lo fa alla fine della diciottesima tappa Borgo Valsugana – Treviso vinta in volata dal belga Dries De Bondt della Alpecin – Fenix.
Luca Zaia, accanto al sindaco Mario Conte, ha assistito all’arrivo della tappa sul palco allestito in viale Nino Bixio, a poca distanza dallo stadio Omobono Tenni. A fare da cornice migliaia di persone che già dalla tarda mattinata hanno affollato il centro storico di Treviso e l’area “Giroland” ha occupato l’intero piazzale Burchiellati.
Nella folla assiepata in viale Bixio si è particolarmente distinto per l’entusiasmo incontenibile, il giallo delle bandiere e i cori da stadio il gruppo di cittadini ecuadoriani, tifosi di Richard Carapaz, il campione della Ineos Grenadiers che a Treviso si è confermato saldamente in maglia rosa.
Meno entusiasti gli automobilisti che hanno fatto i conti con le modifiche alla viabilità, che fino dalla mattinata di giovedì hanno bloccato l’accesso al Put da Porta Carlo Alberto a Porta San Tomaso, convogliando il traffico sui percorsi alternativi esterni alle mura.
Fino alle 19, a un’ora dalla conclusione della tappa, lunghe code di auto si sono formate in uscita dalla tangenziale verso Fiera, viale IV Novembre, Selvana e Santa Maria del Rovere in attesa che il Put venisse “liberato” dalle postazioni del Giro. Poi la festa è proseguita fino a tarda sera anche con i concerti di “Treviso Suona Jazz”, che hanno animato vari plateatici.
Il passaggio della Corsa rosa ha confermato la Marca Trevigiana come terra ad altissima vocazione ciclistica, per il numero di appassionati iscritti alle tante società attive anche a livello dilettantistico.
Una tradizione ultracentenaria raccolta nella mostra fotografica che la Uc Trevigiani, fondata nel 1913, ha allestito nella propria sede di Porta San Tomaso, a pochi passi dall’arrivo di tappa. Il presidente Ettore Renato Barzi ha accolto tra i molti visitatori anche Luca Zaia e Federico Caner, assessore regionale aI fondi Ue, turismo e agricoltura.
“E’ stata una tappa fantastica che ha creato grandi emozioni, non solo tra i cittadini ma anche tra le istituzioni. Una grande opportunità anche per rilanciare il territorio e per far conoscere le bellezze non solo artistiche, culturali e naturali, ma anche quelle enogastronomiche. E non mi riferisco soltanto al prosecco della zona Unesco. Il Giro ci ha permesso di avere una vetrina nazionale per tutte le nostre bellezze. Unire sport, turismo ed enogastronomia è il top” ha commentato Caner nel corso della visita alla sede della Uc Trevigiani.
L’effetto Giro d’Italia a Treviso non si conclude con la tappa del 26 maggio, ma prosegue fino al 2 ottobre, data di chiusura della mostra “Ruota a ruota. Storie di biciclette, manifesti e campioni”, da vedere al Museo Nazionale della Collezione Salce nella chiesa di Santa Margherita.
L’esposizione è stata inaugurata a poche ore dall’arrivo in città della carovana rosa. Nell’allestimento ci sono le biciclette Pinarello che hanno fatto la storia del ciclismo degli ultimi cinquant’anni (quest’anno ricorrono i cento anni dalla nascita di Giovanni “Nani” Pinarello), i manifesti di passate edizioni del Giro e di altre competizioni, ed affiches storiche che rimandano ai primordi della bicicletta, quando non era uno strumento sportivo ma un volano di promozione sociale e di turismo.
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