Diverse coltellate al busto e una bottigliata al collo di Francesco Favaretto, mentre altri giovani lo prendevano a calci e pugni: sarebbero questi i colpi inferti dai dieci giovanissimi che nella sera di giovedì scorso lo hanno aggredito in via Castelmenardo per rapinarlo dell’hashish che aveva con sé. Il giovane è morto questa mattina all’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso dopo dieci giorni dal ricovero nel reparto di terapia intensiva.
Gli agenti delle Volanti di Treviso hanno ricostruito quanto accaduto nei quattro minuti di follia avvenuti nel pieno centro di Treviso: almeno una delle coltellate al busto o il colpo con il coccio di bottiglia, poco lontano dalla giugulare, sarebbero i colpi potenzialmente letali che hanno ridotto in fin di vita, fino al decesso sopraggiunto poco fa, il 22enne.
Domani, nel carcere trevigiano di Santa Bona, si terranno gli interrogatori di garanzia dei due maggiorenni – ragazzi di 18 e 19 anni – che nel weekend sono stati arrestati assieme a un minorenne con l’accusa di tentato omicidio, capo d’imputazione che ben presto verrà aggravato dalla morte del giovane. Gli altri partecipanti all’aggressione sono indagati per rapina aggravata ma la loro posizione verrà chiarita nei prossimi giorni.
Gli agenti delle volanti sono riusciti – in pochi giorni – a risalire ai responsabili anche grazie a delle indagini sul campo con il personale che è “sceso” tra le vie del centro identificando, grazie alle immagini delle telecamere e all’abbigliamento, due dei giovanissimi. Da li in poco tempo sono stati tutti individuati e denunciati. Fondamentali per la chiusura delle indagini anche le perquisizioni a casa dei ragazzi e la ricerca – da parte dei sommozzatori di Venezia – del cellulare della vittima lanciato durante la fuga degli aggressori nel fiume Sile.
Un segnale forte, dunque, da parte delle istituzioni, con tutti i partecipanti che sono stati individuati in breve tempo. “Quello che è emerso è che si tratta di una lite tra giovanissimi – ha commentato il Questore Simone –: quando non si può intervenire con la prevenzione, la repressione deve essere immediata, e questo abbiamo fatto”.
“Dobbiamo preoccuparci e fare rete sotto il profilo del recupero dei giovani – conclude Simone – la prevenzione deve funzionare perché questa situazione ci ha dimostrato che i giovani stanno andando alla deriva”.
(Autore: Simone Masetto)
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