«Il Nordest, allargato all’Emilia-Romagna, è stata la locomotiva d’Italia nel 2022. Il PIL del Veneto è aumentato del 4,4%, con un recupero di 1,8 punti rispetto al 2019 ante crisi. A preoccupare sono comunque il persistere di turbolenze sui mercati energetici, un livello di inflazione mai registrata prima nell’Eurozona e le risposte di finanza pubblica». A lanciare l’allarme per il 2023 è Oscar Bernardi, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana.
L’Associazione ha appena pubblicato il 22° report “Alle porte del 2023, prospettive e criticità per le imprese”, dedicato ai trend di economia, congiuntura e MPI. «La produzione manifatturiera nel trimestre giugno-agosto», sottolinea il presidente Bernardi, «mostra una “crescita zero” in termini congiunturali, con maggiori cali per i settori energy intensive. Sulla finanza d’impresa grava la domanda di credito, a tassi di interesse crescenti, determinata dei pagamenti delle forniture di materie prime e delle bollette di elettricità e gas e sale la difficoltà di accesso al credito».
Il caro bollette di elettricità e gas per le PMI è costato in Veneto 2.439 milioni di euro in più rispetto al 2021. La regione è al secondo posto in Italia per rincari energetici, dopo la Lombardia.
A Treviso sono stati spesi dalle PMI 494 milioni di euro in più rispetto all’anno prima. La Marca Trevigiana è terza in Veneto per rincari, preceduta da Padova (+ 498 milioni) e da Vicenza (+ 525 milioni).
Entrando più nello specifico della dinamica tendenziale dei prezzi al consumo di elettricità, gas e altri combustibili (ottobre 2022), il report di Confartigianato prevede aumenti per il Veneto del 122,4%, comunque inferiori alla media nazionale, attestata al 135%. A livello provinciale, l’aumento maggiore è previsto a Vicenza (+ 129,1%), seguita da Padova (+ 125,3%) e da Treviso (+ 123,1%).
Ovviamente, il caro energia incide anche sulla dinamica tendenziale dei prezzi al consumo (ottobre 2022). In Veneto sono previsti aumenti medi dell’11,8%, in linea con la media italiana. La più “cara” è Verona (+ 12,4 %), seguita da Padova (+ 12,1%) e da Vicenza (+ 11,9%). Segue a ruota Treviso, con un + 11,8%.
«Segnale preoccupante», evidenzia il presidente Bernardi, «è l’andamento del credito alle piccole imprese. Analizzando i dati disponibili fino a giugno 2022, il report rileva in Veneto una diminuzione del 2,8% del credito alle PMI, contro un lieve aumento del credito totale alle imprese. Il contesto mostra una crescita della difficoltà di accesso al credito, che in particolare interessa tre MPI su dieci nel terzo trimestre 2022 e la discesa della domanda di prestiti per investimenti affiancata dalla salita di quella per circolante».
I dati di dettaglio sui tassi di interesse per le piccole imprese, evidenziano a giugno 2022 un calo, ma si amplia il differenziale con le altre imprese: 356 punti base contro 342 punti di un anno prima. Le costruzioni si confermano il settore che paga il tasso d’interesse maggiore.
Dati positivi arrivano dalle previsioni di spesa relative alle festività. Il report di Confartigianato ha previsto che in Veneto saranno spesi, in prodotti tipici del periodo, 1.921 milioni di euro. Di questi, il 30,6% saranno intercettati da imprese artigiane. Il Veneto è terzo in Italia, preceduto da Lazio (2.342 milioni) e Lombardia (3.847).
L’apprendistato si conferma il canale privilegiato di entrata degli under 30 nel mondo del lavoro. In Italia ha riguardato 1.277 ogni giorno lavorativo nei 12 mesi tra da luglio 2021 e giugno 2022, per un totale di 332 mila entrate, il 3,3% in più delle entrate mediante contratti a tempo indeterminato. «Permangono tuttavia forti difficoltà nel reperimento di lavoratori», fa notare Oscar Bernardi. «Si tratta del 46,4% delle entrate, e si sale a 55,9% per gli operai specializzati e conduttori di impianti e macchine per toccare i valori massimi per le attività connesse a edilizia (62,8%), meccanica e ambito meccanico, legno e moda».
Il report di Confartigianato ha posto sotto la lente d’ingrandimento anche la politica economica del Governo. «Serve una riduzione della pressione fiscale», è l’appello di Oscar Bernardi, «unita alla riqualificazione della spesa, a politiche attive del lavoro per una transizione demografica, il sostegno degli investimenti per l’efficienza energetica e la transizione digitale. Le imprese crescono e innovano in un ambiente fiscale prudente e non restrittivo».
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