“Sono veneta e sono contenta di essere tornata nel mio amato Veneto”. Sono queste le prime parole del nuovo questore di Treviso Manuela De Bernardin che nel pomeriggio di ieri, lunedì 1 agosto, ha incontrato la stampa locale.
“Quella di Treviso è una provincia ricca, non solamente dal punto di vista economico – prosegue la De Bernardin – ma anche di molte sfaccettature. Per me questa è una sfida dal punto di vista lavorativo, perché il lavoro sarà diverso rispetto a quello che facevo a Udine”.
Secondo il questore le principali differenze riguardano innanzitutto l’ordine pubblico in quanto durante la sua permanenza nella provincia di Udine c’erano due squadre calcistiche che militavano in serie A (Udine) e B (Pordenone).
“L’altra differenza è data dalla morfologia del territorio – prosegue – quella di Udine è una provincia che si estende dalle montagne al mare e dal punto di vista migratorio ha un carattere diverso rispetto a quello della provincia di Treviso. Questa è una zona di arrivo per i migranti, mentre quella di Udine è una zona d’ingresso”.
Altro tema caldo per la Marca trevigiana è senza dubbio quello delle baby gang: “Questo è un fenomeno che devo studiare per capire nel dettaglio le dinamiche – precisa – sicuramente la collaborazione tra le istituzioni del territorio risulta essere molto utile. Molto importante è anche l’adozione di provvedimenti amministrativi che pongono dei limiti per evitare certi comportamenti che sembrano essere più di degrado che comportamenti illeciti”.
Secondo De Bernardin, un ruolo fondamentale nella lotta contro il degrado e le attività criminose lo giocano anche i cittadini: “Questi devono essere consapevoli e devono informarsi sui rischi che si possono correre in certe situazioni- sottolinea – e questo spetta anche a noi perché un cittadino informato si sa difendere meglio. Ad esempio sa che non deve uscire di casa senza lasciare la porta aperta. Il primo passo è che ogni cittadino si guardi intorno e che sappia a cosa le sue azioni possano portare. Se questo primo filtro non funziona, ovviamente devono intervenire le istituzioni e le forze di Polizia”.
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