Qual è il punto di vista della Chiesa sull’intelligenza artificiale? Nei giorni scorsi il vescovo di Treviso Michele Tomasi ha affrontato l’argomento intervenendo a Ca’ dei Carraresi alla tavola rotonda organizzata dalla Fondazione Cassamarca e dall’associazione Allievi del Liceo Canova di fronte ad una platea di studenti.
Fra gli ospiti anche Marco Bentivogli, già segretario generale della FIM CISL, Patrizia Giunti, professore ordinario di Diritto romano dell’Università di Firenze, Massimo Marchiori, professore d’Informatica dell’Università di Padova e il filosofo Massimo Cacciari.
“Già Papa Francesco ha dedicato due documenti al tema dell’intelligenza artificiale condivisi in occasione della Giornata per la pace e della Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali” ha spiegato Tomasi.
“La mia preghiera all’inizio del nuovo anno è che il rapido sviluppo di forme di intelligenza artificiale non accresca le troppe disuguaglianze e ingiustizie già presenti nel mondo, ma contribuisca a porre fine a guerre e conflitti e ad alleviare molte forme di sofferenza che affliggono la famiglia umana” ha affermato il pontefice nel suo discorso alla 57ª Giornata Mondiale della Pace il 1° gennaio scorso. Per il papa scienza e tecnologia sono “prodotti straordinari del potenziale creativo dell’intelligenza umana” che devono essere messi a servizio del bene.
Come rimarcato anche dal vescovo di Treviso, l’AI è vista dal mondo ecclesiastico “come una grande opportunità che può e deve essere a servizio del bene”.
“Non c’è nulla per quanto tecnicamente complesso che non abbia una dimensione etica perché su tutto prima o poi entra in gioco la scelta dell’uomo che decide se utilizzare e come utilizzare uno strumento, in questo caso l’intelligenza artificiale, proteggendosi da possibili rischi – commenta Tomasi – Più sono potenti i mezzi, più sono ampi i rischi che si corrono ma anche le possibilità e il bene che si può guadagnare dal loro impiego: è proprio il bene possibile che deve guidare nella scelta”.
In cima alla lista dei pericoli che rendono necessaria una formazione e una regolamentazione nel campo dell’AI per il vescovo si colloca il confine sempre più sfumato fra verità e fake news.
“Applicata al campo dell’informazione, che determina le scelte di consumo ma anche di voto della popolazione, la tecnologia ci mette di fronte ad un problema di veridicità. Come faremo a capire se questa stessa intervista è reale o se una dichiarazione di un politico è vera o è stata creata artificialmente? Sono esempi semplici ma che pongono l’attenzione sulla grande questione del controllo dell’informazione. Non possiamo pensare ad un’informazione che sia gestita dall’intelligenza artificiale, ci vuole un’intelligenza umana e una sensibilità umana, ci vuole qualcuno che continua a fare il mestiere del giornalista”.
“La sensibilità, la capacità di prendersi cura gli uni degli altri, di consolare, di provare compassione, di perdonare: in un momento di grande rivoluzione tecnologica dobbiamo rimanere aggrappati a queste dimensioni dell’umano rivolte al bene comune. Ben venga la tecnologia per aiutarci in tal senso, a patto che si continui a coltivare la sapienza del cuore. Per farlo è essenziale la formazione dei giovani in un contesto scolastico, e anche la Chiesa nel suo ambito ha sicuramente un ruolo da svolgere”.
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