Quella del presepe è una tradizione molto sentita nelle case dell’Alta Marca Trevigiana nel periodo natalizio, tanto che durante le festività le strutture laiche o religiose, private o pubbliche, che contengono uno di questi “piccoli mondi”, gremiscono di visitatori.
Sono d’esempio i presepi artistici di Mura, Segusino e Valdobbiadene ma non solo: anche in realtà più piccole, come la frazione di Bibano, a Godega di Sant’Urbano, Sarmede e Cappella Maggiore, come moltissimi altri nel territorio, propongono un presepe che oltrepassa la definizione classica e svolge altri compiti, legati al bisogno della collettività d’un tempo, del ricordo, del ritrovarsi.
In effetti, nonostante sia chiaro che l’usanza derivi da radici evangeliche (molte delle quali apocrife), la storia suggerisce che per alcuni aspetti la tradizione dei “lari”, ancora d’epoca etrusca, abbia contribuito all’effettiva diffusione del presepe nella penisola.
E infatti, al giorno d’oggi, la miniaturizzazione della Natività, anche solo osservando uno tra i presepi artistici presi in esame durante questo approfondimento, si è colorata con temi non soltanto religiosi, ma anche e soprattutto sociali e culturali. Chiave di lettura comune, questa, per i creatori dei presepi che abbiamo incontrato fino ad ora.
“È un modo di raccontare la società d’un tempo” – ci spiega uno di loro – “Capita che vengano dei nonni con i nipotini e, indicando le miniature, che, commossi, si mettano a spiegare a che cosa serve quell’attrezzo e a che cosa serve quell’altro”.
Diventano, questi presepi, un tuffo nel passato del paese, ricchissimo di dettagli quasi sempre curati con un’attenzione storiografica, raccontati non soltanto in prospettiva statica, con un’unica fotografia ma da un intero ciclo notte-giorno che influenza le animazioni, i suoni e le luci degli scenari proposti.
Tra i dettagli più sorprendenti, a Bibano c’è una riproduzione di un bar di Serravalle dove una minuscola televisione riproduce tramite un apparecchio d’altri tempi i programmi di un tempo, al Presepe dei Frati di Conegliano il cielo si colora di stelle, scende una cometa, arriva l’alba e il fabbro comincia a battere sull’incudine, l’arrotino a limare una lama e su un filo della corrente, alcuni usignoli guardano il paese risvegliarsi.
A Cappella Maggiore, nella casa privata di Nereo Toscani, dentro un sontuoso castello costruito su una collina di telo un re si scalda davanti a un falò e osserva un regno fatto di legno, muschio, gesso. A Sarmede sul soffitto di un bar della piazza sorge ricostruito il paese, fatto di cartone natalizio e di neve di cotone (qui l’articolo).
A livello manifatturiero, la riproduzione di un presepe rappresenta un enorme impegno per i volontari che lo realizzano ogni anno, infatti anche se alcune componenti vengono ovviamente riproposte, i temi variano ogni anno, così come la disposizione degli scenari e degli effetti ambientali.
Per realizzare un presepe artistico servono prima di tutto dedizione e pazienza, ma anche esperienza: le storie che le associazioni organizzatrici raccontano, dopo esperienze ultratrentennali, testimoniano un indiscutibile affetto nei confronti della comunità e delicatezza nei confronti dei ricordi più cari, sia personali sia della collettività.
Sempre a Bibano, al nostro microfono si ricordano un associato che qualche tempo fa è mancato proprio davanti al presepe per un infarto e c’è anche il parroco, don Battista Barbaresco, che appare anche tra le miniature.
Passioni che si tramandano di padre in figlio, come nel caso di Nereo Toscani di Cappella Maggiore, conosciutissimo in paese per la costruzione dei presepi, e del figlio Walter: “Quando mio padre stava morendo gli ho promesso che avrei continuato. Ogni anno cerco di mantenere la parola e provo a migliorare quello che mi ha lasciato”.
La scena della Natività, che non prende quasi mai una centralità nei presepi artistici ma occupa una scena tra le altre, apparentemente quotidiana e non straordinaria, parrebbe rappresentare il giunto, il punto di unione tra tutte le miniature, un fuoco acceso attorno cui raccogliersi e ricordare.
(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
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