In centinaia lungo le rive del Sile per il “Brusa la Vecia”, antica tradizione di metà Quaresima. A Ponte Dante il processo goliardico fra musica e danze popolari

In centinaia lungo le rive del Sile per il "Brusa la Vecia"
In centinaia lungo le rive del Sile per il “Brusa la Vecia”

Centinaia di persone ieri giovedì sera hanno affollato le rive del Sile nel Quartiere Latino per assistere al tradizionale “Processo aea vecia” che, accusata di una “montagna di magagne”, anche quest’anno è stata condannata al rogo.

Non è bastata la difesa dell’improbabile magistrato “Tarquinio della Madona del Soco”. Al termine del processo, svoltosi nel tribunale goliardico allestito a Ponte Dante, la giuria ha dichiaro il verdetto all’unanimità: “Baronessa Marieta al fogo!”. 

Le sue colpe? “Aver insinganá tanta gente” secondo l’accusa capeggiata dall’avvocato “Ildebrando Ugone”. La “vecia” secondo la tradizione popolare trevigiana d’altronde incarna tutti i mali del mondo. Dal traffico mattutino lungo il Put, ai tempi di prenotazione giurassici di una visita in ospedale, passando per il carovita: è lei il capro espiatorio. 

Penzoloni da una gru che la teneva a filo d’acqua, la “vecia” ha dunque pagato un anno di malefatte con le fiamme. A darle fuoco sono stati i sommozzatori del gruppo subacqueo di Treviso che, immersi nel fiume fino all’ombelico, hanno trasportato a mano torce e fiaccole colorate fino ai piedi del fantoccio. Un vero spettacolo la loro discesa fra mille riflessi e poi tra nuvole di fumo quando la “Marieta Monta in Godoea” avvolta dalle fiamme è stata sollevata verso il cielo. 

Quella di ieri sera è stata la 55esima edizione del “Brusa la Vecia”, evento di metà Quaresima organizzato dai membri del Gruppo folkloristico Trevigiano i quali, a margine dell’esilarante dibattito fra accusa e difesa, si sono esibiti in canti e danze popolari “desmentegai”, il tutto in abiti tradizionali. Coperti in mantelli neri sopra pantaloni alla zuava  non sono mancati i musicisti del gruppo trevigiano “Le Baghe della Zosagna” che con i loro tamburini hanno cadenzato l’ingresso “in aula” della strampalata corte. 

“Sono un po’ terrorizzato, stasera mi prendo le mie! – ha scherzato il sindaco Mario Conte inaugurando il processo sul palco di Ponte Dante -. E in effetti la corte non gli ha risparmiato qualche comica frecciatina, ad esempio, sul parcheggio interrato in piazza Vittoria. “Scavare è un rischio” per l’avvocato Ildebrando: “cosa pensate di trovarci sotto? Magari qualche tesoro archeologico, come la dentiera di Numa Pompilio! Altro che parcheggi!”. 

Tra il pubblico erano presenti anche due avversari del sindaco uscente, ovvero il candidato alle amministrative del Terzo Polo Nicolò Rocco e Maurizio Mestriner del Movimento 5 Stelle che per una sera, hanno “deposto le armi” in nome di questa sosta divertente dalla Quaresima e, per poche ore, anche dalla campagna elettorale. 

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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