I Carabinieri, in seguito al proseguimento delle indagini, hanno scoperto la vera identità dell’uomo arrestato la sera di lunedì 23 ottobre in seguito all’inseguimento e al successivo incidente frontale contro una Fiat 500.
In quell’occasione, una pattuglia dell’Arma intercettò l’auto nel territorio comunale di Casale sul Sile. Su di essa viaggiavano due persone, il cui atteggiamento risultò particolarmente sospetto e che alla vista dei militari, allo scopo di garantirsi la fuga, speronarono il mezzo di servizio allontanandosi a velocità sostenuta in direzione di via Piave.
Giunti alla rotatoria di via Trento e Trieste, la percorsero contromano, andando a scontrarsi con una Fiat 500 con a bordo una coppia, un 68enne e una 47enne, residenti nella zona, i quali, a seguito dell’impatto riportarono lievi ferite.
Uno dei due riuscì a scappare, mentre il complice venne fermato dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Treviso, i quali questa mattina hanno accertato che l’indagato aveva fornito false generalità ai militari al momento dell’arresto.
L’uomo è destinatario di un provvedimento restrittivo emesso nel mese di settembre 2020 dalla Procura Generale della Repubblica di Bologna. Deve scontare una pena complessiva di 5 anni, 9 mesi e 4 giorni di reclusione in seguito a diverse condanne emesse dai tribunali di Verona, La Spezia, Parma e Bologna per furti in abitazione, ricettazione, resistenza e violenza a Pubblico Ufficiale e violazioni del Testo Unico sull’immigrazione, consumati tra il 2014 e il 2017.
I carabinieri hanno ricostruito anche che i due prima dell’arresto avevano commesso tre furti nei Comuni limitrofi. All’interno dell’auto, che non risulta rubata ed è intestata a un cittadino italiano sui quali sono in corso accertamenti, gli investigatori hanno trovato arnesi utili ai furti in abitazione come cacciaviti, guanti e torce.
Il provvedimento della Procura Generale è stato notificato all’arrestato, direttamente nella casa circondariale di Treviso, dove si trova dal pomeriggio di ieri, su disposizione della Procura della Repubblica di Treviso.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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