In molti considerano la Domenica delle palme come il giorno della trionfale entrata di Gesù a Gerusalemme, ma in pochi sanno che in in alcune località dell’Alta Marca Trevigiana questa festa assumeva anche un altro significato, sicuramente meno religioso ma non per questo meno nobile.
La settimana che portava alla Pasqua, in Veneto, iniziava con la frasca della Domenica delle palme, una festa grazie alla quale i contadini svuotavano le botti prima che il caldo trasformasse l’ultimo vino in aceto.
Una frasca di salice appesa allo stipite della porta delle case o delle osterie invitava i passanti ad entrare e significava che all’interno c’era del vino da finire: con pochi spiccioli, infatti, oltre al primo bicchiere si ottenevano le chiavi della cantina per bere vino a volontà.
Durante le sue ricerche per riscoprire le ricette andate perdute, Marinella Fagaraz, cuoca ed esperta di cucina dell’Alta Marca Trevigiana, si è imbattuta in alcuni libri che parlavano di questa antica tradizione: “Questa ricorrenza negli anni è andata perduta – spiega Marinella – ed oggi non viene praticamente più celebrata in nessun’osteria o casa. Sarebbe bello riscoprire questo momento di allegria e convivialità”.
“La festa delle frasche”, così come è conosciuta in molte località dell’Alta Marca Trevigiana la cristiana celebrazione delle palme dava inizio alla settimana di Pasqua: un periodo fortemente legato alle purificazioni di corpo e anima che preparavano alla resurrezione di Gesù.
Al digiuno del Venerdì santo si aggiungevano infatti i riti del fuoco e dell’acqua tipici della notte della vigilia.
“Il giorno più solenne era ovviamente quello di Pasqua – spiega Marinella – con la festa della resurrezione che si estendeva anche alle tradizioni enogastronomiche dopo il periodo di ‘mangiar di magro’ della quaresima: anche la gente più povera preparava un pranzo dignitoso e alla base di tutte le preparazioni c’erano le uova”.
Questo alimento, che arrivava direttamente dalle galline che ogni famiglia possedeva, era usato con parsimonia perché rappresentavano la moneta di scambio per la spesa settimanale.
Il simbolo della frasca col passare degli anni ha mutato il proprio significato mantenendo però il messaggio di generosità e di festa che l’ha sempre contraddistinta: soprattutto nella zona del vittoriese, infatti, era usanza appendere dei rami nel momento in cui si era completata la realizzazione del tetto della propria abitazione.
Anche in questo caso questo gesto rappresentava la voglia di condividere un traguardo con chiunque avesse il piacere di entrare nell’abitazione.
“Il periodo pasquale – conclude Marinella – ha sempre simboleggiato la rinascita e credo che quest’anno tale significato sia ancora più forte”.
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