“La bicicletta è una passione particolarmente radicata in Veneto: basta vedere quanto festose diventano le nostre strade quando transita il Giro d’Italia. Ma dietro questa passione c’è una filiera economica di tutto rilievo che con questa “pillola statistica”, predisposta dal nostro Ufficio Studi, vorremmo mettere in evidenza” commenta il presidente della Camera di Commercio di Treviso-Belluno|Dolomiti, Mario Pozza.
“Per filiera economica intendiamo non solo le attività di produzione e assemblaggio di bici, ma anche la realizzazione di componentistica, accessori, abbigliamento per ciclismo, nonché le attività di noleggio e riparazione” precisa.
“I dati ci impongono alcune approssimazioni, come spieghiamo nel report. Ma il fatto rilevante – sottolinea Pozza – è che questa filiera sostanzialmente si concentra in Veneto e Lombardia: in queste due regioni si concentrano i due terzi degli addetti in Italia dedicati alla produzione o assemblaggio di bici. Il Veneto conta quasi la metà degli addetti nazionali e risulta la prima regione in Italia per produzione di bici. Nella regione, come sanno gli appassionati, hanno sede tre notissimi marchi di bici da strada, tutti posizionati nell’alto di gamma”.
“A Treviso – continua – possiamo parlare di oltre 400 addetti dedicati alla filiera. A Belluno, contando anche un importante produttore con linee dedicate all’abbigliamento per ciclismo, arriviamo ad oltre 200 addetti”.
“Notiamo peraltro che in crescita, negli ultimi anni, sono soprattutto le attività legate al noleggio di bici, al traino dell’espansione del cicloturismo. È un altro dato interessante – commenta Pozza – perché ci fa toccare con mano la stretta correlazione esistente tra l’andare in bici e la scoperta del territorio. Cosa che si può ben cogliere, fuori dai numeri, guardando ai tanti cicloturisti che frequentano le colline del Prosecco come anche le belle ciclabili Calalzo-Cortina e Auronzo-Misurina. Ma i numeri ci fanno capire l’importanza di questi investimenti: secondo alcuni studi i cicloturisti in Italia, coloro cioè che fanno della bicicletta il fine della loro vacanza, hanno raggiunto il ragguardevole numero di 2,4 milioni. A questi si aggiungono altri 5,1 milioni di turisti che durante le loro vacanze ricorrono alla bicicletta (propria o a noleggio). L’insieme di queste tipologie di turisti è in crescita a due cifre di anno in anno; il 56% sono stranieri; nel complesso i cicloturisti generano un fatturato ricompreso tra i 4,5 e i 5,5 miliardi di euro (dato 2023)”.
“Valori ragguardevoli. Ma questa spesa – precisa subito Pozza – tende a concentrarsi nei territori dove maggiormente ci sono strutture e servizi dedicati al cicloturista, in primis Trentino-Alto Adige. Questo è un messaggio importante che mi sento di dare ai vari attori che fanno promozione del territorio e si rivolgono anche a questo segmento di turisti. Al cicloturista piace un territorio con piste ciclabili in sede protetta, o quanto meno con percorsi indirizzati su viabilità minore, poco trafficata, ma ben segnalata; con servizi di noleggio e assistenza tecnica diffusa; con bike-hotel prenotabili via app, che incentivino l’inclusione dei nostri territori nei ciclo-viaggi a tappe. Con attività di ristoro che si affacciano direttamente sulle ciclabili, come ci insegna la San Candido-Lienz ma come si sta facendo anche sulla Calalzo-Cortina”.
“Tutto questo mi porta a dire che il cicloturismo è in sé un eco-sistema, e che dunque va fatto crescere come tale per funzionare bene, per essere attrattivo, in collaborazione con gli enti locali e anche coinvolgendo le associazioni di appassionati. Il nostro territorio è attraversato ormai da importanti “greenway”: la ciclabile del Sile verso Jesolo, la ora completata Treviso-Ostiglia, le già menzionate ciclabili delle Dolomiti, una che porta direttamente sotto le Tre Cime di Lavaredo, l’altra nella Perla delle Dolomiti. Ma accanto a questi “assi” – è il parere di Pozza – va intensificata e valorizzata la trama delle interconnessioni: per esempio, tra la Valbelluna e Primolano, per agganciare i flussi, importanti, della ciclabile della Valsugana. Oppure fra Treviso e il Montello o i colli Asolani, collegamenti oggi penalizzati da una viabilità non certo “amica” dei ciclisti. Sono utili anche servizi di assistenza a chiamata (una e-bike scarica, un rientro affrettato da un temporale). Anche con Trenitalia bisogna fare dei ragionamenti – dice Pozza: perché è vero che negli ultimi anni il rotabile verso Belluno e Calalzo è migliorato. Però troppo spesso i posti disponibili per le bici sono ridotti e si vengono a creare situazioni imbarazzanti, che non ci fanno fare belle figure” dichiara Pozza.
In tempi di “sovraffollamento turistico” sulle solite località arcinote, come abbiamo letto per tutta l’estate, investire sul cicloturismo e sulle attività di supporto può essere una strategia vincente sotto più punti di vista – è il pensiero di chiusura del Presidente Pozza: attrazione di un segmento di persone che ama per definizione il “turismo lento” e tende dunque a trattenersi nei territori; promozione capillare delle diverse località, anche minori; destagionalizzazione dei flussi; sostenibilità; sviluppo di attività imprenditoriali a supporto. Insomma, ce n’è per tutti, se sappiamo fare squadra.
La filiera della bicicletta: valore economico del settore produttivo e tendenze di mercato
La bicicletta è da sempre sinonimo di libertà, aggregazione sociale e mobilità sostenibile. Molteplici le esperienze che oggi si possono fare: dalle escursioni sulle ciclabili (che possono diventare veri e propri tour a tappe), ai percorsi outdoor per mountain bike o gravel, alle mitiche scalate alpine, alle gare di velocità, allo spostamento quotidiano in città per lavoro o altro. Il tutto accomunato da un’immersione piena negli ambienti che si attraversano in bici, e dal costante confronto con le possibilità fisiche di ciascuno.
Attorno a questi valori si è consolidata un’eccellenza produttiva italiana che, pur con le sue inevitabili ramificazioni globali, ha fatto della tecnologia, della ricerca sui materiali, del design i suoi assi portanti. Non solo per la telaistica, nelle sue varie declinazioni, ma anche per la sua componentistica e l’abbigliamento dedicato: guarniture, selle, cerchioni, pantaloncini, scarpe.
Secondo l’ultimo rapporto di Banca IFIS[1] nel 2023, in Italia, il settore produttivo della bicicletta, e sue componenti, ha generato ricavi per quasi 1,8 miliardi di euro: un dato non confrontabile con il biennio precedente, caratterizzato dal boom di vendite post-pandemia, sostenuto anche dagli incentivi statali, ma comunque piuttosto indicativo della portata economica della filiera, osservando solo la sua componente manifatturiera.
Sempre nell’anno 2023 in Italia si sono prodotte (o assemblate) quasi 2 milioni di biciclette. Il segmento della bici tradizionale (muscolare) rappresenta l’85% della produzione totale, mentre il segmento della e-bike pesa per il 15% (in significativa espansione rispetto al 9% nel 2020).
Le previsioni per l’anno 2024, formulate dagli esperti del settore, propendono per una domanda in crescita, oltre che dell’e-bike anche, all’interno del segmento tradizionale, della mountain bike, della bici da corsa e gravel, in particolare nei segmenti dell’alto di gamma, mentre in calo sembrano essere le richieste di bici da città.
Le imprese della filiera della bicicletta
Come sopra anticipato, parlare di filiera della bicicletta significa includere diverse attività, non solo di produzione, ma anche di servizio (come il noleggio e la riparazione: che diventano essenziali per il cicloturista, quando ad esempio sceglie di intraprendere un tour su una ciclabile, magari con i bimbi al seguito). La Val Pusteria, con la San Candido-Lienz, funge da paradigma al riguardo.
Su queste premesse poggia la scelta dei codici attività qui di seguito elencati:
· 30.92.1 Fabbricazione e montaggio di biciclette
· 30.92.2 Fabbricazione di parti ed accessori per biciclette
· 77.21.01 Noleggio di biciclette
· 95.29.02 Riparazione di articoli sportivi (incluse le biciclette).
Purtroppo, l’abbigliamento dedicato al ciclismo non ha un codice attività specifico, risulta ricompreso nella “confezione di altri articoli di abbigliamento ed accessori” (codice Ateco 14.19) che tuttavia si riferisce a diversi prodotti (tessuti tecnici, completi da sci, costumi da bagno, altri accessori per l’abbigliamento tradizionale), non riconducibili al solo mondo della bicicletta, come è evidente. Pertanto, si è optato per escludere questo codice dai conteggi, per non rischiare di sovrastimare la dimensione della filiera. Non ci sfugge, ad ogni modo, la presenza, sia a Treviso che a Belluno, di importanti specifiche realtà aziendali con marchi specializzati per l’abbigliamento da ciclisti, oppure che realizzano fondelli elastici per i pantaloncini o hanno, fra le loro linee, anche produzione di e-bike, di cui proviamo a tenerne conto anche nei dati.
Dunque, con questo campo di osservazione e sulla base dei dati del Registro Imprese al 30 giugno 2024, in Italia la filiera della bicicletta è costituita da oltre 4.600 unità locali, (contando assieme sedi e filiali), per quasi 7.800 addetti, suddivisi fra la fabbricazione e/o assemblaggio di biciclette e sue componenti (circa la metà), il noleggio (15%) e la riparazione (34%).
La dimensione della filiera della bicicletta in Veneto ha i seguenti numeri: 665 unità locali e oltre 2.300 addetti. Considerando la sola attività di produzione e/o assemblaggio di biciclette e di produzione di componentistica il Veneto diventa la prima regione in Italia per numero di addetti dedicati, quasi 1.900, corrispondenti alla metà del totale nazionale. Segue, ma a distanza e con numeri dimezzati rispetto al Veneto, la Lombardia. Questa rilevanza della filiera produttiva regionale della bicicletta trova conferma anche nella presenza di tre importanti marchi di bici da strada che hanno la propria sede rispettivamente nelle province di Treviso, Venezia e Vicenza.In provincia di Treviso la filiera nel suo insieme si articola in 126 unità locali e 410 addetti, di cui 330 concentrati nelle attività di produzione e/o assemblaggio di biciclette o loro parti: dato che posiziona Treviso al terzo posto in Italia dopo Vicenza e Cuneo. Prevale la piccola impresa, guardando ai numeri aggregati.
(Autore: Redazione Qdpnews.it)
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