Anche in tutta la Marca trevigiana viene celebrata oggi giovedì 27 gennaio la Giornata della Memoria, istituita per ricordare le vittime dell’Olocausto e delle leggi razziali.
Nel capoluogo Treviso la cerimonia istituzionale ha visto la partecipazione del sindaco Mario Conte e del nuovo prefetto Angelo Sidoti. “La lapide dinanzi alla quale siamo riuniti oggi è stata realizzata grazie alla sensibilità, allo studio approfondito e al sostegno di istituti e associazioni culturali del territorio e dei membri del Consiglio comunale di Treviso – ha detto il primo cittadino -. Una targa posta a testimonianza di un capitolo meno conosciuto ma altrettanto tragico della seconda Guerra mondiale. La Giornata della Memoria è stata istituita per ricordare le vittime dell’Olocausto e delle leggi razziali. Davanti a quello che fu il Campo di concentramento di Monigo, ci troviamo a ricordare più di 20 mila persone transitate in questo luogo e le centinaia di innocenti provenienti dall’ex Jugoslavia e dal resto d’Europa che al di là di queste mura vennero lasciate morire di fame e di stenti o sottoposte a trattamenti degradanti e disumani”.
Conte ha ringraziato “l’Istresco per il prezioso lavoro di ricerca” e “le scuole che, in occasione di questa Giornata, coinvolgono i ragazzi in iniziative di approfondimento. E’ nostra responsabilità, oltre al doveroso ricordo e alla condanna degli orrori del passato (e in alcuni Paesi del mondo anche del presente) trasmettere, educare e fare sì che le pagine più nere della storia non si fermino alle pur importanti celebrazioni di una giornata ma diventino consapevolezza nelle azioni quotidiane, a tutti i livelli e in tutte le sedi, siano esse istituzionali e scolastiche, politiche e sociali”.
A Montebelluna si è svolta la cerimonia davanti alla lapide dedicata a tutti i caduti montebellunesi dopo che la corona era stata erroneamente posta inizialmente sulla targa dedicata all’anniversario della liberazione. Era presente tutta la giunta comunale ad eccezione degli assessori di Fratelli d’Italia.


“Spiace per la memoria striminzita a causa della pandemia. – commenta il sindaco Adalberto Bordin – La memoria è una valida arma contro l’indifferenza e la dimenticanza. Qualcuno si è arrogato il diritto di essere un uomo superiore agli altri e di ritenere determinate categorie a lui inferiori. Ringraziamo i testimoni sopravvissuti che hanno raccontato quegli orrori. Anche noi italiani abbiamo avuto delle colpe“.
A Fregona il sindaco Patrizio Chies ha consegnato una medaglia d’onore ai figli di Ferruccio Uliana, Dario e Lidia (in foto), fregonese internato nei lager tedeschi all’indomani dell’8 settembre 1943.


Nato nel 1919, fu arruolato tra le fila italiane nella Seconda Guerra Mondiale. Ferruccio quell’8 settembre 1943 si trovava nella zona di Verona quando venne fermato dai tedeschi che lo arrestarono e lo caricarono su un treno diretto in Germania. Qui venne internato prima nel campo di Bathorn, poi in quello di Fichtenhain, dove rimase fino al primo aprile 1945 quando il lager venne liberato.
Ferruccio riuscì a sopravvivere e a salvarsi perché nell’anno e mezzo di internamento fu fra coloro che venivano condotti quotidianamente all’esterno del lager per lavorare.
Rientrato a Fregona, a Piai aprì un bar e una macelleria facendosi conoscere e benvolere da tutti. Uliana morì nel 1981.
A quarant’anni dalla morte i figli sono riusciti ad ottenere dal Ministero dell’interno la medaglia d’onore alla memoria del padre ex internato, medaglia che il sindaco Chies ha loro consegnato nella giornata odierna.
(Foto copertina: Mario Conte sindaco)
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