La Messa del Vescovo accanto alle sale operatorie della Cittadella della salute: “Grazie al personale”

Una Messa nella sala risveglio di uno dei nuovi gruppi operatori della Cittadella della salute di Treviso, nel luogo che rappresenta, insieme ad altri, l’impegno quotidiano a favore della vita e per la cura di chi soffre: l’ha celebrata ieri mattina il vescovo, monsignor Michele Tomasi, invitato dal direttore generale dell’Ulss2 Marca trevigiana, Francesco Benazzi, per vivere un momento di preghiera e di scambio di auguri, insieme ad alcuni dirigenti e personale sanitario, ai religiosi e alle religiose della Cappellania ospedaliera, e al neodirettore dell’ufficio diocesano di Pastorale della salute, Loris Confortin.

Il direttore Benazzi ha salutato monsignor Tomasi e i presenti, ringraziando il vescovo per la costante vicinanza e per aver accolto l’invito a celebrare nella nuova struttura, e in particolare in una “recovery room” (sala di osservazione post operatoria).

Monsignor Tomasi, nell’omelia, ha ricordato che il cammino di fede non è sempre chiaro e pieno di luce, ma a volte è anche un’esperienza di buio e sofferenza, come è stato per i grandi santi che, però, anche nel buio, hanno continuato ad amare.

“E’ questo il mistero grande della loro vita, e può esserlo anche della nostra: scegliere di continuare ad amare anche quando viviamo momenti di stanchezza, delusione, fatica, momenti in cui sembra che quello che facciamo abbia poco senso, che sia una goccia rispetto al male del mondo – ha affermato – Anche lì, in quel buio, c’è dentro di noi una forza che ci dice di continuare ad amare, ed è la dedizione piena al mistero che noi siamo. Perché noi siamo più di quello che facciamo, che possediamo, siamo persone amate senza condizioni da un Dio che è unicamente amore e che ci invita a trovare la chiamata ad amare nello sguardo, nelle ferite, nella malattia, nella sofferenza delle persone”.

“E qui, in ospedale, questo significa mettere a disposizione competenze, studi, scienza, sapienza, umanità, tempo, pensiero, energia per prendersi cura delle persone – ha continuato – Significa anche avere gli spazi e gli strumenti, le tecnologie, le possibilità, e significa anche avere una collettività che decide di prendersi cura di chi è nella sofferenza, investendo molto di quello che ha, decidendo dove investire ciò che ha. Quando veniamo qui la preghiera è che l’investimento sia grande, corrispondente alle necessità, per il mondo della sanità, della salute”.

Ricordando il lavoro di tante persone all’interno della sanità trevigiana, il vescovo ha sottolineato la presenza di una “professionalità appassionata, di passione competente, con un lavoro che mantiene voi e le vostre famiglie, ma che è un servizio profondo alla società, a ciascuno di noi”.

“Quella presenza, quella dedizione, quella capacità di amare è ciò che fa la differenza”, ha aggiunto monsignor Tomasi, che si è detto “commosso di essere e essere qui: vorrei che fosse il segno che la Chiesa di Treviso ringrazia del fatto che ci siete e per come siete, e che insieme lodiamo il Signore per chi si prende cura di noi. Proviamo a prenderci cura gli uni degli altri in ogni dimensione. Quello che posso fare io, da vescovo, è assicurarvi che c’è la preghiera per tutti voi, per le vostre colleghe e i vostri colleghi. C’è riconoscenza, gratitudine, disponibilità lì dove si può collaborare per lavorare insieme per la salute, per la cura dell’anima e del corpo della persona intera”.

Per monsignor Tomasi è stata anche l’occasione per ringraziare i padri Camilliani e le suore Dorotee e tutte le persone “che garantiscono una presenza amorevole della Chiesa, nel momento della sofferenza, per i malati e per il personale”.

“Il grazie che è l’Eucarestia vorrei che fosse per ciascuno e ciascuna di voi, perché anche lì quando si è stanchi, quando sembra che la gratitudine dei tempi eroici sia passata, anche quando siete costretti a volte a incontrare gente troppo nervosa e aggressiva, con improbabili pretese, anche lì dove la fatica del lavoro si fa sentire, anche se fosse questa buia notte, possiate sempre riconoscere la presenza di Dio che vi ama e che ama attraverso di voi – ha detto – Questo stare è amore di Dio nella storia. Questo stare è la gioia del Natale, perché Dio è venuto in Gesù per stare, e sta anche qui, in mezzo a voi, per mezzo di voi”.

Al termine, il vescovo ha potuto visitare i reparti di terapia intensiva.

“Un momento bellissimo che ci ha visti uniti a pregare per tutti i nostri lavoratori e le nostre famiglie – ha commentato a conclusione il direttore generale Benazzi -, ma anche per chi dovrà accedere all’interno del nostro presidio ospedaliero, per un percorso di cura e di rinascita. Ringraziamo il vescovo per le bellissime parole che ha speso nell’omelia per noi, i nostri colleghi e colleghe e per i nostri cari”.

(Autore: redazione Qdpnews.it)
(Foto: Diocesi di Treviso)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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