La truffa della comunicazione giudiziaria via mail per spillare soldi e dati: “Occhio”

Nella giornata di mercoledì scorso numerosi cittadini della provincia di Treviso hanno segnalato alla Polizia di Stato la ricezione di e-mail fraudolente contenenti gravi e infondate accuse penali, in particolare riconducibili a presunti reati legati alla pedopornografia online.

Si tratta del preoccupante ritorno di un raggiro, già noto da tempo alle forze di polizia, che ciclicamente viene riproposto con modalità sempre più sofisticate, volto ad ingannare gli ignari cittadini per sottrargli denaro e dati personali.

I messaggi, che si presentano con loghi falsificati e terminologia pseudo-istituzionale (come la dicitura “Brigate Giudiziarie di Polizia”), simulano la provenienza da sedicenti uffici investigativi o reparti speciali della Polizia Giudiziaria. In alcuni casi viene persino utilizzato, in modo illecito, il nome del Capo della Polizia associato a un inesistente “Reparto Cybercrime”.

Il testo della comunicazione ha toni intimidatori e allarmanti: si parla di un’indagine penale in corso, di un imminente mandato di arresto o della possibile iscrizione in un fantomatico “Registro dei delinquenti sessuali”. Viene dato un termine di 72 ore per rispondere, creando un senso di urgenza e pressione psicologica sulla vittima. In seguito, i truffatori avanzano richieste di pagamento di denaro, promettendo così l’archiviazione della pratica o l’annullamento del presunto procedimento.

Si tratta, a tutti gli effetti, di un tentativo di estorsione digitale basato su tecniche di phishing e simulazione di atti giudiziari. In alcuni casi, le e-mail contengono degli allegati potenzialmente infetti da malware: l’apertura di questi file può compromettere i dispositivi elettronici e portare al furto di informazioni sensibili.

Come riconoscere e difendersi da queste truffe:

•         Nessuna autorità giudiziaria o forza di Polizia comunica accuse penali tramite e-mail o SMS, né tanto meno richiede pagamenti di denaro.

•         Non si deve mai rispondere a messaggi sospetti, non aprire gli allegati e non cliccare su eventuali link.

•         È opportuno segnalare immediatamente l’accaduto attraverso il portale del Commissariato di PS Online o recandosi presso il più vicino ufficio di Polizia.

Al momento, nella provincia di Treviso non risultano casi di cittadini caduti nella trappola, ma il fenomeno, alimentato da gruppi criminali attivi soprattutto in alcune aree dell’Europa dell’Est e del Sud-est asiatico, resta sotto costante monitoraggio.

“La Polizia di Stato invita tutti i cittadini a mantenere alta la guardia e a condividere queste informazioni, in particolare con le fasce di popolazione meno esperte nell’utilizzo degli strumenti digitali, spesso le più esposte a questo tipo di raggiri – la nota della Questura di Treviso – La sicurezza informatica è oggi parte integrante della sicurezza quotidiana e riconoscere un inganno è il primo passo per difendersi”.

(Autore: Redazione Qdpnews.it)
(Foto: Archivio Qdpnews.it)
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