L’architettura religiosa a Treviso nel XVIII secolo

Se si guarda all’architettura sacra della Treviso settecentesca, l’edificio che cambiò radicalmente il suo aspetto fu il Duomo. La Cattedrale di Treviso, dedicata a San Pietro e non come si potrebbe pensare al patrono San Liberale, aveva origini antiche così come l’area in cui essa sorgeva, come testimoniato nel 1967 dal rinvenimento nelle sue prossimità di un celebre mosaico che gli studi hanno datato alla prima metà del IV secolo ed attribuito al pavimento di un battistero. La riedificazione del complesso religioso ebbe inizio nel 1760, e i lavori durarono quasi un secolo.

Dando un’occhiata alle chiese di Treviso, c’è da dire che nel Settecento erano più numerose; l’odierna assenza di alcune di esse va ricondotta alle prime soppressioni seguite alla normativa di Venezia del 1768, incrementate poi nel 1806 e 1810. Tra le chiese ancora oggi esistenti, c’è Sant’Agostino, che sembra avere addirittura origini longobarde. Alle numerose modifiche strutturali susseguitesi si addizionò la concessione della chiesa ai Chierici Regolari Somaschi di San Girolamo Emiliani tra il XVI e il XVII secolo: furono essi che, con la supervisione del “Padre architetto” Francesco Vecelli, approntarono nel 1751 un evidente mutamento delle forme della chiesa seguendo lo stile barocco. L’ellissi su cui si fonda il luogo di culto rende difatti l’interno molto spazioso; in più le pareti chiare danno l’impressione di una grandezza ulteriore e conferiscono un senso di innaturale luminosità. In breve, si ha a che fare con un barocco fuso sapientemente con il classico senza che uno prevalga pesantemente sull’altro.

Sant’Agnese è anch’essa molto antica, tanto più che in principio era dedicata ai Santi Quaranta Martiri di Sebaste, mentre alla santa sopradetta c’era nelle vicinanze una struttura religiosa più piccola. Il modello attuale della chiesa dei quaranta martiri fu voluto dai monaci Canonici Lateranensi nel 1608, dopo che da circa un secolo si erano insediati in città, ma perché venisse completato si dovette attendere il 1732. Le soppressioni del 1768 inclusero anche i lateranensi, che furono sostituti da un parroco nominato dal Capitolo della cattedrale; nel 1774 Andrea Querini, che aveva acquistato all’asta la chiesa ormai vuota, la diede ai nobili trevigiani che a loro volta nel 1779 la concessero ai parrocchiani. Appena un anno prima era stata abbattuta la chiesetta di Sant’Agnese, dopo che nel 1775 il vescovo ne aveva tratto il Santissimo Sacramento riponendolo in quella dei Quaranta di Sebaste, accingendosi in questo modo ad assumere il nome della santa martire.

La consacrazione del 1719 della chiesa di Sant’Andrea in Riva (documentata nel XI secolo ma rifatta più volte, nella foto) non fu l’ultima dato che appena sessant’anni dopo, nel 1780, l’edificio sacro fu rifabbricato secondo i progetti di Giordano Riccati (1709-1790), legando il suo nome soprattutto alla facciata. Le altre chiese ammodernate nel ‘700 da ricordare sono San Gregorio, attestata per la prima volta nel 1146 ma rifatta nel 1753 e di nuovo nel 1846; San Gaetano o, come fu a lungo denominata, San Giovanni del Tempio, era nel XIII secolo sede dell’ospizio dei Templari. Se l’esterno fu innalzato tra il 1504 e il 1509, l’interno venne rimaneggiato due secoli dopo. Fu ristrutturata nel XVIII secolo anche San Teonisto, di almeno sette secoli più antica: nel 1758, mentre il Riccati si occupò come di consueto dell’apparato architettonico, i pittori Jacopo Guarana (1720-1808) e Domenico Fossati (1743-1785) provvidero a dipingerne il soffitto con un affresco andato perduto a seguito del bombardamento dell’ultima guerra. Si tratta certo di una perdita considerevole di cui ci rimane una testimonianza fotografica.

Santa Maria Maddalena, consacrata nel 1576, vanta al suo interno opere di diversi artisti tra cui, ad operare nel XVIII secolo, furono Giovanni Battista Canal (1745-1825), Jacopo Marieschi (1711-1794), e lo scultore Giovanni Marchiori (1696-1778). Un luogo sacro intitolato a Santo Stefano è testimoniato in epoca longobarda, ingrandendosi nei periodi successivi fino a quando, tra il 1738 e il 1744, Ottavio Scotti (1680-1748) lo fece erigere com’è ora, ma senza le due navate laterali aggiunte solo alla metà dell’Ottocento. Demolita nei primi anni venti del XIX secolo è la chiesa di San Lorenzo, della seconda metà del ‘200, che dopo essere stata in parte distrutta da un incendio nel 1785, la ricostruzione era avvenuta conformandosi alle forme del tempo.

(Autore: Davide De Cia).
(Foto: per concessione di Davide De Cia).
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