Lavoro irregolare, pochi controlli nella provincia di Treviso. La Cisl: nove su dieci vanno a segno

790 aziende ispezionate, 664 pratiche di cui il 91% ha accertato delle irregolarità per un totale di 858 lavoratori irregolari accertati, di cui la maggior parte per lavoro in nero. Sono i dati relativi ai controlli ispettivi effettuati dall’Ispettorato territoriale del lavoro in provincia di Treviso nel corso del 2016.

“Numeri – commenta Cinzia Bonan (nella foto), segretario generale della Cisl Belluno Treviso – che non fanno che confermare la necessità di potenziare i controlli per arginare fenomeni crescenti come quelli del caporalato e delle infiltrazioni malavitose, del lavoro nero e dello sfruttamento della manodopera”.  Guardando i dati regionali, infatti, si nota subito l’esiguità del numero di ispezioni effettuate in provincia di Treviso rispetto ad altri territori: appena il 10% del totale delle ispezioni fatte a livello regionale ha interessato la Marca.

Sulle 790 ispezioni effettuate sono state avviate 664 pratiche; di queste, ben 603 (il 91%) hanno accertato delle irregolarità. Si tratta della percentuale più alta del Veneto. La percentuale regionale è infatti del 64%, quella nazionale del 60%. A livello veneto (non disponibili i dati per provincia), va sottolineato che un’alta percentuale di irregolarità è stata riscontrata nel terziario (66%) e nell’industria (68%), dato in controtendenza rispetto ai numeri nazionali, che vedono la maggiore concentrazione di lavoro irregolare nell’edilizia (64%; in Veneto 55%). 

Treviso

“Ciò vuol dire – spiega Bonan – che se da un lato le ispezioni sono sottodimensionate rispetto alla composizione del tessuto produttivo del territorio, dall’altro sono mirate, a significare che le risorse, pur insufficienti numericamente, sono massimizzate e utilizzate al meglio per il contrasto del lavoro irregolare”.

Il 38% degli irregolari è rappresentato da lavoratori in nero: 325 dei 858 lavoratori irregolari accertati durante le ispezioni sono risultati privi di contratto. Ha fatto peggio solo la provincia di Venezia. Per quanto riguarda le altre tipologie di irregolarità, sono stati rinvenuti otto lavoratori clandestini, due casi di lavoro minorile, 79 casi di interposizione di manodopera e ben 124 casi (il dato più alto in Veneto) di riqualificazione, ossia l’utilizzo di forme contrattuali atipiche per dissimulare rapporti di lavoro subordinato. 

“Si tratta di abusi legati all’utilizzo dei voucher prima della loro abolizione – spiega Bonan -, ma anche di false partite Iva e rapporti di collaborazione che eludono il lavoro regolarmente contrattualizzato: forme di precarizzazione del lavoro che sono in evidente aumento in provincia di Treviso. Va poi monitorato e controllato meglio anche il problema dell’interposizione fittizia di manodopera, elusiva delle norme di legge e fuori dai contratti collettivi che tutelano i lavoratori e molto diffusa soprattutto negli appalti di servizi sia pubblici che privati. Serve con urgenza un cambio di marcia da parte dei datori di lavoro e delle loro associazioni di rappresentanza, chiamati a investire senza se e senza ma nella cultura della legalità. Questa drammatica situazione deve condurre a una profonda riflessione non solo il mondo del lavoro ma la società intera”.

(Fonte: Cisl Belluno Treviso).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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