Le mura “lastricate” dalle 8.000 coperte per raccogliere fondi a favore della casa rifugio e del Centro antiviolenza di Treviso

Una lunghissima scia di lana dai mille colori e fantasie ha ricoperto oggi, domenica 27 novembre, un tratto delle mura cinquecentesche, dai bastioni San Teonisto a Porta Fra’ Giocondo, per raccogliere fondi a favore di “CasaLuna”, casa rifugio del Comune di Treviso, e del “Centro Antiviolenza Telefono Rosa di Treviso”, che quest’anno si è occupato di 170 casi di donne vittime di soprusi.

Una sorta di viale della “non violenza”, lastricato da 8.000 coperte della misura di un metro per un metro, composte da quattro quadrati di lana 50×50, lavorati all’uncinetto e con i ferri da maglia dalla immensa rete di donne (ma anche uomini), che hanno aderito a “Viva Vittoria”, l’opera relazionale condivisa organizzata dall’associazione “Up – I sogni fuori dl cassetto” con sede a Spresiano, presieduta da Rosa De Filippo.

L’iniziativa è stata ideata per dare maggiore forza alla Giornata per la sensibilizzazione contro la violenza sulle donne, con il patrocinio della Regione Veneto, della Città di Treviso, della Provincia e della commissione per le pari opportunità del Comune di Treviso. I quadrati di lana sono arrivati a migliaia da ogni provincia (tra cui da Valdobbiadene), anche dal Friuli, dalla Slovenia e dalla Polonia. Hanno “sferruzzato” per oltre tre mesi centinaia di abili maestre del tricot, riunite in centri sociali, associazioni di anziani e di persone disabili, circoli culturali e sportivi, nonché gruppi spontanei di lavoro sorti ovunque per dare una mano alla fattura delle coperte.

Le responsabili di “Up” hanno cercato a lungo un posto in città dove aprire il quartiere generale temporaneo di “Viva Vittoria”, in cui riunirsi, fare il punto sul progetto e assemblare le coperte. Non è stata una ricerca facile, trovare uno spazio a titolo gratuito. “Finché non ci siamo rivolte all’agente immobiliare Paolo Zatta, per chiedergli di poter utilizzare l’ex Sommariva di Corso del Popolo, locale attualmente vuoto, e lui generosamente ce lo ha messo a disposizione”, spiega Alessia Michielan.

Le coperte di “Viva Vittoria” sono state poste in vendita a fronte di una offerta minima responsabile di 25 euro; per tutta la domenica, fino alle 19, le 120 volontarie all’opera sulle mura si sono avvicendate per stendere le coperte, man mano che si creavano dei vuoti,  e raccogliere le offerte dalle tantissime persone, di ogni età, che si sono riversate sulle mura per godere del sole autunnale. Afflusso favorito anche dal vicino mercatino dell’antiquariato di Borgo Cavour. Tra le volontarie le ragazze scout di Treviso, le signore della Round Table, del gruppo Strada Facendo Nordic Walking e altre associazioni presenti con dei banchetti informativi.

 “I fondi raccolti con Viva Vittoria andranno a sostenere i percorsi formativi, che già da molti anni promuoviamo nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, perché siamo convinte che, oltre a far emergere i casi  di violenza contro le donne, compito che già impegna tutti i centri antiviolenza, è importante adesso cominciare  a ridurre il fenomeno. E per ridurlo bisogna fare un cambiamento culturale, che può avvenire solo se lavoriamo con le nuove generazioni – dice Rita Giannetti, presidente del Centro antiviolenza di Treviso -. I percorsi formativi vanno a lavorare sulla gestione delle emozioni e dei conflitti, aprono una riflessione sul rapporto uomo-donna, realizzati sotto forma laboratoriale in modo tale che i ragazzi abbiamo uno spazio dove poter lavorare su questo, insieme ai compagni e agli insegnanti”.

Il bilancio dei casi seguiti dal Telefono Rosa Trevigiano è costantemente “nero”. “Dal 1 gennaio al 24 novembre abbiamo seguito 170 donne che si sono rivolte a noi. Il numero, purtroppo, è un dato strutturale, in leggero aumento rispetto ai casi dello scorso anno, che erano 164 – spiega Giannetti -. Quindi non scendono mai sotto le 150 unità e non sono calati nemmeno nei due anni della pandemia. Anzi, ultimamente abbiamo visto un leggero incremento. Il che significa che il fenomeno è diventato strutturale e che per scardinarlo possiamo fare solo un’azione di prevenzione e cambiamento culturale”.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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