Le spese obbligate riducono i consumi delle famiglie

Il presidente Patrizio Bertin
Il presidente Patrizio Bertin

Sempre più spese obbligate e, di conseguenza, sempre meno soldi da spendere per tutto il resto.

“Nei giorni scorsi – dichiara il presidente di Confcommercio Veneto Patrizio Bertin – il nostro presidente di Federmoda, Riccardo Capitanio, segnalava come i saldi, purtroppo, non avessero rispettato le previsioni della vigilia. Ed evidenziava i fattori che avevano inciso sulla minore spesa delle famiglie: fattori contingenti, principalmente il gran caldo, ma soprattutto fattori strutturali: si spende meno per l’abbigliamento; e si spende meno perché di soldi da destinare ai consumi ce ne sono sempre meno”.

A suffragare la tesi arriva ora l’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio che conferma come continui a crescere l’incidenza delle spese obbligate sui bilanci familiari: per il 2024 la quota di queste spese sul totale dei consumi delle famiglie sfiora il 42%, con un incremento di oltre 5 punti dal 1995 ad oggi. 

Nello specifico: calcolando in circa 21.800 euro pro capite le spese all’anno delle famiglie, oltre 9 mila euro se ne vanno per il complesso delle spese obbligate (348 euro in più rispetto al 2019) e tra queste spese, a farla da padrone è la voce abitazione con 4.830 euro, al cui interno un peso rilevante – anche se costantemente in calo dal 1995 ad oggi – viene dall’aggregato energia, gas e carburanti con 1.721 euro.

“Ad amplificare la dimensione e, quindi, il peso delle spese obbligate – sottolineano i ricercatori di Confcommercio – è anche la dinamica dei prezzi che mostra una notevole difformità rispetto a quella degli altri beni e servizi: tra il 1995 e il 2024, infatti, l’indice di prezzo degli obbligati (+122,7%) è cresciuto più del doppio rispetto a quello dei beni commercializzabili (+55,6%), dinamica influenzata anche da un deficit di concorrenza tra le imprese fornitrici di beni e servizi obbligati”.

“Il fatto che le spese obbligate zavorrino la possibilità di spesa delle famiglie – spiega Bertin – è molto preoccupante perché la riduzione dei consumi ha come conseguenza diretta la chiusura dei negozi e la chiusura dei negozi determina la desertificazione dei centri urbani”. Paradossalmente, in Italia, a prezzi 2023, si spendeva di più nel 2007 che non nel 2024: oggi sono 21.365 euro, nel 2007 erano 21.569.

“Consumi – incalza Bertin – che sono la principale componente della domanda interna. Per cui, se vogliamo sostenerli, il governo, in sede di manovra economica per il 2025, deve operare con coraggio sulle aliquote Irpef riducendo, progressivamente, e in modo strutturale, il carico fiscale”.

In ogni caso, siamo di fronte a una spesa che, in 30 anni, ha subito profonde trasformazioni. Elettricità e gas, tanto per fare degli esempi, sono calati del 12,2% (ma sono aumentati i consumi così le bollette pesano di più), i pasti in casa sono andati giù dell’11,2% e i mobili e gli elettrodomestici hanno segnato un -5,1%.

L’altra faccia della medaglia è sorprendente nella mole ma non se ci guardiamo attorno: i telefoni(ni) sono letteralmente esplosi: +5.339% e la tecnologia è andata su del 786%. Anche servizi ricreativi e culturali hanno fatto un bel balzo: +93%. Infine, uno sguardo al 2023 per capire come il ritorno alla normalità, dopo la pandemia, abbia dovuto ringraziare il turismo: +23,6% viaggi ed alberghi; + 9,7% servizi culturali e ricreativi; +8% bar e ristoranti.

(Articolo: redazione Qdpnews.it)
(Foto: Confcommercio)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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