L’Università Cattolica Sacro Cuore lancia in città la prima scuola che prepara le associazioni di cittadini e pazienti impegnate in ambito sanitario

L’Università Cattolica Sacro Cuore di Roma rilancia la propria presenza a Treviso, con l’avvio della prima edizione della Summer School ALTEMS 2022, dedicata alle associazioni di pazienti e cittadini impegnati in ambito sanitario.

Da venerdì 9 a domenica 11 settembre, 50 partecipanti seguiranno momenti di confronto con le istituzioni regionali e nazionali, docenti universitari e leader di associazioni coinvolti in attività di ricerca e in un intenso programma di formazione, che avrà come sede il centro studi “Achille e Teresita Lorenzon” dell’Università Cattolica Sacro Cuore.

Il centro è nato per volontà della contessa Teresita Lorenzon, che 20 anni fa nominò erede dei beni di famiglia l’ateneo capitolino. Tra questi beni, la nobildonna trevigiana indicò la villa di viale Oberdan (affacciata sul Put cittadino) quale sede di un centro convegni, ricerche, congressi e altre attività scientifiche, con particolare attenzione agli studi sul cancro, il morbo di Parkinson e l’Aids.

A questo si dedica il centro studi “Achille e Teresita Lorenzon”, diretto da Claudio Dario, nella villa liberty che dista solo 600 metri dal Duomo, attigua al quadrante del centro storico in cui il Comune di Treviso, da 4 anni, sta investendo 15 milioni di euro per sviluppare il nuovo polo universitario e i servizi collegati.

“E’ un terreno dove potrete piantare altri semi, perché la nostra città sta puntando tantissimo sui giovani e sulla loro formazione” ha detto il sindaco Mario Conte, rivolto ai vertici della Cattolica nel corso della tavola rotonda che questa mattina ha dato il via alla Summer School “Patient Advocacy Camp”, gestita dall’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari – Facoltà di economia nel campus di Roma della Cattolica, che ha formato 2000 professionisti del sistema sanitario nazionale. L’iniziativa trevigiana è frutto delle attività che ALTEMS ha diretto alle associazioni dei pazienti mediante il suo Patient Advocacy Lab.

La finalità della Summer School è quella di creare uno spazio di approfondimento e formazione sulla centralità del ruolo e della partecipazione dei pazienti per lo sviluppo, la sostenibilità e l’innovazione del sistema sanitario nazionale.

La collaborazione tra le associazioni dei pazienti e le istituzioni sanitarie territoriali ha avuto come banco di prova la pandemia e dovrà essere ancora più stretta all’indomani del Covid-19, anche in attuazione del Pnrr. “Questo è un momento non semplice per il nostro servizio sanitario, sia nazionale che regionale. Dobbiamo affrontare tutti insieme le prossime sfide per essere coerenti con la nostra Costituzione che sancisce il diritto alla salute per tutti i cittadini – ha ribadito l’assessore regionale alla sanità e servizi sociali Manuela Lanzarin, intervenuta alla conferenza di apertura dell’alta scuola -. Oggi, che viviamo più a lungo e con malattie croniche, abbiamo bisogno di un’assistenza mirata costruita attorno alla persona e alla famiglia. Il mondo dell’associazionismo o terzo settore ha un ruolo fondamentale. Sia chiaro che non possiamo delegare a voi i compiti che sono delle istituzioni. Ma noi con voi possiamo costruire un modello più partecipato, per interpretare al meglio i bisogni che la società ci pone”.

“Il punto è riconoscere l’importanza delle associazioni che si occupano di pazienti e cittadini a tutela dei loro interessi, ma con un’evoluzione per il bene dei malati. Dobbiamo, quindi, avere più competenza e formare il management che sia in grado di gestire la collaborazione con le istituzioni sanitarie” è quanto sottolineato da Paolo Nusiner, direttore generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ospite della tavola rotonda anche il vescovo diocesano Michele Tomasi, che ha rimarcato il valore del terzo settore e del volontariato, di cui è ricco il territorio veneto e a cui è dedicata la formazione della Summer School.

“L’annuncio del Vangelo è sempre un insegnamento di visione sociale. E’ l’idea che l’individuo non è svincolato dagli altri e che la solidarietà ci lega in un vincolo, un beneficio che ci fa crescere – ha sottolineato monsignor Tomasi -. Questo ci porta a una responsabilità collettiva, ma anche a un’attitudine personale che ha come obiettivo il bene comune. Il mio bene non esiste senza il tuo bene. Da soli si è molto più fragili e deboli”.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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