Luana Calabrese, presidente della sezione asolana di Aitsam – Associazione Italiana per la Tutela della Salute Mentale – nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme in merito al trasferimento imminente di tre medici psichiatri dal distretto sanitario di Asolo.
“La mancanza di questi tre psichiatri di grande esperienza e competenza, aggraverebbe la situazione di estrema carenza di personale che già ora rende difficile operare per provvedere alle esigenze di cura sia nel territorio, nei Centri di Salute Mentale di Valdobbiadene e Castelfranco, sia nel reparto ospedaliero di Montebelluna” sottolinea Calabrese rivolgendosi al direttore generale dell’Ulss2 che ha confermato il trasferimento dei tre medici, invitando allo stesso tempo a “non disperare” e a guardare al quadro più ampio.
“Dietro non c’è alcun piano di depotenziamento della psichiatria che anzi rappresenta una sfera prioritaria – ha spiegato Francesco Benazzi ieri in una conferenza stampa organizzata ah hoc per fare chiarezza sulla vicenda alla quale sono intervenuti la direttrice del Dipartimento di Salute Mentale (DSM) Carola Tozzini, il direttore dei Servizi Socio-sanitari Roberto Rigoli e il direttore dell’Unità operativa complessa di Psichiatria del Distretto Asolo, Giuseppe Salce.
“Un medico ha espresso la volontà di andare a lavorare al Serd, lo desiderava da anni e abbiamo accolto la sua richiesta. La seconda dottoressa è stata chiamata dalla Regione per occuparsi di progettualità e noi siamo onorati di questo, il terzo medico ha chiesto il trasferimento a Treviso per motivi personali. In loro sostituzione arriveranno uno psichiatra e altri specialisti di Treviso per le prestazioni ambulatoriali”.
“Complessivamente nella nostra Ulss mancano all’appello 20 psichiatri – prosegue Benazzi – Trovare specialisti è sempre più difficile ma guardiamo con fiducia ai giovani specializzandi nella speranza di coprire almeno 10 dei posti vacanti entro il 2025. Tuttavia, ricordo che oggi la cura della salute mentale non passa solo per la figura dello psichiatra tanto che oggi si parla di Progetto di Vita, un approccio multidisciplinare cucito a misura di paziente che punta all’inserimento della persona nella comunità con il coinvolgimento di psichiatri ma anche educatori e psicologi”. Un approccio innovativo, sottolinea ancora il direttore Benazzi, che promette di attirare nuovi specialisti.
“Con il Progetto di Vita, finalizzato a riabilitare la persona, cambia il volto della psichiatria – spiega la dottoressa Carola Tozzini –. L’approccio terapeutico individuale passa per una squadra di professionisti integrata che coinvolge i medici di medicina generale del nostro territorio, che rappresentano un filtro importantissimo, il terzo settore, i familiari del paziente e i caregiver”.
“Per far fronte alle esigenze del territorio, l’Ulss 2 punta moltissimo sulla multidisciplinarietà costituendo una solida rete fatta di medici, operatori sanitari, volontari. È stato fatto un intenso lavoro proprio nell’ambito del Progetto di Vita, strumento di sostegno alla persona con disabilità, portato avanti anche dalla presidente della Conferenza dei Sindaci, Paola Roma, e in altre progettualità inclusive quali il Cohousing, che abbiamo introdotto nei Piani di Zona proprio per andare incontro alla necessità di inserire nel territorio i pazienti” ha concluso il dottor Rigoli.
Lavorare su più fronti, creando una rete di professionisti attorno al singolo pazienza è la strategia dell’Ulss 2 per far fronte a richieste di supporto psichiatrico che sono in crescita. Stando a quanto emerso ieri rispetto al periodo pre-pandemico, le richieste sono aumentate del 15-20% e si è abbassata l’età delle persone soggette a disturbi mentali, arrivando ai 16 anni.
(Foto: Qdpnews.it – Ulss 2 Marca Trevigiana).
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