Treviso, Mirko Artuso e lo stop dei teatri: “Senza la vicinanza del pubblico, perdiamo il senso del nostro mestiere”

 

Il Teatro del Pane, a Fontane di Villorba, è un centro di produzione teatrale e culturale, che coniuga due arti: lo spettacolo e la cucina.

Gli spettatori, infatti, hanno modo di gustare delle cene ispirate a quanto andrà in scena. Mirko Artuso, attore e regista, ne è il direttore artistico fin dalla fondazione, l’animatore delle sette stagioni proposte finora, con protagonisti di primo piano (attori, musicisti, cantautori, scrittori).

Dal febbraio scorso la sala è deserta, svuotata dall’emergenza Covid-19. È rimasta priva del suo cuore pulsante: il pubblico. La ripresa dell’attività teatrale era programmata per il 31 ottobre, poi dal governo è arrivato il secondo stop e chissà fino a quando.

“Le due cose insieme. Questa altalena continua costante, in cui si è pronti, perchè per preparare un’attività teatrale non si lavora qualche giorno, ma si lavorano mesi interi, e non sono l’unico ad occuparmi di questo ma ci sono altre persone al Teatro del Pane che mi aiutano a rendere vivo questo luogo, per poi dover interrompere e non sapere se si può continuare, è sfiancante, sfibrante. Fa togliere energie e toglie tutti i pensieri positivi possibili immaginabili. Rimane il problema della domanda che ci stiamo ponendo in questi giorni, e che tutto il nostro settore si pone da parecchi mesi ormai, è se davvero questi sforzi sono utili o sono vani. Perchè vediamo che molti altri comparti, a partire dai grandi centri commerciali, non hanno avuto lo stesso trattamento che stiamo subendo noi“.

“Proprio per questo uso il termine subire, – aggiunge – pechè tutto questo crea grande sconcerto, grande confusione e anche un po’ di rassegnazione, non lo si può nascondere. Noi viviamo nel rapporto e del rapporto con le persone. Avere interrotto la vicinanza delle persone significa, in qualche modo, interrompere il senso del nostro mestiere”.

Il suo pubblico lo ha ritrovato in un certo modo quest’estate a Stramare, proponendo una rassegna teatrale all’aperto.

Pensi di poter replicare il prossimo anno, a prescindere poi dalla situazione sanitaria? Stramare si è rivelato un luogo magico per fare arte?

Tutti i luoghi che possono accogliere gruppi di persone, per poter trascorrere insieme del tempo con della qualità e con dei contenuti, hanno in sè la magia che ogni singolo evento culturale cerca. Ogni volta che pensiamo a un evento culturale, non pensiamo solo alla messa in scena delle opere che proponiamo ma, come nostro grande, massimo obiettivo, c’è quello di far incontrare le persone e di farle stare bene. Si vuole creare un contesto di benessere e piacevole, che porti anche dei valori aggiunti, che nel nostro caso sono il buon cibo, la convivialità, lo stare insieme e questo mi auguro che possa accadere. Penso che la prossima estate si possa tornare agli eventi all’aperto, come è successo l’estate scorsa“.

Anche i cinema stanno soffrendo e così le produzioni. Tu hai un’attività intensa di attore cinematografico. C’è qualcosa che hai dovuto fermare e che potrebbe riprendere con il 2021?

Avevo due film nel cassetto. Ovviamente, è stato difficile farli partire. Con le norme anti Covid, appunto, una produzione ha dei costi che non riesce a sostenere, perchè questo rallenta di molto i tempi di lavorazione e aumenta i costi vivi, per mettere tutto il set a norma secondo le regole vigenti. Abbiamo dovuto sospendere l’avvio dei due set. La primavera, spero, mi auguro, porti ancora delle belle novità”.

 

(Fonte: Cristiana Sparvoli © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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