Morti sul lavoro: domani lo sciopero dei metalmeccanici, aderiscono anche i lavoratori di Treviso

Solo nella Marca Trevigiana si contano già sulle dita di una mano i morti sul lavoro da inizio anno, 11 mila 352 denunce di infortunio sul lavoro nel 2017, un trend che tende tragicamente a crescere rispetto agli anni precedenti, sintomo di una situazione grave e di un abbassamento generale dell’attenzione: ecco allora lo sciopero veneto dei metalmeccanici di lunedì 5 febbraio cui Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil trevigiane aderiscono unitariamente.

“L’alto numero di incidenti mortali nel nostro Paese, 952 di cui 87, in Veneto, a novembre 2017 (fonte Istat) e 589.000 (+ 2.000 su sul novembre 2016), 69.000 in Veneto (+ 1.000 su sul novembre 2016), e di incidenti sul lavoro spesso invalidanti – si apprende in una nota dei sindacati – non posso mai essere considerati una fatalità né tanto meno un costo sociale inevitabile alla ripresa economica e all’aumento del Pil”.

“Ecco allora – prosegue il comunicato – forte la volontà dei sindacati di denunciare la grave situazione nella regione e di protestare contro la perdita di vite umane nei luoghi di lavoro, per rivendicare maggior sicurezza, imprescindibile anche in questa fare di ripresa”.

Domani, lunedì 5 febbraio dunque, in tutte le fabbriche del Veneto e della Marca Trevigiana, il settore metalmeccanico effettuerà un’ora di sciopero con l’uscita anticipata a fine turno di lavoro o con un’ora di assemblea sciopero secondo le modalità che saranno stabilite dalle singole Rsu.

Nella provincia di Verona, inoltre, saranno proclamate nelle aziende siderurgiche 8 ore di sciopero, con presidio davanti ai cancelli della azienda Aso a Vallese d’Oppeano – Vra dopo la morte di Maurizio Cossu, 42 anni, dipendente della Idrotecnograda, mancato il 31 gennaio scorso, cui vanno cordoglio e solidarietà di tutti i metalmeccanici della provincia di Treviso.

Non solo sciopero: i sindacati dei metalmeccanici organizzeranno un incontro con i delegati alla sicurezza del Veneto per ascoltare le loro difficoltà nell’esercizio del loro ruolo di presidio alla salute e sicurezza e per dare più attenzione alle azioni di prevenzione agli infortuni. Sarà inoltre richiesto un tavolo di confronto a Federmeccanica Veneta per esaminare i dati sulle ore di formazione fatte, sulle politiche aziendali di prevenzione alla salute e sicurezza effettuate e per avere riscontri sulle procedure di assegnazione degli appalti soprattutto nelle aziende.

“Non può essere sottaciuto il fatto che a perdere la vita è per l’ennesima volta un lavoratore di una ditta di appalto – denunciano Enrico Botter, segretario generale Fiom Cgil, Antonio Bianchin, Fim Cisl, e Stefano Bragagnolo, Uilm Uil – Il contenimento dei costi specie quello del lavoro, la riduzione del salario e dei diritti dei lavoratori a partire proprio da quelle della sicurezza, è sempre più spesso perseguito dalle imprese attraverso modelli aziendali che parcellizzano il ciclo produttivo, con le esternalizzazioni, con gli appalti e tante volte anche con il ricorso al sub appalto”.

“Inoltre, vi è sempre più spesso l’allungamento dell’orario di lavoro e con l’intensificazione dei ritmi di lavoro, il tutto a scapito della sicurezza e l’incolumità dei lavoratori e delle lavoratrici. Una situazione inaccettabile – sottolineano i segretari delle tre sigle – che contrasta con la narrazione di imprese sempre più orientate, anche nella nostra regione, verso la digitalizzazione della produzione, con la sfida dell’innovazione tecnologica, con la cosiddetta industria 4.0”.

(Fonte: Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil Treviso).
(Foto: www.cgiltreviso.it).
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